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Libri. Lo stermino dei Romanov, uno dei più gravi delitti di cui si macchiò Lenin

La copertina del libro. (foto com) ndr.
In un bellissimo libro di Luciano Garibaldi l'agghiacciante racconto di una strage storica


di Aldo Ligabò

BARI, 19 MAG. - Si stava concludendo la Prima Guerra Mondiale e con essa si chiudeva la secolare storia degli Zar di Russia. La famiglia Romanov compresi figli e domestici furono barbaramente truicidati per eseguire il volere di Lenin. Secondo un'autorevole ricostruzione i componenti della famiglia imperiale furono prima feriti con colpi di pistola alla nuca e poi finiti con la baionetta. La pubblicistica sulla rivoluzione d'ottobre del 1917 nonchè sul bolscevismo ed il menscevismo è a tutt’oggi sterminata. Tuttavia la vicenda dell'eccidio dei Romanov è stata piuttosto trascurata dalla storiografia fino a pochi mesi fa. Uno dei più grandi storici del Novecento, Luciano Garibaldi, già autore di libri cult quali: “La pista inglese” su chi uccise veramente Benito Mussolini, “L’altro Italiano” sul grande patriota Edgardo Sogno, prima osannato dalla sinistra italiana e poi perseguitato dalla magistratura per le sue idee anticomuniste, recentemente ha scritto un bel saggio sull’argomento, intitolato: “Uccidete lo Zar! Lo sterminio dei Romanov”, pubblicato dalla casa editrice scaligera Gingko Edizioni. 

Il libro, oltre ad avere uno stile impeccabile, è arrichito dalla presentazione dello studioso Matthew Dal Santo già docente universitario in Australia, Inghilterra e Danimarca. Garibaldi, con il suo stile di scrittura tipico del giornalista d ìnchiesta, ricostruisce alla perfezione sia gli ultimi giorni della famiglia Romanov sia la situazione politica che imperava in quel periodo in Russia. Racconta, altresì, i più minuziosi dettagli del modus operandi degli assassini nonchè del fallito tentativo di salvare la famiglia Romanov da parte dell’MI6 (l’intelligence inglese n.d.a.) ordinato dal sovrano britannico, cugino dello zar. L’imperatore russo ha, molto probabilmente, firmato la sua condanna a morte per due ragioni. La prima risale al 1914 quando, durante la grande guerra, si schierò con i Paesi aderenti alla Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia ed Italia n.d.a.) coinvolgendo il suo popolo in un conflitto poco sentito. La seconda invece si colloca verso la fine del gennaio 1917, quando scoppiarono massicci scioperi della classe operaia nella capitale Pietrogrado, che paralizzarono l’attività industriale. Di fronte alla rivolta operaia subì l’iniziativa bolscevica senza reagire con decisione. Nicola II, ormai sotto pressione da molto tempo, decise di abdicare. 

A causa di gravi motivi di salute che affliggevano il suo primogenito Alessio fu costretto ad abdicare in favore del fratello che però declinò. I bolscevichi gli impedivano di lasciare la sua residenza a Zarskoje Selo appena fuori la capitale. Ad aprile del 1918 per ordine del governo russo la famiglia imperiale, a bordo di un treno speciale, si trasferì a Ekaterinburg negli Urali. Qui il soggiorno dei Romanov divenne insostenibile. Angherie ed umiliazioni si fecero sempre più frequenti. Le figlie dell’imperatore erano costrette a dormire per terra e a fare i propri bisogni di fronte alle guardie rosse che sghignazzavano. Lo zar realizzò che l’epilogo era ormai prossimo. Queste vessazioni finirono il 17 luglio 1918. Dopo la pace con la Germania, l’autorità dei Soviet decise di processare lo zar. La pubblica accusa sarebbe stata rappresentata da Trotzky. Per evitare una possibile liberazione della famiglia imperiale da parte della Legione cecoslovacca, Lenin diede ordine di uccidere immediatamente tutti i membri della famiglia Romanov. Non c’era tempo per un processo, neanche sommario. Per il bene dei compagni lavoratori era legittimo anche l’assassinio. Anche questo è stato il comunismo.



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