Economia. Emergenza Xylella in Puglia: esperti contrari all'abbattimento degli ulivi, il commissario Silletti tira dritto
Un ulivo affetto da Xylella |
BARI, 3 DIC. – E’ durata quasi cinque ore l’audizione monotematica della Quarta Commissione del Consiglio regionale pugliese sull’epidemia di Xylella che sta decimando le piante di ulivo nel Salento. L’audizione – trasformata in una vera e propria “maratona” – era stata richiesta dal consigliere regionale Cristian Casili, del Movimento 5 Stelle. In aula anche il commissario per l’emergenza Xylella, Giuseppe Silletti, l'assessore regionale all’Agricoltura, Leo Di Gioia, e 25 esperti provenienti da tutta Italia.
SILLETTI - «Siamo nella terza fase del Piano che prevede l’attuazione delle disposizioni normative emanate dall'Unione Europea e recepite dal Ministero: il che significa azioni di contenimento della malattia e abbattimenti delle piante infette nella provincia di Lecce e nella provincia di Brindisi. Oltre alla continua attività di monitoraggio ad opera degli agenti del corpo dello stato e dei nuovi tecnici assunti dall’Arif», ha spiegato il Commissario straordinario. Giuseppe Silletti ha ribadito la necessità di attenersi a quanto stabilito dall’Ue per arginare la diffusione della malattia che «avanza in maniera sempre più rapida: la situazione è preoccupante – ha commentato – con 26 focolai nell’agro di Torchiarolo e uno nella zona di Brindisi». Senza dimenticare il rischio, non secondario, delle procedure di infrazione che l’Ue potrebbe attivare in caso di non osservanza delle disposizioni. E cioè il blocco totale di tutte le attività vivaistiche presenti sul territorio regionale, che rappresenterebbe un ulteriore danno per il tessuto produttivo pugliese. Il commissario ha tenuto a sottolineare che le misure previste, tra cui il discusso abbattimento delle piante comprese nel raggio di 100 metri dalle piante infette, sono comunque «frutto della mediazione tra Unione europea e Stato italiano», ricordando che il Piano prevede una zona di contenimento riguardante gli ultimi 20 km della provincia di Lecce, con l’individuazione e l’abbattimento delle piante malate, eradicazioni nei 10 km della zona cuscinetto e monitoraggi nei 30 km della fascia di condizionamento. «In più – ha aggiunto – il Ministero ha previsto indennità per coprire il mancato reddito e le spese di estirpazione, che per alcuni uliveti, arriva fino a 261 euro a pianta».
GLI ESPERTI – Il coro degli esperti convocati dalla Quarta Commissione è più o meno unanime: non è abbattendo le piante che si può contenere un batterio che ormai si può considerare endemico, radicato sul territorio. Servono invece soluzioni concertate interdisciplinari, che guardino al fenomeno da vari punti di vista. Secondo gli esperti in alcune zone dove sono stati praticati gli espianti già da tempo, questa pratica non ha assolutamente arrestato la diffusione del patogeno. E non solo. Massimo Blonda (Arpa Puglia), ha messo in allarme sugli effetti del cosiddetto Piano Silletti sulla qualità dell’aria. Siamo certi che procuri danni agli esseri umani? «Noi abbiamo registrato un peggioramento della qualità dell’aria – ha detto Blonda – ma occorre valutare gli effetti sull’ambiente e sulla vita dei cittadini». Giuseppe Ciccarella (Università del Salento Cnr istituto nanotecnologie) ha sottolineato che è necessario conoscere e contenere il fenomeno. «Per l’ulivo si è trattato di una invasione aliena». Gli studi secondo il professore stanno ottenendo ottimi risultati «con i quali saremo in grado di distruggere il batterio con nanoconvettori solubili». Rosario Centonze, presidente dell’Ordine degli Agronomi di Lecce, ha suggerito di selezionare i terreni, per ottenere una maggiore conoscenza e poter tutelare il territorio salentino. Per Giuseppe Vergari (agronomo) finora è stato adottato un approccio intuitivo privo di analisi sintomatologiche. «Ci siamo concentrati sull’abbattimento della pianta e non sul batterio in sé. È importante recuperare lo stato vegetativo della pianta». Gianluigi Cesari (agroecologo) ha parlato di danno concreto evidente per i produttori. «Sul batterio – ha detto – non vi sono prove evidenti di patogenicità e la norma che impone l’abbattimento prevede azioni che prendono in considerazione solo la presenza del batterio fine a se stessa. Serve nuova strategia: le norme si possono cambiare dimostrando che l’eradicazione non ha portato alcun risultato positivo». L’agroecologo ha raccontato che a Trepuzzi, luogo dove sono avvenute le prime eradicazioni, la Xylella non è stata abbattuta. Non serve quindi, secondo Cesari, l’espianto sistematico radicazioni e infinito ma norme di contenimento e di profilassi. Di diverso parere Silvio Schito (Osservatorio fitosanitario regionale), secondo il quale la Xylella è un organismo nocivo tra i più temibili apparsi sulla terra. «Le norme hanno presupposto scientifico e le decisioni sono state intraprese sulla base di fondamenti scientifici. Per ora la ricerca non ha trovato alcuna cura efficace alla patologia. I territori non ancora infetti chiedono interventi drastici che blocchino il cammino del batterio. È vero che bisognerà imparare a convivere con questa patologia che cambierà l’assetto del territorio salentino».
LA REPLICA DI SILLETTI - Il commissario straordinario per l’emergenza Xylella ha precisato alcuni aspetti del suo operato. A partire dal fatto che il suo ruolo istituzionale è quello di dare applicazione alle leggi. «Il mio compito è quello di far eseguire il Piano, che è stato esaminato dagli esperti del Ministero e della Protezione civile e per l’attuazione del quale ho ricevuto mandato fino al 5 febbraio 2016. La Xylella è stata classificata come un “patogeno da quarantena” e per questo trattata come tale. L’obiettivo del Piano – ha concluso Giuseppe Silletti – è quello di fermare la malattia, e ostacolarlo non è la soluzione all’epidemia». In disaccordo il consigliere Cristian Casili, per il quale il Piano «non può essere unicamente il frutto di misure prescrittive, ma deve prendere in considerazione anche le indicazioni che provengono dalla comunità . Pertanto – ha ricordato il consigliere 5 Stelle – abbiamo presentato una mozione per chiedere la verifica della correttezza delle procedure previste dal Piano». Il vicepresidente della Quarta Commissione, Domenico Damascelli, ha sollevato invece la questione dell’adeguatezza del ristoro per gli agricoltori e ha chiesto se sia previsto un programma di riconversione dei terreni colpiti da Xylella. (C. St.)
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