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Caso Moro. Alla Commissione parlamentare d'inchiesta Mons Fabbri rivela agghiaccianti particolari

La R4 con il corpo del Pres. Moro (foto P. Cucchiarelli - Ansa) ndr.

di Nico Baratta - Redazione di Foggia

ROMA, 5 FEB. - Ancora rivelazioni importanti per il caso Moro. Questa volta a parlare innanzi la Commissione parlamentare, che ha riaperto e sta rieseguendo indagini sul rapimento e uccisione di Aldo Moro, è Monsignor Fabio Fabbri, ex vice-capo dei cappellani delle carceri durante i 55 giorni di prigionia del Presidente Aldo Moro. Alla Commissione, dove partecipa il suo promotore, l’On. Gero Grassi, il prelato ha detto che dagli esiti dell’esame autoptico svolto sul corpo di Moro sono ben evidenti alcuni particolari che rivelerebbero la mano dell’omicida del Presidente. A quel tempo Mons. Fabbri era il segretario di Monsignor Cesare Curioni, suo diretto superiore, il quale gli avrebbe confermato la tesi. 

«A don Fabbri dobbiamo essere grati, la sua audizione può essere definitiva di svolta. Così Gero Grassi, componente della Commissione parlamentare d'inchiesta sul caso Moro, dopo la testimonianza di Fabio Fabbri, segretario di Monsignor Cesare Curioni, cappellano delle carceri durante i 55 giorni.
«Don Fabio- spiega Grassi- ci ha dato indicazioni importanti sulla base della confidenza che gli fece Curioni che, foto dell'autopsia alla mano, in particolare quella del cuore, disse “io so chi lo ha ucciso, ne riconosco la firma: nessuno dei colpi ha toccato il muscolo cardiaco”. Fabbri ha spiegato che si trattava di un killer professionista che sparava proprio con quella modalità divenuta una sua “firma”: da ragazzo era stato detenuto al Beccaria di Milano. L'uomo ha vissuto a lungo all'estero. Ora la Commissione compirà tutti i doverosi passi per seguire le indicazioni di don Fabbri che, alla mia domanda: ci sta dicendo di seguire la pista dell'autopsia?, ha risposto, “Proprio cosi”, lì c’è la firma», conclude Grassi.






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