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Teatro. A Bisceglie l’anfitrione di Teresa Ludovico diventa mafioso

Una immagine dello spettacolo. (foto N.L.) ndr.

di Nicola Losapio

BISCEGLIE (BA), 7 APR. - Oggi 5 Aprile a Bisceglie ha approdato l’anfitrione, scritto riadattato e diretto da Teresa Ludovico, e formato da un cast di eccellenti attori e musicisti con indiscusse doti canore e recitative, come Giovanni Serratore interprete di Giove-Anfitrione Elettrione, Alessandro Lussiana nel ruolo di Mercurio-Sosia, Michele Schiano di Cola nel ruolo di Anfitrione, Irene Grasso in Alcmena, Demi Licata in Bromia, e Michele Jamil Marzella nel ruolo di un musicista-Dio. Non è mai facile rievocare e riadattare un testo vecchio di 2000 anni fa come quello di Plauto, non ho snaturato il testo iniziale, ma ho cercato di dargli una connotazione contemporanea, attraverso un linguaggio odierno facilmente riconoscibile e quindi identificabile. Non è stato per niente facile ma sono riuscita a portare in teatro questo progetto grazie anche al contributo degli attori, che sono davvero straordinari, un cast di attori da me voluto dopo una lunga ed attenta ricerca. 
Spero che oggi ne possiate piacevolmente apprezzare il contenuto, ha detto la Ludovico ai microfoni della Gazzetta Meridionale, mentre si ode una voce che lo spettacolo sta per avere inizio. La scena appare cupa, tenebrosa, priva di quinte, e con cinque specchi girevoli. Lo scenografo Vincent Longuemare ha pensato bene di coordinare una scenografia scarna ma adeguata con le movenze e i dialoghi dinamici e frizzanti degli attori. In sala si ode il classico vocio: c’è chi si guarda intorno, chi coglie gli ultimi istanti per un sorriso con l’amico vicino, e chi guarda il suo doppio negli specchi della scenografia, specchi capaci di creare momenti comici e divertenti durante lo spettacolo. La trama ambientata a Napoli nei giorni nostri, ruota intorno a sei attori e un musicista, che si incalzano vorticosamente alla ricerca della propria identità in un folle Sud, dove quel che si è non è sempre quel che si deve essere, dove il furto e la costruzione fittizia dell’identità altrui diventa una priorità. E’ Alessandro Lussiana interprete del Dio Mercurio, e con look da drag queen che rompe il silenzio della platea e porta gli spettatori all’interno della trama. 
La trama porta Giove ad innamorarsi di Alcmena che riuscirà a sedurre e partorire il semidio Ercole, prendendo il posto e le sembianze del marito Anfitrione, impegnato in guerra con il suo esercito. La Ludovico nello scritto ha pensato e trasfigurato gli eserciti nemici in clan stile gomorra con le tipiche intimidazioni e prepotenze che alimentano lotte intestine tra le famiglie. Anfitrione uccide Elettrione, il padre di Alcmena, la stessa Alcmena che poi accoglie l’invito a sposarlo a condizione che lo stesso ammazzasse gli assassini dei suoi fratelli. Intanto anche Sosia il servo fedele di Anfitrione diventa un doppio e perde la sua identità derubata da Mercurio. Mentre come in Molière, la serva di Alcmena, Bromia è la compagna di Sosia che entra inevitabilmente in conflitto con la coppia principale di Anfitrione e Alcmena, creando ulteriore confusione con la realtà dei doppi. 
Emozionanti gli inserti musicali suonati per gli Dei dal musicista Michele Jamil Marzella con un suono spirituale del radong, una lunga tuba del Tibet suonata nelle puja, cerimonie del buddismo tibetano, alternata da un trombone a differenziare il mondo deturpato degli uomini. Un intreccio continuo tra un sopra e un sotto, tra luci e ombre, realtà e finzione, verità e illusione, dove la moltiplicazione del sé, si alternano in un continuo gioco di rimandi, attraverso i dialoghi serrati e comici, e sequenze di movimento dell’elasticità dei corpi degli attori. Un epilogo Pirandelliano dove l’io si disgrega, si indebolisce, si smarrisce, i suoi confini si fanno labili, la crisi di identità e di persona che risente evidentemente dei grandi processi in atto nella realtà contemporanea.



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