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Salute. Attenzione, l'epidemia di Chikungunya è tutt'altro che finita

Insetti portatori del virus. (foto Agi) ndr.
Intervista al direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità 

di Redazione

ROMA, 25 SETT. (AGI) - L'inverno è ancora lontano, le temperature (almeno quelle diurne) sono ancora miti, e la zanzara tigre non molla la presa. A ottobre è molto probabile che l'epidemia di chikungunya, che nel Lazio ha colpito già 102 persone, continuerà con nuovi casi. A spiegarlo all'AGI è Gianni Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive dell'Istituto Superiore di Sanità, che sta monitorando il diffondersi della malattia sin dalla scoperta del primo focolaio ad Anzio. "Durante il giorno - spiega Rezza - le zanzare sono ancora attive. I focolai a Roma non sono spenti, il contagio continua. Servono interventi pesanti e mirati di disinfestazione". Su questo la sindaca Raggi ha rivendicato la scelta di utilizzare disinfestanti naturali, non nocivi: "Non conosco direttamente le misure prese dal Comune - commenta Rezza - dico solo che neanche il Ddt ha mai fatto male a nessuno... L'importante è disinfestare come si deve". 
"Servono interventi pesanti e decisi" La malattia in sè non è mortale: febbre alta, forti dolori articolari, qualche giorno e generalmente si guarisce. Tuttavia, l'epidemiologo sottolinea che la chikungunya ha avuto anche effetti 'collaterali' pesanti: "Ricordiamo che questa epidemia ha causato il blocco delle donazioni di sangue in tutta la Asl Roma 2, oltre un milione di persone", sottolinea Rezza, che prosegue: "Per questo prima la sconfiggiamo e prima si può tornare alla normalita'. Servono interventi pesanti, decisi, sia in spazi pubblici che privati, per debellare le zanzare tigre (uccidendo sia le larve che gli esemplari adulti) che peraltro si sono giovate delle piogge di queste ultime settimane". Dieci contagi al giorno, in attesa del freddo Non a caso il numero dei contagi rimane stabile, circa dieci al giorno, senza contare tutte le persone che si sono ammalate e di cui non è stata accertata la positività al virus. È il secondo episodio di epidemia di chikungunya in Italia, dopo quello in Emilia Romagna esattamente l'estate di dieci anni fa: "In quel caso - ricorda Rezza - c'era un focolaio ben definito, concentrato in due paesi limitrofi. 
Ci furono strascichi che arrivarono a Bologna, e registrammo nuovi casi fino ai primi di ottobre. Ma lì si intervenne pesantemente, e la situazione è tornata alla normalita'". Anche a Roma l'auspicio è che in poche settimane si possa mettere la parola fine all'emergenza: "Con una disinfestazione massiccia - insiste l'esperto dell'Iss - e anche, ovviamente, con l'arrivo del freddo, che è il nostro principale alleato".



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