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Teatro. "Medea per strada", ripercorre i luoghi dello sfruttamento e delle nuove schiavitù

"Medea per strada",  ripercorre i luoghi dello sfruttamento e delle nuove schiavitù (foto M.C.) ndr.

di Maria Caraverlla

BARI, 1 MAR. - Un percorso della città, da realizzarsi a bordo di un anonimo pulmino, a cui ogni spettatore è personalmente invitato, per vedere quello che spesso volutamente si ignora, oppure non si riesce a vedere. Una narrazione scarna, efficace e confidenziale, come quella che si fa ad un compagno di viaggio, con cui si instaura un rapporto di intimità e condivisione. Stiamo parlando di "Medea per strada" prodotta dal Teatro dei Borgia, brillantemente interpretata da Elena Cotugno, singolare drammaturgia di Elena Cotugno e Fabrizio Sinisi; realizzazione e scena di Filippo Sarcinelli; luci di Pasquale Doronzo, ideazione e regia GIANPIERO BORGIA. Made Teatro Pubblico Pugliese. Sicuramente la performance avrebbe avuto un risultato diverso se fosse stata recitata in un teatro. Il distacco tra il palcoscenico e lo spettatore avrebbe allontanato la protagonista dal pubblico e non solo nel concetto spazio temporale. In questa situazione invece lo straniero viene visto come uno di noi, come uno che vive accanto a noi, qualcuno che spesso giudichiamo oppure ignoriamo e passiamo oltre. In questo caso non è possibile fare questo, chi ti è di fronte, si rivolge a te, mettendo a nudo se stessa con rivelazioni scaturite dal profondo dell'anima. La simulazione ottenuta è molto efficace e trasforma lo spettatore in un compagno di viaggio a cui la protagonista racconta se stessa. Il testo scritto da Fabrizio Sinisi ed Elena Cotugno, viene annoverato dagli stessi, in quelle libere riscritture del mito di Medea, l'intento è quello di rivelare allo spettatore la “tragedia dello straniero”con la forza del mito greco. Si narra la vicenda di una giovane migrante rumena, giunta in Italia con tante speranze e poi finita a prostituirsi per amore di un uomo da cui si crede ricambiata e da cui ha due figli. L’ambientazione scelta è la strada, "non una ma tutte le strade della prostituzione". In ogni città ne abbiamo una più o meno conosciuta. La performance conduce lo spettatore proprio li, dove avviene la tratta della prostituzione, luoghi di sfruttamento e schiavitù. Inizia così l’esperienza che l'attrice propone al pubblico, su un furgoncino, lungo quelle stesse strade. Sono solo sette spettatori ogni volta, a stretto contatto tra loro, l’empatia che si crea nel furgone tra quelle otto persone diviene esclusiva. All’interno del veicolo che procede sulla strada, continua il racconto interiore e profondo, che la protagonista intende condividere, mettendo a nudo se stessa. Qui l'attrice, non interpreta il personaggio ma convive con esso, trasportando il reale nell’immaginario e l’immaginario nel reale, immettendo temi sociali nel teatro d’arte e momenti di teatro d’arte nell’azione sociale. Un progetto davvero interessante, messo brillantemente in opera, soprattutto, grazie a un lungo e intenso percorso di approfondimento sul campo che Elena Cotugno tuttora prosegue a fianco di assistenti sociali e associazioni che si occupano dell’assistenza in strada e del tentativo di recupero di queste donne. Come raccontano i protagonisti dietro le quinte: "Medea per strada non è solo uno spettacolo, è un’esperienza che ci ha coinvolti e che speriamo di trasmettere anche al pubblico che con noi sale sul pulmino. Nelle grandi tematiche che riguardano le migrazioni, abbiamo cercato di evidenziare il fenomeno che riguarda quelle donne, sconosciute eppure con dei volti spesso familiari, che “lavorano” sulle nostre strade. Donne partite alla ricerca di una vita migliore e che si sono ritrovate vittime di una nuova schiavitù: il racket della prostituzione".



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