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Vieste (Fg). Ammazzato alle spalle Giambattista Notarangelo, cugino di “Cintaridd” il fu boss Angelo Notarangelo del clan viestano

Fucile (foto web) ndr.
di Nico Baratta

VIESTE (FG), 06 APR.- Un vero e proprio agguato in stile mafioso quello che è avvenuto oggi, 06 aprile 2018, a Palude Mezzane, una località fuori Vieste, e precisamente su una piccola strada che comunica Vieste a Peschici. Erano circa le ore 15:45 quando la Squadra Mobile di Foggia ha diramato la notizia. Non si conosce ancora l’ora precisa del decesso, e perciò dell’agguato, che sarà oggetto dell’esame autoptico. Ad avvertire gli inquirenti è stato il proprietario del terreno, dove giaceva il corpo crivellato di Giambattista Notarangelo, 46enne, persona conosciuta nella località perché, oltre che censurato, era il cugino di “Cintaridd”, il boss del locale clan mafioso Angelo Notarangelo, morto ammazzato il 26 gennaio del 2015. Ben 8-10 colpi d’arma da fuoco scaricati sulla vittima son stati rinvenuti dalle FF.OO. e, da quanto si è potuto apprendere sparati da più posizioni e tutti dietro la vittima. La dinamica non è ancora è stata resa certa, ma da alcune indiscrezioni raccolte pare che la vittima sia stata avvicinata da più persone. Difatti, sembra che l'uomo era solo quando i killer l’hanno freddato a colpi d'arma da fuoco.

Per la cronaca e la storia sanguinaria criminale che da decenni si consuma sul Gargano, Giambattista Notarangelo nell’aprile 2011, fu coinvolto nell’operazione “Medioevo”, la stessa che vide protagonista e condannato il cugino boss detto “Cintaridd”. Un’operazione, la “Medioevo”, che condannò il boss Angelo Notarangelo a 11 anni di reclusione, mentre l’odierna vittima Giambattista Notarangelo a 8 anni e 4 mesi di reclusione. Tra gli arrestati vi furono anche altre due persone che poi furono assolte. Sempre per la cronaca quell’operazione terminò con 7 ordinanze di custodia cautelare tutte eseguite a Vieste dai Carabinieri della Compagnia di Vico e del Reparto Operativo del Comando Provinciale di Foggia.

Ma il dato che emerge da quest’ultimo omicidio è la figura di Marco Raduano, ex braccio destro del boss Notarangelo, che nell’operazione “Medioevo” fu catturato e condannato a 8 anni e 4 mesi di reclusione. Ritornato in libertà vigilata, con orari ferrei sulle uscite, poco più di un anno fa, Raduano per un po’ di tempo si rese irreperibile, per poi ritornare spontaneamente grazie alle ricerche delle FF.OO. per alcuni presunti crimini che gli erano stati ascritti. Raduano emerge in quest’ultimo omicidio poiché dalla sua uscita dal carcere è stato ritenuto presumibilmente il futuro boss del locale clan mafioso, poiché scissionista dopo la morte del suo boss “Cintaridd”, e perciò sospettato numero uno di altri efferati agguati avvenuti nelle località garganiche. Solo ipotesi finora, sia chiaro!

Tuttavia la figura del Raduano balza sempre al centro di ogni omicidio di spicco che sul Monte Gargano, fin dal 2015, da quando morì il boss. L’elenco è pesante, come nomi e ruoli: da Vescera Giampiero, freddato nel gennaio 2016, a Onofrio e Vincenzo Notarangelo uccisi entrambe nel gennaio 2017, fino a Trotta Omar ucciso nel luglio del 2017, per proseguire con quelli scomparsi cui figura il nome di Pasquale Notarangelo, 26enne, nipote del boss, figlio del fratello morto Onofrio, non più ritrovato dal 24 maggio 2017. Mentre quelli scampati al cosiddetto “La mafia uccide solo d’estate”, e siamo solo agli inizi della primavera, come Girolamo Perna, per ora possono tirar un sospiro giacché sono oggetto di continui controlli delle forze di Polizia. Eppure Marco Raduano, detto “faccia d’angelo” o “pallone” il 21 marzo scorso fu oggetto di un agguato. Un commando in stile mafioso lo intercettò in località Scialara mentre stava ritornando nella sua abitazione dopo aver fatto visita al suocero che abita vicino. Un agguato che ferì il Raduano, poi trasportato e curato nell’ospedale di San Giovanni Rotondo. Sul luogo i Carabinieri trovarono 5 bossoli di fucile calibro 12, la stessa arma che freddò il suo ex capo “Cintaridd”, e che tra l’altro è l’arma “prediletta” dei mafiosi garganici per uccidere negli agguati. E ancora, Raduano per quest’ultimo omicidio potrebbe avere quella valenza come risposta all’agguato ricevuto. Una pista, delle altre seguite, al vaglio degli inquirenti, che non escludono, purtroppo, altri avvenimenti similari.

Come detto che se “La mafia uccide solo d’estate” come scritto nel libro dal noto Pif, al secolo Pierfrancesco Diliberto, con la partecipazione di Michele Astori e Marco Martani, allora la provincia di Foggia, in particolare il Gargano, si sta preparando a una nuova mattanza, la stessa che interessò la scorsa estate, e che da queste righe fu abbondantemente anticipata a marzo 2017 con articoli, dopo studi degli scenari prefigurati e attente valutazioni investigative giornalistiche.

Un dato è certo: se prima le faide ammazzavano in territori circoscritti, oggi le stesse, ma allargate, uccidono su spazi più ampi, in misura agli affari cui i vari clan mafiosi locali sono chiamati a trattare. Qui si parla da sempre di mafia, ma da poco è stata riconosciuta. Solo nel luglio 2017 la Corte d’Appello di Bari riconobbe come “aggravante di mafia” e condannò proprio l’odierna vittima, Giambattista Notarangelo, a sette anni e mezzo di reclusione nell’ambito del processo “Medioevo”. Ciononostante l’assassinato non aveva misure a suo carico, quanto scritto dalla raccolta dei dati concernenti. Una certezza, finalmente, che ha dato il “La” allo Stato e al Governo Italiano ad adottare misure carcerarie più coercitive e controlli più serrati col dispiego dello Squadrone eliportato Carabinieri Cacciatori "Calabria", a breve “Gargano” o “Puglia, che ad oggi si avvalgono anche della continua e stretta collaborazione con le altre FF.OO. (Baschi Verdi, ROS, SCO, Unità speciali militari varie, Servizi Segreti, etc…). Scelte “obbligate” ma necessarie dopo il quadruplo omicidio avvenuto il 09 agosto 2017 tra la Stazione di San Marco in Lamis e in prossimità dei binari sulla strada provinciale per Apricena dove fu ucciso il boss, dell’omonimo clan, Mario Luciano Romito e un suo fedelissimo, e dove rimasero vittime anche due incensurati, i fratelli Luciani.

Si spera che lo scenario criminale omicida sia anticipato dalle FF.OO. poiché versare sangue, di qualunque tipo e soggetto, è sempre una sconfitta per la giustizia.


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