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Foggia. Reintegrato uno dei “furbetti del multibadge” per “difetti formali”. Gli altri sperano….

I "furbetti del multibadge" (fotogramma CC) ndr.
di Nico Baratta

FOGGIA, 24 FEB. - Ricordate la deplorevole e umiliante vicenda cui Foggia fu al centro dell’attenzione mediatica nazionale sui “furbetti del multibadge” presso la sede del Servizio Integrato Attività Economiche, in Via Sant’Alfonso de’ Liguori? Ebbene, dopo mesi di inchieste, e perciò dispendio di energie delle Forze dell’Ordine investigative e denaro pubblico oltre quello messo in tasca da chi timbrava il cartellino e se ne andava a far la spesa o a casa o altro, pare che un “furbetto” riprenderà possesso del suo posto di lavoro. E sarà uno di quelli che timbrava il cartellino per conto dei propri colleghi. 

Difatti il legale che difende F. P., le iniziali del dipendente comunale, ha depositato presso il Tribunale locale la richiesta di reintegro avanzando la proposta del “difetto formale”. Nella richiesta si legge «Il ricorrente ha dedotto l’illegittimità dell’atto di recesso datoriale ritenuto nullo e/o inesistente per l’imperfetta composizione dell’ufficio per i procedimenti disciplinari che non ha adottato collegialmente la sanzione, non garantendo così la neutralità voluta dalla legge nei casi più gravi. Non è dunque fondato su autonomi accertamenti rispetto a quelli acquisiti con l’informativa della Procura della Repubblica, la veridicità dei quali non è stata neppure constatata da parte dell’Ente. Nullo anche per la genericità della contestazione, vizio che ha inciso sul diritto di difesa dell’incolpato ed infine sfornito di alcun accertamento dei fatti peraltro non specificamente contestati. … L’illegittimità del licenziamento ha dunque portato alla condanna per l’amministrazione comunale alla reintegra del lavoratore e al risarcimento del danno da questi subito commisurato all’ultima retribuzione globale di fatto maturata dal giorno del licenziamento sino all’effettiva reintegra, nonché al pagamento della parte di retribuzione non corrisposta durante il periodo di sospensione, oltre al versamento dei contributi previdenziali e assistenziali per il periodo di illegittimo licenziamento e oltre alla refusione delle spese di lite». 

Insomma, alla fine della contesa da colpevole a innocente e con tanto di retribuzioni non corrisposte per il periodo di “fermo lavorativo”. Un ricorso che il Giudice che segue il caso ha replicato affermando che «Il ricorso deve essere accolto attesa la fondatezza del rilievo preliminare afferente la mancanza di composizione collegiale dell’Ufficio per i procedimenti disciplinari».

Ora e vista questa prima “assoluzione” gli altri “furbetti”, indagati a vario titolo per la causa in oggetto, sperano di un dietrofront a loro favore giacché i loro legali hanno presentato la stessa richiesta del reintegrato. Parliamo, per chi non lo ricorda, di circa venti dipendenti pubblici, ora ex, del Comune di Foggia.





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