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Bari. Nelle maglie di “Mi chiamano frou frou”. La malinconia e i sogni di riscatto

Una immagine dello spettacolo. (foto com.) ndr.
di Piero Fabris 

BARI, 13 MAG. - Maria Grazia Pani, noto soprano barese, è l'autrice dello spettacolo: “MI CHIAMANO FROU FROU” del quale ha curato la regia. E' un'occasione per riflettere sulle aspirazioni delle “GRISETTES che nel famosissimo MAXIM'S (ristorante Parigino famoso per le sue decorazioni 'Art nouveau'), offrono compagnia e spettacolo in salsa piccante alla migliore borghesia di fine ottocento. Queste ragazze, appartenenti al ceto basso e con modesta istruzione, vivendo una sorta di emancipazione “inusuale” e consapevoli del loro stato, tentavano di ottenere attenzioni e regali nella illusione (che non è speranza) di migliorare se non proprio cambiare la loro condizione di vita. Il lavoro della Pani è certamente un omaggio all'Operetta, ma soprattutto il riflesso di certe realtà di questi tempi che vede sbarcare in Puglia tante Fanciulle, da tutte le periferie del mondo, con l'idea di una vita dignitosa. Quante invece finiscono sulla strada? Queste novelle “Musetta” e “Mimì” così pucciniane appaiono nel bella ambientazione dalle note malinconiche che in una sorta di raccoglimento disincantato mette a fuoco il vero valore dell'esistere che è l'Amore vero, quello troppo spesso confuso tra ragnatele con lustrini per abiti luccicanti, appariscenti, piume di struzzo e polvere di cipria. In queste Atmosfere di falsa allegria targate “TeatrOpera”, Maria Grazia Pani mimetizza la sensibilità per il sociale insieme alle musiche di Satie, Strauss, Lehar, Lombardo e Offenbach (e attingendo con accuratezza al repertorio lirico) prendendo le distanze dall'apparire di certi stili d'essere. E così la Bella Frou Frou, (interpretata magistralmente dall'attrice Giusy Frallonardo) supera le aspettative della madre cercando di capire cosa sia veramente importante per lei; non si lascia incantare dalle promesse e figure come quella di Danilo, console, ambasciatore, ovvero un essere patetico, cialtrone e squattrinato (interpretato dal baritono Giovanni Guarino). A Frou Frou non interessa vivere come Margot ( Raffaella Migalio, pianista)che mente a se stessa dicendo che vive per la musica, ma poi non è indifferente a Certi Regali. In questa vetrina di figure grottesche dove l'ironia, il sarcasmo tagliente e l'invidia è la vera musica, la nostra Frou Frou il cui nome ci fa pensare alla superficialità ci invita a chiederci: Quanto vale divenire Lolo (interpretata da Maria Grazia Pani) che è riuscita a farsi sposare da un benestante? La Timidezza dell'impacciato Mathieu (interpretato dal promettente Basso, Alberto Comes) che riesce a decantare il proprio amore proprio come una bottiglia del miglior Champagne, verso una delle gattine del locale che si distraggono la solitudine in farse sofisticate proprie da Caffè- Concerto (interpretate dai soprani: Paola Leoci, Maria Cristina Bellantuono e Rosanna Di Carolo) cosi maestre in smancerie. All'aria fritta e alle chiacchiere, Frou Frou preferisce le semplici attenzioni del figlio del fornaio che si presenta con un velo di farina sul viso e una collana di perle di sudore nel cui cesto è offerto un cuore sincero che palpita d'Amore e gentilezza vero abito di chi è autenticamente nobile. La rappresentazione è una metafora di luoghi e di gente che cerca soluzioni alla noia e allo squallore in locali di evasione dove troneggia il vuoto rumoroso attutito da titoli e lusso sfrenato. Lo spettacolo che ha riscosso meritati successi a Mola di Bari, San Severo, Francavilla Fontana, Polignano a Mare, Putignano e Abeliano lo si potrà apprezzare il 24 Maggio al teatro Mercadante di Altamura.





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