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Teatro. Al Di Cagno la Compagnia Teatrale di Roccamonfina reiterpreta “Non è vero ma ci credo”

Una immagine dello spettacolo. (foto M.C.) ndr.

di Maria Caravella

BARI, 18 MAG. - Dopo l' allontanamento artistico dal fratello Eduardo, Peppino De Filippo si dedicò sempre nella sua produzione teatrale, cinematografica e televisiva alla commedia brillante diventando un punto di riferimento della comicità italiana. “Non è vero ma ci credo”scritta nel 1942, è una delle sue più famose e riuscite commedie, di cui esiste anche una versione televisiva e da cui è stato tratto un film, dove vengono messe in scena le paure legate alla superstizione di ogni essere umano, particolarmente in voga in quegli anni. La storia è quella del commendatore Gervasio Savastano tormentato dalla superstizione. I suoi affari non vanno bene e lui ritiene che la colpa sia di un suo impiegato, Belisario Malvurio, cui attribuisce un influsso negativo. Anche in famiglia ci sono problemi: sua figlia Rosina si è innamorata di un giovane impiegato, che il commendatore ritiene non all'altezza della ragazza. 

All'improvviso, però, la fortuna sembra ricordarsi di lui; in azienda si presenta ad un colloquio di lavoro un giovane, Alberto Sammaria, gobbo, e con il suo arrivo gli affari cominciano di colpo ad andar bene. Anche la figlia del commendatore sembra aver ritrovato la serenità, il giovane di cui era perdutamente innamorata è diventato un lontano ricordo. Tutto sembra filare liscio, ma il diavolo ci mette lo zampino: Alberto Sammaria confessa al commendatore di essersi innamorato di Rosina, e per questo motivo è costretto a dare le dimissioni. Il commendatore è disperato, ma troverà una soluzione: convincerà sua figlia a sposare Sammaria. Dopo un iniziale resistenza, la ragazza si convince; ma un incubo sconvolge i sogni del commendatore: che i suoi nipotini ereditino il difetto fisico di Sammaria. Il matrimonio si celebra, ma il commendatore non riesce ad allontanare i suoi timori e comunica ai ragazzi la sua intenzione di invalidare le nozze; ma a questo punto scoprirà di essere stato raggirato: Sammaria non è altri che il giovane di cui Rosina era sempre stata innamorata e la gobba era solo un artificio per consentirgli di entrare nelle grazie del futuro suocero. 

Il commendatore cede all'amore dei due giovani, anche perché, pure se non è gobbo, Sammaria ha portato bene. Nella nostra storia la mentalità del Commendatore influenzerà e coinvolgerà le persone che gli vivono accanto: da una parte c’è chi lo seguirà in questo mondo di superstizione, c’è chi non oserà contrastarlo… E c’è chi , invece, ne prenderà spunto per agevolare il destino. Sul palciscenico del Teatro di Cagno di Bari, nel portare in scena la commedia Gaetano Caruso che ne ha curato l'adattamento e la regia si è attenuto principalmente al canovaccio originale, ma nella revisione dei dialoghi ha preso spunto dalla versione televisiva ritenendo le battute di quest'ultima più efficaci, aggiungendone anche alcune personalizzate, frutto di una caratterizzazione specifica di alcuni personaggi. 

Il protagonista, il commendatore Savastano, è stato abbozzato, marcando la sua vena emotiva, alleggerendo, la figura eccessivamente dispotica messa in scena da Peppino. La scenografia di tipo tradizionale è composta da un numero limitato di pezzi al fine di agevolarne il trasporto, in quanto la Compagnia Teatrale di Roccamonfina si sposta parecchio portando il Teatro anche nelle piazze. Considerando impresa ardua quella di confrontarsi con un testo importante come questo, riteniamo di valutare il lavoro rappresentato di grande volontà e impegno da parte dell'intero cast e per questo vogliamo ricordare tutti i personaggi ed interpreti: Antonio Carlo de Pippo (commendator Savastano), Assunta Gox (Teresa Savastano), Alessandra Parificato (Rosina Savastano), Santo di Maso (avvocato Donati), Francesco Baoramaro (ragioniere spirito), Modesto Feole (ragionier Belisario Malvulio), Mariagrazia Sciacca (Mazzarella), Gianluca Iarrotta (Alberto Sammaria), Francesca Feole (Tina), Girolamo Brosco nel ruolo di Muscello, Irene Sciacca e Vincenzo Costantino nei panni di alcuni invitati.



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