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'La Buona Politica' - Fine legislatura: al voto 4 marzo 2018

Fine legislatura: al voto 4 marzo 2018. (foto web) ndr.

di Cosimo Imbimbo

BARI, 29 DIC. - Si voterà il 4 marzo. Il Consiglio dei ministri, in corso a palazzo Chigi, ha indicato la data delle prossime elezioni politiche. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, dopo aver sentito i presidenti dei due rami del Parlamento, ai sensi dell'articolo 88 della Costituzione, ha firmato il decreto di scioglimento del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati, che è stato controfirmato dal presidente del Consiglio dei Ministri. 
Ne ha dato notizia un comunicato del Quirinale. Subito dopo, il segretario generale della presidenza della Repubblica, Ugo Zampetti, si è recato dai presidenti del Senato della Repubblica e della Camera dei deputati per comunicare il provvedimento di scioglimento delle Camere. Gentiloni: “Non dobbiamo drammatizzare il tema della instabilità politica ma farcene carico. Io sono il ventottesimo presidente del Consiglio, in altri paesi europei nello stesso periodo non si arriva a dieci. La frequenza di cambiamenti di premier non è una cosa di oggi e non ha impedito all‘Italia di crescere e di svilupparsi. Siamo in grado di gestire questa situazione, mi auguro che il rischio di instabilità, che vedo benissimo, venga governato”, continuando - L'Italia si è rimessa in moto "ll premier, più volte sollecitato dalle domande dei giornalisti su scioglimento del Parlamento e data delle elezioni, è stato attentissimo a non invadere le competenze del presidente della Repubblica, invitando piuttosto ad avere il massimo rispetto per il suo ruolo istituzionale. «L’Italia si è rimessa in moto dopo la più grave crisi del dopo guerra – ha detto – e il merito principale va alle famiglie, alle imprese, a chi lavora, a chi studia, a chi si prende cura delle persone. 
Non dilapidare questi sforzi è il primo impegno della prossima legislatura». Il governo, dal canto suo, «non ha tirato a campare, ha fatto pochi annunci, ma non ha preso poche decisioni». Per quanto riguarda la campagna elettorale che sta per aprirsi anche ufficialmente, il premier ha affermato che «c’è un interesse generale del Paese a che siano limitati per quanto possibile la diffusione di paure, la promozione di illusioni e il dilettantismo». «I problemi dell’instabilità politica non sono una malattia esclusiva dell’Italia – ha aggiunto Gentiloni guardando al resto d’Europa – ma vanno affrontati con serietà e competenza». Nei rapporti tra Chiesa e Stato «faccio fatica a vedere le dissonanze». «Registro una delusione, che condivido», quella per la mancata approvazione della legge sullo ius soli, e «una posizione differente sul biotestamento», peraltro con «un atteggiamento di grande rispetto per le decisioni del Parlamento». Così si è espresso il premier , rispondendo alla domanda di un giornalista. «Su tutto – ha aggiunto – domina la straordinaria fonte d’ispirazione che Papa Francesco rappresenta anche per un governo laico com’è quello della Repubblica italiana».Passando al fattore operativo del voto sulla (unica) scheda figureranno i candidati coalizionali per i collegi uninominali. Sotto il loro nome ci saranno i simboli delle liste che li sostengono. A fianco a ciascun simbolo, invece, compariranno i listini proporzionali bloccati che potranno avere dai 2 ai 4 nomi. L’elettore avrà un solo voto a disposizione. 
Due le modalità a disposizione: mettendo un segno sulla lista il voto andrà alla lista stessa e al candidato sostenuto all’uninominale; mettendo un segno sul candidato all’uninominale il voto viene esteso automaticamente alla lista e, nel caso di coalizione, sarà distribuito tra le liste che lo sostengono proporzionalmente ai risultati delle liste stesse in quella circoscrizione elettorale. Ammesse le pluricandidature: ciascuna lista può presentare il suo candidato in un collegio uninominale e in massimo 5 plurinominali. Nel caso il candidato sia eletto al collegio maggioritario sarà questo risultato a prevalere su quelli ottenuti con il listino proporzionale. Ovviamente si verificheranno complicazioni di ogni genere che espanderà la sfera del disorientamento elettoralistico inficiando l’operatività di spoglio. Ritorna sulla scena Silvio Berlusconi, nonostante gli sarà inibita la candidatura, questione su cui ancora non si è espressa la Corte europea. Il leader di Forza Italia è fortemente impegnato sia nella battaglia esterna contro il Movimento 5 Stelle e il Pd, sia all’interno della coalizione del Centro destra dove deve vedersela con l’incombente presenza della figura di Matteo Salvini il quale, a lungo, è sembrato poter assicurare alla Lega la prevalenza del voto elettorale nella coalizione. Gli ultimi sondaggi, però, segnalano una Forza Italia che continua ad aumentare i consensi e, ad oggi, sarebbe il terzo partito dopo il Pd e il Movimento di Beppe Grillo. Quest’ultimo ha affidato a Luigi Di Maio la responsabilità della leadership in vista di queste prossime elezioni proponendosi addirittura il raggiungimento del 40 % dei voti, cosa che consentirebbe ai 5 stelle di ottenere la maggioranza assoluta in Parlamento.
La maggior parte degli analisti, però, prevede che dal voto del 4 marzo non uscirà affatto una maggioranza ed alte sarebbero le possibilità che si debba dar vita ad un Governo costretto a raccogliere in Parlamento, di volta in volta, i voti necessari a sopravvivere fino a quando non si tornerebbe al voto.



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