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Bari. Introduzione al saggio: “L’atleta e il fenomeno del doping tra diritto alla salute ed etica sportiva”

Doping nello sport. (foto web) ndr.

di Redazione

BARI, 1 DIC. - Lo sport svolge da sempre una funzione sociale di aggregazione molto importante per le comunità ma molto spesso in questo contesto si insidia la pratica del doping, scorretta e oltremodo dannosa per l’atleta, quindi sanzionata dalla normativa nazionale e internazionale. Il saggio “L’atleta e il fenomeno del doping tra diritto alla salute ed etica sportiva” fornisce una definizione normativa di doping, una visione storico-giuridica in riferimento allo status dell’atleta in quanto soggetto di un diverso ordinamento giuridico e una visione sulla pratica del doping e sulla disciplina sportiva nazionale, europea e internazionale. La trattazione focalizza l’attenzione in particolar modo sul diritto costituzionale alla salute dell’atleta che viene leso attraverso l’utilizzo di sostanze dopanti e farmaci off-label atti all’alterazione delle prestazioni sportive. La disciplina nazionale, europea e internazionale, costituita da un ricco corpus normativo e giurisprudenziale plasmatosi nel corso degli anni, ha l’importante scopo di arginare la pratica del doping per proteggere un diritto supremo e fondamentale quale quello della salute e di promuovere la funzione sociale, educativa ed etica dello sport e della figura dell’atleta nel mondo d’oggi. L’ atleta, quindi, ha il dovere morale e giuridico di tutelare la propria salute non assumendo sostanze che possano potenzialmente alterare il proprio status psicofisico e la prestazione agonistica. Nel saggio è sviluppato un excursus normativo riguardante la disciplina antidoping sia nazionale (con l’analisi, seppur parziale, del d.lgs. 23 luglio 1999 n.242, il decreto Melandri, c.d. regolamento CONI, della Legge 14 dicembre 2000, n. 376 "Disciplina della tutela sanitaria delle attività sportive e della lotta contro il doping", pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 294 del 18 dicembre 2000), sia comunitaria e internazionale con riferimenti al Codice mondiale antidoping e alla Convenzione contro il doping, stipulata a Strasburgo il 16 Novembre del 1989 dai rappresentanti degli Stati membri del Consiglio d’Europa. Anche la giurisprudenza ha contribuito a contrastare il fenomeno del doping e nel saggio sono esaminati il caso Guardiola e il caso De Angelis-Martinez Tomieto. ln conclusione, si può affermare che doping è una pratica dannosa che penalizza non solo la salute dello sportivo, professionista e non, ma l’intera società che crede ancora nei valori più alti di lealtà e trasparenza specialmente nel contesto ludico e aggregativo quale quello sportivo. 

Elsa Pia Lariccia 
Valentina Marrone


Qui il link al saggio




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