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'La Buona Politica' - Natura: Candida Madre di tutto, forte ossessione distruttiva

La Natura: Candida Madre di tutto. (foto com) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 5 DIC. - La natura è madre ma anche il primo nemico dell’uomo: questa frase è stata pronunciata di frequente dai mass-media in questi ultimi anni, alla luce delle grandi innovazioni tecnologiche e delle successive ripercussioni negative che esse hanno avuto sull’ambiente: il buco nell’ozono, frane, allagamenti, maremoti. Tutti questi eventi a prima vista sembrano eventi a sé, cioè sarebbero dovuti accadere, prima o poi, senza che l’uomo potesse fare niente per evitarli. Con il passare degli anni, il divario tra natura e progresso ha continuato ad accentuarsi sempre più e il rapporto tra l’uomo e la natura si è definitivamente spezzato. Oggi abbiamo ormai reso artificiale tutto ciò che ci circonda e, in nome del progresso, stiamo distruggendo il nostro pianeta. Inoltre, all’enorme sviluppo industriale si è aggiunto il boom economico e la significativa crescita demografica, per la quale siamo giunti a 7 miliardi di persone e entro il 2050 arriveremo a 9 miliardi. Siamo arrivati al punto che il nostro dominio sulla natura non ha più limiti e quindi abbiamo di fronte a noi due scelte: cambiare completamente rotta, facendo un’inversione di marcia e ritornando ad avere un sano rapporto con la natura e a vivere in armonia con essa, oppure andare incontro alla morte del nostro pianeta e della specie umana. La natura oggi non solo ha perso la sua sacralità e divinizzazione, ma è totalmente sfruttata dall’uomo. Inoltre, la tecnologia non si limita più solo a perfezionare la natura, ma addirittura a sostituirla, riproducendo artificialmente i suoi prodotti. Le ragioni della crisi ambientale vengono ritenute attribuibili ad uno spirito di mercato che riduce l’intero mondo vivente, umanità compresa, ad oggetti mercificabili, per i beni di consumo venduti ad un alto prezzo per il profitto e l’espansione economica. Competizione al posto della cooperazione, individualismo invece che collettivismo, rivalità contrapposta alla capacità di aiutarsi reciprocamente, fino ad arrivare ad un’incontrollata accumulazione di ricchezze; queste sarebbero nient’altro che le basi di una società capitalistica che, a seguito di una progressiva degenerazione delle primitive forme di vita associativa, ci sta conducendo verso la fase più acuta della crisi ecologica. “ Espandersi o perire”è quindi l’ideologia sottostante ad uno spirito mercantile che assimila la crescita illimitata al “progresso” e la “padronanza della Natura” alla “ civiltà”, caratterizzante la mentalità occidentale, ma la crisi ambientale costituisce un problema più complesso, è sicuramente necessario un intervento di tipo trasversale su tutti i fronti ( economico, sociale , politico ed etico) ma anche e necessariamente ad ogni livello ( superficiale e profondo) che possa puntare alla riconsiderazione dell’idea diNatura ed umanità. L'essere umano è l'unico ente di natura che può causare un danno irreversibile alla natura. I danni a volte sono così macroscopici che si stenta persino a credere che siano stati provocati dall'uomo e si preferisce pensare che esistano delle leggi di natura la cui comprensione in parte ci sfugge.E' comunque davvero singolare constatare come la natura, pur senza averne la necessità, pur senza essere costretta da alcunché, abbia saputo modificare le proprie condizioni generali per permettere all'uomo di esistere. In assoluto non esiste nulla all'esterno dell'uomo più prezioso della natura e nulla al suo interno più importante della coscienza. Se natura e coscienza non riescono a coesistere, il più delle volte la responsabilità è della coscienza. Quindi questo significa che tutta la natura è stata posta in funzione dell'uomo, pur non avendo essa, per vivere, necessità alcuna dell'uomo. E ogni tentativo di far sentire l'uomo una piccola particella della natura contrasta decisamente col senso acuto della sua diversità, che è basata essenzialmente sulla consapevolezza di sé. La cosa strana è che in natura non esiste alcun altro essere che abbia come l'uomo un grado così elevato di autoconsapevolezza. Se tale caratteristica fosse propria della natura, la si sarebbe dovuta constatare anche in altre specie animali. Invece con tale caratteristica, che è tipicamente umana, in quanto attribuibile solo all'essere umano, la natura è riuscita ad andare ben al di là dei propri limiti. Dunque non è facilmente spiegabile come sia potuto accadere che l'essere umano risulti nel contempo parte di un'evoluzione e indipendente da questa. E' come se alla nascita dell'uomo abbiano concorso fattori indipendenti dalla natura terrestre. In particolare ciò che va salvaguardato è il fatto che nell'essere umano il processo riproduttivo non è meramente istintivo, come negli animali, ma supportato dalle leggi dell'attrazione psico-fisica e spirituale. La migliore e più sicura riproduzione è quella basata sull'amore reciproco. Optare per una riproduzione senza i presupposti dell'amore significa svilire la coscienza umana (cfr p.es. i matrimoni d'interesse), in quanto anche nell'animale, allo stato naturale, vi sono aspetti che riguardano l'attrazione. Come tutte le specie, l’uomo modifica il territorio in cui si trova per renderlo più confortevole e avvicinarlo alle sue esigenze di sopravvivenza. Con lo sviluppo dell’agricoltura, per esempio, si è posto alla costante ricerca di terreni adatti alla coltivazione. Questa attività condotta in aree limitrofe alle zone desertiche ha velocizzato enormemente il processo naturale di desertificazione. Conseguentemente territori aridi ma ancora capaci di ospitare la vita stanno progressivamente diventando inabitabili. Le coltivazioni intensive, combinate agli sforzi tesi all’approvvigionamento di legname, hanno pure innescato una sempre più veloce deforestazione. Innegabilmente predisponiamoci. più che preparaci, al peggio se la nostra massiccia mole di consapevolezza non dovesse procedere nella giusta direzione della lucida ragione.





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