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Politica. E ora che succede? Il gioco degli scenari post-elettorali

I leader politici. (foto Agi) ndr.
Se Repubblica non esclude l'ipotesi del governo di unità nazionale, Corriere insiste che non ci sono i numeri per un esecutivo. E la Stampa evidenzia il ruolo di Mattarella 


di Redazione

ROMA, 5 MAR. (AGI) - Quali sono - negli scenari della fantapolitica - le possibili coalizioni in grado di sostenere un governo nella prossima legislatura? Ecco le ipotesi fatte dai giornali 

la Repubblica 

Per il quotidiano guidato da Calabresi sarà fondamentale il ruolo del Quirinale. L'aritmetica dice che un governo è possibile. Ma le strade della politica sono più impervie. Ovviamente resta la soluzione con la base più ampia: un governo di unità nazionale, o un governo di scopo magari per fare la legge elettorale, con tutti o quasi dentro. Ma neanche questa sembra una strada in discesa. Con quali numeri bisogna fare i conti? 

Senato 

Partiamo dal Senato dove il numero magico per la maggioranza assoluta è 158. Basiamoci sul numero di seggi attribuibili sulla base delle proiezioni. Assolutamente impossibile un'alleanza Pd-Forza Italia: 48 i seggi del Pd, 51 quelli di Forza Italia. La somma fa 99. In teoria, invece, i numeri per un patto tra i nemici giurati - M5S e Pd - ci sarebbero. Magari con Leu a fare da collante. 48 i seggi Pd, 112 quelli del Movimento 5 Stelle, 8 quelli di Liberi e Uguali: la somma fa 168. Maggioranza, anche se non ampia. Certo per l'attuale segretario del Pd - che ha trascorso le ultime giornate di campagna elettorale ad attaccare Di Maio dicendo "Non avrete i nostri voti" - sarebbe difficile da accettare, ma in un'eventuale Pd derenzizzato.... Mentre un'alleanza M5S-Leu, senza Pd, sarebbe lontana dal quorum. Ultima opzione, il governo nero-verde dei populisti. Stando ai dati disponibili in questo momento, la Lega avrebbe 57 seggi, Fratelli d'Italia 16. Sommati ai 112 dei grillini il risultato è 185. 

Camera 

E alla Camera? Qui la maggioranza assoluta è a quota 316. Ripartiamo dall'ipotetica alleanza Forza Italia-Pd. Niente da fare: ai 94 seggi forzisti si sommano i 135 del Pd e il risultato è 229. Assolutamente lontano dalla soglia. E l'ipotetica coalizione M5S-sinistra? I pentastellati sono a quota 226, sommati ai 135 del Pd e ai 16 di Leu il risultato è 377. E il numero di seggi dell'alleanza dei populisti? 123 leghisti, sommati ai 28 di Fratelli d'Italia e ai 226 dei pentastellati, danno 377. 

Corriere della Sera 

I 5 stelle esultano, il centrodestra si proclama vincitore, il Pd si prepara a una legislatura di opposizione. Intenzioni e interpretazioni dopo una lunga notte elettorale; ma adesso, che cosa succede? Succede che i numeri dicono chiaramente che un governo non c’è. Nessuna delle forze politiche in campo ha raggiunto la soglia del 40 per cento considerata il traguardo per una maggioranza assoluta alle Camere. 

Senato 

A Palazzo Madama la fatidica soglia che significa maggioranza assoluta è fissata a quota 158 seggi. Qualcuno la raggiunge? Decisamente no. Il Movimento 5 Stelle si ferma a quota 114 seggi, 44 in meno del dovuto. Arriva a 134 invece il centrodestra, che dovrebbe trovare 24 seggi per avere un sostegno al governo dalla Camera alta. Il Pd e il centrosinistra si fermano a quota 51 seggi, meno di un terzo del necessario. 

Camera 

A Montecitorio la soglia per la maggioranza assoluta è di 316 seggi. Secondo le proiezioni all’alba del lunedì, il Movimento 5 Stelle, il primo partito per distacco, ottiene 235 seggi. Insomma a Di Maio mancano 81 seggi per una autosufficienza governativa. Ne mancano 64 al centrodestra, che sommando le forze arriva a quota 252 seggi. Anche in questo caso, per governare servirebbe un “aiutino” dalle altre formazioni politiche. Difficile. Decisamente lontano dall’obiettivo il centrosinistra, che con la crisi del Pd si ferma a quota 115 seggi: un terribile -201 dalla maggioranza. 

La Stampa 

Passata l’onda delle emozioni, e con la mappa del nuovo Parlamento che stasera avrà in mano, Sergio Mattarella potrà finalmente ragionare su maggioranze e governi. Mettersi nei suoi panni è impossibile, forse nemmeno da augurare. Le uniche certezze, per il capo dello Stato, sono al momento quelle poche fondate sui numeri. Nudi e crudi. Primo dato aritmetico: nessuna forza politica da sola ha ottenuto la maggioranza assoluta alla Camera o al Senato. Non c’è riuscito il centrodestra, che emerge più forte di cinque anni fa eppure resta impantanato a una sessantina di seggi dal traguardo, ma nemmeno ce l’hanno fatta i grillini che, nonostante l’impetuosa avanzata, sono ancora più distanti. Eventuali 'campagne acquisti', come ne abbiamo viste in passato, non basterebbero a colmare il gap. Ciò concretamente significa che, al momento di conferire l’incarico di governo, Mattarella non se lo farà strappare a furor di popolo: certo non da Salvini e nemmeno da Di Maio. Chi aspirerà a governare dovrà presentarsi al Quirinale forte di una maggioranza chiara, limpida, precostituita, alla luce del sole, non raccogliticcia né rimpolpata da parlamentari eletti nello schieramento avverso. Terzo elemento, anche questo figlio dei numeri: nel centrodestra cambiano le gerarchie. E il sorpasso della Lega ai danni di Forza Italia proietta grandi interrogativi sul futuro. I due partiti resteranno comunque alleati? Se avessero vinto, non ci sarebbero stati dubbi, ma d’ora in avanti chi detterà la linea? Berlusconi cederà lo scettro della leadership a Salvini? E se quest’ultimo dovesse subire l’attrazione dei Cinquestelle, come si regolerebbe il partito del Cav? L’unità di intenti reggerà al primo banco di prova, rappresentato dall’elezione tra venti giorni dei presidenti delle Camere? Le risposte non sono affatto banali. Ma finché non arriveranno, è molto dubbio che il centrodestra possa risultare trainante, sebbene sia arrivato primo. Ultimo dato, il più importante: prescindere dai grillini d’ora in avanti sarà difficile, forse impossibile. Di sicuro, sul Colle nessuno pensa che se ne potrà fare a meno. Ed è altrettanto escluso che lassù si stia architettando una sorta di 'conventio ad excludendum' contro i Cinquestelle. Se un terzo dell’Italia li ha votati, il capo dello Stato non può che prenderne rispettosamente atto.



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