Brindisi. “Addiopizzo” e il consumo critico
“Addiopizzo” e il consumo critico. (foto web) ndr. |
Quando la legalità diventa straordinarietà
di Daniele Lo Cascio
BRINDISI, 8 MAR. - L’entusiasmo che si leggeva negli occhi di Dario Riccobono, nel raccontare la nascita del Comitato Addiopizzo e la necessarietà di promuovere un consumo critico era la stessa che quattrordici anni fa animò uno sparuto gruppo di studenti universitari della Palermo del 2004 quando la mattina del 29 giugno riempì la città di adesivi listati a lutto che recitavano. “Un intero popolo che paga il pizzo è un popolo senza dignità”. Dario Riccobono, siciliano di Capaci e cofondatore del Comitato Addiopizzo, martedì scorso presso il punto di incontro Ipercoop Brindisi nel ricordare le figure di Giovanni Falcone, Peppino Impastato o Don Antonio Puglisi ha evidenziato come la loro normalità, in terra di Sicilia diventa straordinarietà, non per loro merito ma per nostro demerito. Precisamente sul piegare la testa, sull’accondiscendere a comportamenti diffusi ha puntato il dito il giovane esponente di Addiopizzo, un comitato nato per aiutare i commerciati di Palermo a trovare la forza di non pagare il pizzo, e non per questo sentirsi soli o senza protezione.
Da altra
parte il comitato vede coinvolti i consumatori che sotto lo slogan “Pago chi
non paga” hanno sviluppato una rete di consumo critico finalizzata a evitare
che i soldi dei propri acquisti finiscano alla mafia mediante l’impegno ad
acquistare solo presso i negozi “pizzo free”, liberi dal pizzo. Sulla riuscita di questa lodevole iniziativa i
numeri parlano chiaro, si è partiti nel 2004 con 100 esercenti e 1000
consumatori coinvolti e oggi si contano 1041 negozi e 13154 consumatori. Di strada se ne è fatta, ma molta resta
ancora da fare - ha detto Riccobono, nel precisare che a fronte dei
lusinghieri risultati restano a Palermo ancora quartieri dove non si riesce ad
entrare con queste idee, dove la figura del mafioso resta quella di
riferimento, prima di quella dello Stato, dove il pizzo è considerato dalle
imprese un costo di gestione. Il
rapporto tra estorsore e commerciante è un rapporto complesso – ha poi
continuato Riccobono – va letto al di là
del valore del pizzo che è pure commisurato al volume di affari, ma coinvolge
un bene di maggior valore che è quello del consenso popolare.
Ciò infatti
lo si desume dal fatto che spesso è il commerciante a chiamare l’estorsore
quando è pronto al pagamento o semplicemente per avvisare di non passare
qualora vi siano forze dell’ordine in zona.
Vi sono diversi modi di imporre il pizzo: quella tradizionale è la
richiesta di una somma di denaro, vi è poi l’imposizione di fornitori, l’imposizione
di personale per arrivare alla fissazione del prezzo di vendita. Una forma
completa dunque di controllo che travolge mercato e persone coinvolte. Per questo
Addiopizzo sono anni che porta avanti una campagna di sensibilizzazione
antimafia e coscienza civile ma anche di attenzione ad un consumo critico
consapevole. L’effetto di quegli adesivi posti 14 anni fa in tutta Palermo da
un gruppo di giovani che si riunivano clandestinamente sempre in posti diversi,
è stato dirompente. Oggi il gruppo unisce persone di diversa estrazione dall’antimafia
militante al consumo critico, studenti, sindacalisti ed esponenti di web marketing,
che si riuniscono periodicamente e in modo programmato nella sede del comitato
che è un bene confiscato alla mafia per rafforzare e orientare l’azione antiracket
ed essere i motori del cambiamento. L’esperienza ha dimostrato che l’unica
azione efficace è l’educazione alla legalità per giovani e giovanissimi per
liberare le coscienze, premiare le scelte di coraggio degli esercenti,
incoraggiare chi non l’ha ancora fatto, comprendere che pagare il pizzo è un
disvalore. La conferma che l’educazione
alla legalità è la strada giusta da percorrere – ha poi concluso Riccobono – l’abbiamo avuta quando un papà esercente
ha detto no al pizzo, dopo che la sua bambina al rientro da scuola dove aveva
assistito ad una lezione di educazione alla legalità gli ha brutalmente e senza
mezzi termini chiesto: “Papá ma tu lo paghi il pizzo? Quel commerciante ha
raccontato di aver trovato il coraggio di sottrarsi al pizzo per poter guardare
negli occhi sua figlia. Da questa fortunata esperienza è poi nata Addiopizzo
travel, un tour operator che propone itinerari di viaggio e soggiorno etici in
una Sicilia pizzofree, presso strutture ricettizie che non pagano il pizzo e
mostrare il volto più bello di una terra meravigliosa.
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