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Teatro. Al Granteatrino casa di Pulcinella, con DELIRIODAMORE, sul palcoscenico i diversi aspetti dell'amore

Una immagine dello spettacolo. (foto M.C.) ndr.

di Maria Caravella

BARI, 5 APR. - Uno spettacolo avvincente, brillante, che ci mostra quello che può essere un aspetto dell'amore. DELIRIODAMORE è una performance firmata da L'occhio del ciclone Theater, spettacolo scisso in due rappresentazioni ben distinte, nelle quali il tema dominante è proprio il " Deliriodamore". La regia di Gianfranco Groccia fa leva su quelli che sono i canoni del teatro dell’assurdo, che nel nostro caso, porta sulla scena quello che può diventare "l’assurdo della vita di relazione". Una scenografia semplice, quella di Emanuele Hila, che ricalca degli interni, con un effetto luci importante realizzato da Nicola Santamato. Nella prima parte, i protagonisti sono due amanti, di cui non si conosce il nome, essi sviluppano una quotidianità difficile e soprattutto conflittuale, malmessa e priva di sicurezze, dove le parole anziché accarezzare, stritolano, in un continuo scontro verbale, che ferisce, umilia e non preserva da colpi sleali. 
Nei dialoghi si sfiora il patologico, l’ossessione, il delirio, il paradosso, con discussioni violente e sproporzionate su tematiche senza via di uscita. Nella seconda parte, sulla scena c'è l'ambiente borghese, contornato da editori e galleristi d’arte, che inquadra il tema del “tradimento”, protagonisti due amanti alle prese con le gabbie delle “illogiche” relazioni umane. C'è una moglie che tradisce il marito con il migliore amico quest'ultimo; sembrerebbe una storia piuttosto scontata, se non si trattasse di una narrazione all'incontrario. Di scena in scena, andando indietro nel tempo, gli eventi acquistano sempre più chiarezza, vengono precorsi particolari di una relazione d'amore che poi vengono pian piano chiariti. 
Si narra degli esordi di questa passione illegittima, dei due amanti, fino al suo frantumarsi nella banalità del quotidiano, per giungere ad una storia di naturale svilimento della stessa. Pian piano si materializzano la noia, gli ideali disillusi, la mancanza di fiducia, in una relazione extraconiugale che pone fine al suo essere con un conversazione algida e fiacca. Si tratta di una storia semplice e lineare di infedeltà coniugale, lontana da tesi moralistiche, che fa leva sull’umorismo, imbevuta di dialoghi scarni, essenziali, di una banale quotidianità solo apparente, perché per leggerne lo spessore è necessario andare oltre le righe, scavando tra le parole non dette, nella fisiognomica e soprattutto, nel linguaggio non verbale, nei gesti e negli sguardi. Qui il realismo diviene colonna portante dell’opera, con la riproduzione di quelle “maschere” a cui tanti artisti del Novecento hanno fatto riferimento, maschere che si indossano spesso nella vita di tutti i giorni, con diversi intenti, ma soprattutto per ilarità, bisogno, calore, compromesso, imperturbabilità. 
Siamo nel teatro dell’assurdo, che porta in scena l’assurdo della vita di relazione. Dove gli amanti, occupati ad insultarsi e umiliarsi reciprocamente, , non s’accorgono della morte che li circonda, del reale, della storia che accade al di fuori di quelle mura, come ad esempio i rumori, i bagliori delle bombe, la guerra che imperversa… da tutto ciò si evince una comicità amara che rende lo spettatore partecipe del dramma umano e dell’incomunicabilità dei protagonisti, tanto da far apparire tutto "assurdo", ma pensandoci bene, molto concreto, spaventosamente vicino alla realtà. Uno spettacolo, amabile, che si gioca nei tempi giusti, dove un talentuoso cast composto da: Lino De Venuto, Gianbattista De Luca, Umanuella Lomanzo e Tiziana Nuzzo, ben assemblato, riesce a valorizzare il ruolo di ciascun personaggio, conquistando il numeroso pubblico presente al Granteatrino casa di Pulcinella.



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