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Inchieste. Caso Moro. I RIS svelano nuove e altre verità

La R4 con il corpo del Pres. Aldo Moro (foto Paolo Cucchiarelli - ANSA) ndr.
di Nico Baratta

ROMA, 24 FEB. - L'attività della Commissione parlamentare sul Caso Moro non smette mai di sortire nuovi retroscena. Audizione dopo audizione, come gocce una dopo l’altra, riempiono inesorabilmente quel vaso mai colmo ma ormai in fase di apertura. Un “Vaso di Pandora” che non smette mai di stupire chi cerca di scoperchiarlo. E quando per un po’ si apre, fuoriescono verità celate.

Il 23 febbraio 2017 la Commissione ha ascoltato il Comandante dei RIS Luigi Ripani, Colonnello dell’Arma dei Carabinieri, che dettagliatamente ha spiegato l'esito dell'esame fatto sui reperti utili a ricostruire “in modo oggettivo” la dinamica della morte del Pres. Aldo Moro. Ebbene, sono emersi esiti contraddittori ai fatti finora formalizzati in tanti faldoni scritti e un tempo secretati dalla magistratura. Da quanto detto dal tecnico scientifico e balistico forense, il Col. Ripani, Aldo Moro sarebbe stato assassinato in posizione di “seduto” e non “sdraiato”, contraddicendo quello che i brigatisti avrebbero sempre affermato dopo il ritrovamento del corpo inerme di Moro in Via Caetani nella famigerata R4 di color rosso amaranto.

Secondo il Comandante dei RIS, e perciò delle analisi formulate dai suoi investigatori, Aldo Moro sarebbe stato ucciso con una serie di tre spari esplosi con due armi e 12 proiettili, cui la prima serie fu da tre colpendo il Presidente in posizione “di seduto” sopra la coperta che poi lo avvolse e sul pianale della R4, con il busto eretto e le spalle rivolte all’interno dell’abitacolo dell’auto. E sempre secondo i RIS i tre colpi lo avrebbero raggiunto “con direzione ortogonale al torace”. Da li a poco il Pres. Moro si sarebbe accasciato per poi essere colpito nuovamente con gli spari esplosi dalla tanto inquisita mitraglietta Skorpion. Poi, senza alcuna remora, Moro sarebbe stato colpito da altri due spari da due armi diverse, ovvero uno di una pistola Walther Pkk, calibro 9, l’altro con calibro 7.65 della anzidetta Skorpion.

L’On. Gero Grassi, Vicepresidente Gruppo Pd Camera e membro della suddetta Commissione, instancabile nella ricerca della vera e unica verità su un quadro indelebile della storia italiana, si chiede come mai le BR avrebbero avuto bisogno di mentire su un’azione che per la fine avuta non dovrebbe far differenza giacché una vita è stata trucidata. Del resto il traguardo era stato raggiunto. Ma se i brigatisti hanno mentito a tal riguardo vuol dire che c’è ancora qualcosa non chiara. Forse un’altra verità da coprire? 

Comunque, per chi volesse approfondire l’attività della Commissione parlamentare sul Caso Moro può visitare il web site www.gerograssi.it, troverà documenti interessanti e inediti. 





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