Italia Loves Sicurezza “Il 7 gennaio 2020 riapriamo le scuole con la prima ora ricordando la sicurezza stradale”
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ROMA, 03 GEN. (Com. St.) - Grazie ad un'idea della Ambassador Valentina Vangi il network di Italia Loves Sicurezza (https://italialovessicurezza.it/), hashtag #italialovessicurezza, invita tutti gli insegnanti delle scuole secondarie Italiane a dedicare la prima ora della riapertura delle scuole il 7 Gennaio al tema della sicurezza stradale. Sull'onda della recente disgrazia che ha coinvolto due giovani ragazze a Roma riteniamo sia utile favorire una profonda riflessione nella convinzione che la Scuola sia il luogo deputato per creare conoscenza e cultura e consapevoli che la battaglia contro gli incidenti, si combatte attraverso un cambiamento culturale.
Siamo a Roma, la sera del 21 dicembre. Due ragazze di 16 anni, Gaia e
Camilla, attraversano una strada ad alto scorrimento e vengono
investite e uccise da un SUV guidato da Pietro, il figlio ventenne di un
famoso regista. Una vicenda che ha fatto notizia e che ha sicuramente
scosso molti di noi, con il pensiero che corre naturalmente alle tante
giovani vite distrutte in un solo istante. Ma ogni giorno di incidenti
mortali come questi sulle strade italiane ce ne sono NOVE che
coinvolgono, ragazzi, adulti, automobilisti, passeggeri, pedoni,
ciclisti e motociclisti. Più di 3 mila ogni anno.
Nella convinzione che la Scuola sia il luogo deputato per creare
conoscenza e cultura e consapevoli che la battaglia contro gli
incidenti, si combatte attraverso un cambiamento culturale, il movimento
“Italia Loves Sicurezza” chiede agli Insegnanti italiani di contribuire
alla creazione di una cultura incentrata sulla prevenzione e sulla
consapevolezza che amare la vita significhi vivere in sicurezza. Da anni
il movimento Italia Loves Sicurezza agisce per sensibilizzare giovani e
adulti a riflettere in maniera profonda su questi temi e ad agire per
cambiare profondamente la cultura della sicurezza In Italia. A questo
fine si invita gli Insegnanti delle Scuole Secondarie Italiane a
dedicare la prima ora di lezione di martedì 7 gennaio, giorno di ripresa
delle attività scolastiche, ad affrontare in classe il tema dei
comportamenti sulla strada (in quanto pedoni, automobilisti, ciclisti,
...), magari proprio a partire dal recente caso dell’incidente di Roma
che è costato la vita alle due studentesse sedicenni. Quello che conta è
far parlare prima di tutto i ragazzi aiutandoli a riflettere sui
comportamenti collettivi e, perché no, all’autocritica, per renderli più
consapevoli e partecipi di un problema che li riguarda, purtroppo,
molto da vicino. Di seguito si propone un testo da far leggere agli
studenti e da cui far partire una discussione. Il testo può essere
modificato, tagliato, ampliato, salvaguardando la finalità di far
riflettere sul necessario cambiamento culturale quale leva per ispirare
comportamenti sicuri in ogni contesto. Come ulteriore strumento a
supporto proponiamo anche alcune risorse video prodotte da Fondazione
LHS disponibili nella playlist “Sicurezza Stradale Scuole” nel canale
YouTube “fondazione LHS” tra cui:
- il video Making Magic in Traffic, che usa l’ironia amara per affrontare il tema della sicurezza stradale e in particolare della disattenzione a causa del telefonino, di cui i ragazzi sono sempre più spesso vittima.
- il video Allacciala o Scendi per sensibilizzare autisti e passeggeri all'utilizzo delle cinture di sicurezza.
- un estratto del Safety Leadership Event 2018 nel quale viene raccontata la storia delle 7 ragazze italiane morte nell'incidente autobus durante il viaggio Erasmus in Spagna due anni fa.
- i video musicali di due canzoni scritte per supportare le finalità del movimento di Italia Loves Sicurezza da parte del gruppo rock SOS (Ancora Vivere) e del rapper D Trip (Jim’s Story)
Invitiamo TUTTI, insegnanti e studenti a fare, per quanto possibile,
qualcosa di realmente utile per non lasciare senza traccia queste e
tutte le altre vittime, della strada ma anche e soprattutto vittime del
nostro modo di fare le cose qui, ovvero la nostra cultura. Gli
interventi effettuati potranno essere registrati da parte degli
insegnanti sul portale www.italialovessicurezza.it e in questo modo contribuire come Ambassador alla campagna nazionale di Italia Loves Sicurezza 2020.
Proposta di un testo da leggere e commentare (Il testo può essere modificato, tagliato, ampliato, salvaguardandone la finalità).
L’inizio delle ultime vacanze di Natale, per milioni di studenti
italiani, è stato aperto da una notizia tragica, un evento nefasto per
due studentesse romane, un dolore immenso e incommensurabile per le loro
famiglie. Siamo a Roma, la sera del 21 dicembre. Due ragazze di 16
anni, Gaia e Camilla, attraversano una strada ad alto scorrimento e
vengono investite e uccise da un SUV guidato da Pietro, il figlio
ventenne di un famoso regista. Una vicenda che ha fatto notizia e che ha
sicuramente scosso molti di noi, con il pensiero che corre naturalmente
alle tante giovani vite distrutte in un solo istante. Possiamo
rientrare nelle aule della nostra scuola, affrontare la ripresa
dell’anno scolastico, indifferenti a questa tragedia e a ciò che l’ha
provocata? La risposta è no. Spesso episodi come questo ci sconvolgono,
ma poi ce ne dimentichiamo in fretta. Leggiamo le cronache sui giornali
con tristezza e rabbia per qualche giorno, poi ci acquietiamo,
soprattutto una volta trovato il colpevole, ritorniamo a fare le nostre
vite, sperando che non accada a noi, ai nostri figli, ai nostri parenti e
amici. Ma così, purtroppo, non cambia nulla. Perché in Italia ci sono
nove vittime della strada ogni giorno, di cui due sono pedoni investiti.
Domani ci sarà un altro incidente, e dopodomani ancora, anche se non ne
sentiremo per forza parlare sui giornali, perché magari farà meno
“notizia”. Ma non per questo si eviteranno altre morti, altre famiglie
spezzate; si darà la colpa di volta in volta all’abuso di alcol, alle
distrazioni del telefonino, all’alta velocità, all’incuria per la
manutenzione delle strade - tutte, si badi bene, colpe gravissime. Ma
l’assassino che agisce subdolamente nel profondo, quello resta impunito.
Perché il colpevole di queste morti sulla strada è uno solo: la nostra
CULTURA (o non-cultura), il nostro modo “NORMALE” di fare le cose. Al di
là delle responsabilità che verranno accertate dalle indagini e dai
processi per il fatto specifico, dobbiamo diventare tutti più
consapevoli che ad uccidere Gaia e Camilla, e tutte quelle nove persone
che ogni giorno perdono la vita sulle strade, è stato un insieme di
comportamenti e abitudini, di convinzioni e sensibilità: un certo tipo
di “cultura” diffusa, che ci porta spesso a sottovalutare il rischio e a
sovrastimare la nostra possibilità di affrontare i pericoli. Non è
forse vero che per chi nasce e cresce in Italia è NORMALE attraversare a
piedi col semaforo rosso, non fermarsi con l’auto alle strisce
pedonali, infrangere il codice della strada, superare i limiti di
velocità (magari appena passato l’autovelox), non indossare le cinture
di sicurezza sui sedili posteriori o farsi distrarre dal telefono
durante la guida? Quante volte noi per primi abbiamo messo in atto
questi comportamenti, senza renderci conto che così mettiamo in pericolo
non solo noi stessi e chi ci sta attorno, ma anche chi ci guarda, ci
ascolta e impara da noi? I ragazzi crescono imbrigliati in questo modo
di agire, lo imitano, lo replicano, lo portano alle estreme conseguenze.
Se vogliamo cambiare le cose, dobbiamo riconoscere che l’assassino è,
prima di tutto, la nostra cultura, cioè il modo in cui facciamo le cose,
o tolleriamo che vengano fatte. Chiediamoci se siamo complici
nell’alimentare questa cultura. Così come è NORMALE poi pretendere
“giustizia” e chiudere il caso non appena si è trovato il capro
espiatorio, senza invece chiedersi innanzitutto PERCHÉ scegliamo ad
esempio di attraversare la strada dove capita, metterci al volante in
condizioni proibitive, superare i limiti di velocità, essere distratti
dal cellulare o non allacciare la cintura sui sedili posteriori o sui
bus. E potremmo andare avanti con tanti altri esempi. Ma attenzione, la
colpa non è solo di chi muore. C’è un killer, un killer che usa astuzia e
spietatezza. Che beneficia della complicità di tanti, ad esempio di
tutti quelli che in precedenza hanno attraversato quella strada in
quello stesso modo, di tutti quelli che si sono messi alla guida in quel
modo, di tutti quelli che non hanno allacciato quella cintura, etc...
Per questo ogni volta dovremmo chiederci: “chi hanno imitato? quanti
prima di loro lo hanno fatto? quando è stato fatto la prima volta? chi
era lì accanto che cosa ha pensato? che cosa poteva fare?” A volte si
vuole mostrare al gruppo o a se stessi di “essere capaci di farlo”,
puntando sulla fortuna, sulla probabilità: “si sa, 99 volte su 100 non
succede niente”. Ma talvolta si sommano gli effetti di comportamenti che
sfidano il pericolo e quello che non doveva accade, quello che non era
nelle nostre intenzioni avviene e ci uccide… Il nome del killer allora è
sempre lo stesso: quella cultura definita come “modo di fare le cose".
Ed è per questo che non possiamo considerare quello di Roma un CASO
CHIUSO, perché il vero assassino, se non ne parlassimo più, colpirebbe
ancora, sempre indisturbato, dal momento che noi continuiamo ad
accettare che qualcuno possa considerare normale avere comportamenti che
sono la negazione della vita. E allora qui, TUTTI noi insegnanti e
studenti, abbiamo la responsabilità e l’opportunità di contribuire
insieme ad iniziare un cambiamento culturale, affinché non possa mai più
essere considerato da nessuno NORMALE che nove persone siano ogni
giorno il prezzo da pagare per questo nostro modo di vivere. Scegliamo
di esercitare una influenza positiva, di essere un esempio positivo,
difendendo il bene più prezioso che abbiamo, LA VITA. Creiamo tutti
insieme una nuova cultura, un nuovo modo di fare le cose che ci aiuti a
proteggere il nostro futuro e quello degli altri.
Italia Loves Sicurezza è un movimento
di persone unite dalla stessa passione per salute e sicurezza. È un
network di uomini e donne che credono nella necessità di rivoluzionare
il modo in cui questi temi sono comunicati e vissuti, adottando canali
di comunicazione basati sulla partecipazione, sul coinvolgimento,
sull’emozione. È lo spazio dove gli Ambasciatori della Sicurezza si
riuniscono, si confrontano e si mettono a disposizione gli uni degli
altri, per far circolare idee, strumenti, progetti e informazioni utili
al cambiamento culturale. È un luogo di cooperazione e condivisione, con
il solo obiettivo di raggiungere il fine comune della sicurezza.
#Safety4Future
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