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Attualità. La Commissione d'inchiesta a Bari minimizza: «Niente terroristi tra i migranti». Ma il Cie «è peggio di un carcere» [VIDEO]

La Commissione d'inchiesta sui migranti
Vittorio Massaro
BARI, 11 DIC. – Niente terroristi tra i migranti e, almeno in Puglia, nessun migrante prestato alla manovalanza criminale. La parola d’ordine, insomma, è “tranquillizzare” l’opinione pubblica. Il messaggio viene affidato ai giornalisti dai componenti della Commissione parlamentare d’inchiesta sul sistema di accoglienza, identificazione e trattenimento dei migranti al termine della “due giorni” di ispezione nel Centro di identificazione ed espulsione (Cie) e nel Centro d’accoglienza dei richiedenti asilo (Cara) di Bari e nel Centro di accoglienza straordinaria (Cas) di Poggiorsini.
I deputati componenti della Commissione incontrano i giornalisti nella Prefettura di Bari per spiegare cosa hanno trovato nei Centri visitati e finiscono per alimentare quella vasta operazione sostenuta dal Governo per ridurre la percezione del pericolo terrorista tra la popolazione e minimizzare la reale portata dell’invasione in atto. «Le audizioni con i vertici della Magistratura e delle Forze dell’Ordine fanno emergere che a Bari e in Puglia non vi sono notizie sullo sfruttamento, da parte della malavita locale, di manovalanza proveniente dal Cara, come invece avvenuto in altre zone d'Italia – dice il deputato commissario Stefano D'Ambruoso, di Scelta Civica – Al di là, poi, di singoli episodi non si registra la presenza di soggetti pericolosi o jihadisti. L’impegno delle forze dell’ordine e della Magistratura sul recente arresto, a Bari, dell’iracheno sospettato di essere fiancheggiatore dei terroristi (già condannato per terrorismo ed espulso, ma ancora su suolo italiano) dimostra che il monitoraggio funziona».
E il vicepresidente della Commissione, Mario Marazziti (Centro Democratico), aggiunge altro zucchero: «Da un lato abbiamo prove che molti terroristi sfruttano il traffico di migranti e la loro disperazione facendosi pagare per farli arrivare in Italia e in Europa; dall’altro vi è la certezza che gli jihadisti non trasportano jihadisti». A proposito dello scopo delle visite e delle audizioni, i commissari mettono in evidenza più ombre che luci. In sintesi: il Cara necessita di un recupero delle strutture, obsolete e deteriorate; il Cie «è peggio di una prigione, dal momento che gli ospiti non hanno alcuna possibilità di svolgere attività alternative all'ozio e perfino la privacy è seriamente compromessa, visto che non ci sono nemmeno le porte ai servizi igienici».
La delegazione è stata guidata solo nella prima parte della visita dal suo presidente Gennaro Migliore (Pd). Così tocca al suo vice Marazziti illustrare la situazione: «Il Cara presenta una situazione più accettabile. Nella struttura si svolgono attività ricreative esiste un servizio di interpretariato e si tengono corsi di lingua gli attuali 900 ospiti. Tra le criticità rilevate, l’inconsistenza dei servizi di integrazione: per i migranti che attendono anche fino a un anno prima di essere ricollocati, si tratta di mesi praticamente buttati».
E’ una specie di bomba a orologeria, invece, il Cie. «Qui – spiega l’on. Marazziti - convivono persone che hanno commesso qualche reato e migranti semplicemente privi di documenti o con documenti non regolari in una promiscuità preoccupante. Nel Cie manca efficacia nell'assistenza legale. Nei novanta giorni prescritti solo una parte degli ospiti (meno della metà) viene identificata, mentre gli altri, una volta fuori, se fermati dalle forze dell’ordine, tornano lì dentro». Per entrambi i Centri il futuro dipende dal quadro che sarà predisposto a livello europeo: l’attuale Cie dovrebbe scomparire per far posto a un hotspot (un Centro per l’identificazione e lo smistamento: permanenza massima di 48 ore) che sarebbe dislocato a Taranto, mentre Bari sarebbe un hub di tipo “chiuso” (un Centro per ospitare i migranti classificati “clandestini” in attesa di rimpatrio).
Nel frattempo, procede a rilento la riallocazione dei migranti in altri Stati dell'Unione. Dall’Italia ne dovevano partire 20 mila, ma siamo fermi alla stratosferica cifra di 130 (17 da Bari). «I fatti di Parigi e la gestione emergenziale dei flussi migratori sono le cause dell’attuale fase di stallo», ha spiegato il vicepresidente della Commissione.








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