Cronaca. Frodavano l’INPS. [VIDEO] La Guardia di Finanza di Barletta scopre la truffa aggravata e ferma 21 persone
Il provvedimento emesso dal G.I.P. del Tribunale di Foggia, su richiesta della Procura della Repubblica, costituisce l’epilogo di una complessa attività di polizia giudiziaria effettuata mediante indagini tecniche (intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali) nonché servizi di osservazione, riscontro e pedinamento, ha disarticolato un pervicace sodalizio criminoso dedito alle truffe ai danni dell’Istituto Nazionale della Previdenza Sociale in relazione a fittizie assunzioni in agricoltura.
In particolare, le indagini svolte da parte delle Fiamme Gialle di Barletta hanno consentito di disvelare l’esistenza di un complesso, sistematico e radicato meccanismo fraudolento perpetrato dal sodalizio criminoso mediante tre società di commercio all’ingrosso di prodotti ortofrutticoli, operanti nel comune di San Ferdinando di Puglia (BT) e riconducibili ad un unico dominus che si avvaleva di tre procacciatori di manodopera, i quali erano attivi e reclutavano falsi braccianti agricoli sulle piazze dei comuni di San Ferdinando di Puglia (n. 10 soggetti), Trinitapoli (n. 4 soggetti), Margherita di Savoia e Barletta (n. 3 soggetti).
In tale contesto, il sistema fraudolento era basato sulla falsa assunzione da parte delle tre società di circa 300 braccianti agricoli residenti nella provincia di Barletta-Andria-Trani, per poi procedere al successivo licenziamento degli stessi, in modo tale da creare “artificiosamente” i presupposti per beneficiare delle indennità di disoccupazione e/o maternità corrisposte dall’Istituto Previdenziale
I rapporti di lavoro fittizi si protraevano, infatti, per il periodo strettamente necessario ai fini del riconoscimento della spettanza dei citati strumenti di protezione sociale, ordinariamente istituiti a supporto di soggetti effettivamente destinatari di provvedimenti di cessazione dal lavoro subordinato.
Le attività d’indagine condotte dai finanzieri di Barletta si sono basate, dapprima, sull’effettuazione di sopralluoghi ed accertamenti nei confronti delle citate società agricole rilevando sin da subito una consistente sproporzione delle assunzioni dei lavoratori rispetto al reale fabbisogno e che l’inquadramento riservato agli stessi risultava assolutamente incoerente rispetto alla natura delle imprese.
Successivamente, sono stati eseguiti mirati approfondimenti di natura economico-finanziaria, sostanziatisi nell’acquisizione ed analisi della documentazione contabile e bancaria delle società oggetto d’indagine, nonché nell’effettuazione di interrogazioni e rielaborazioni massive dei dati rilevati mediante le Banche Dati ed agli strumenti di informatica operativa a disposizione del Corpo.
L’insieme degli elementi indiziari sopra descritti sono stati ulteriormente supportati dagli esiti delle indagini finanziarie condotte sui conti correnti intestati sia all’azienda che ai soggetti individuati quali ideatori e promotori dello schema fraudolento in esame.
Nel corso della corposa attività investigativa, fondata su attività di intercettazione, perquisizioni ed analisi del contenuto dei dispositivi sequestrati agli indagati, di acquisizione documentale e di escussione delle persone informate sui fatti, si è infatti avuto modo di riscontrare che le suddette condotte delittuose sono state poste in essere mediante la costituzione e/o la gestione di tre società agricole, tutte riconducibili di fatto allo stesso sodalizio criminale ed adoperate per la fittizia assunzione di personale, stante l’assenza di attività lavorativa concretamente prestata, al solo fine di consentire la percezione indebita di indennità di disoccupazione in seguito al licenziamento (anch’esso fittizio) e il conseguimento di settimane utili ai fini pensionistici.
I soggetti assunti dalle anzidette società, a distanza di un lasso temporale utile a far maturare i diritti previsti dalla normativa vigente, venivano licenziati e, in virtù dell’originario pactum sceleris presentavano domanda di indennità di disoccupazione che, una volta indebitamente ottenuta e accreditata, veniva dagli stessi riversata nelle mani del dominus del sodalizio criminoso: le citate condotte illecite poste in essere generavano, dunque, non solo un immediato quanto ingente nocumento all’Ente Previdenziale (I.N.P.S.) ma, soprattutto, in prospettiva futura non solo la fittizia creazione di pensioni di braccianti agricoli pur non avendo mai esercitato, di fatto,
Tali attività hanno permesso di sugellare le ipotesi investigative delle Fiamme Gialle di Barletta confermando la fittizia inconsistenza delle operazioni poste in essere dalle società oggetto di indagine, nonché l’assenza di movimentazioni riconducibili al pagamento delle retribuzioni dei numerosi dipendenti assunti in tale periodo.
Definite nel dettaglio tutte le circostanze di rilievo penale connesse al contesto fraudolento descritto, i finanzieri hanno dunque proceduto alla quantificazione degli emolumenti previdenziali indebitamente percepiti, sviluppando un’attività di geo-referenziazione delle erogazioni basata sulle sedi competenti per la liquidazione delle indennità erogate a ciascun beneficiario illegittimo, determinando indebite percezioni erogate per un importo complessivo pari ad euro 98.380,00 ed un mancato versamento delle ritenute previdenziali ed assistenziali operate sulle retribuzioni dei lavoratori dipendenti ammontanti ad euro 460.986,00.
Considerato l’elevato valore indiziario degli elementi raccolti nel corso della complessa attività d’indagine, questa Procura, in virtù delle perniciose e radicate condotte illecite messe in atto dal sodalizio criminoso, ha avanzato richiesta di misure cautelari personali al fine di inibire in tale contesto territoriale il consolidamento dei vantaggi derivanti dalle forme più insidiose di criminalità economico-finanziaria.
Il G.I.P., aderendo alla predetta richiesta, ha quindi emesso l’ordinanza di applicazione di custodia cautelare personale nei confronti di 21 soggetti e, in particolare:
(1) un soggetto, per la misura della custodia cautelare in carcere;
(2) cinque soggetti, per la misura degli arresti domiciliari;
(3) quindici soggetti, per della misura dell’obbligo di dimora nei paesi di residenza.
Gli esiti dell’attività d’indagine costituiscono un’ulteriore testimonianza del costante presidio della legalità economico-finanziaria esercitato dalla Procura della Repubblica di Foggia, in stretta sinergia con la Guardia di Finanza, al fine di salvaguardare, ancor più incisivamente nell’attuale momento storico connotato dalla persistente emergenza epidemiologica COVID-19, l’integrità dei bilanci pubblici e del corretto impiego delle risorse destinate al sostegno delle fasce più deboli della collettività, intervenendo incisivamente nei contesti caratterizzati da particolare complessità, sia sotto il profilo giuridico-normativo che tecnico-operativo.
Le attività finalizzate al contrasto dei fenomeni dell’illecita percezione di erogazioni pubbliche mirano a restituire a chi ne ha effettivamente bisogno ciò che è stato loro illegittimamente sottratto e si innestano nelle più ampie linee d’azione del Corpo, orientate alla Tutela della Spesa Pubblica.
In tali contesti meritoria l’azione della Guardia di Finanza che, quale polizia economico-finanziaria, si colloca quale saldo baluardo a difesa del bilancio dello Stato per la repressione dei gravi fenomeni di frodi alla spesa pubblica, ai cittadini e agli imprenditori rispettosi delle regole, al fine di assicurare la tutela delle uscite e del bilancio dello Stato e, soprattutto, l’equità sociale quale condizione fondamentale del benessere della collettività in un particolare momento di sofferenza della finanza pubblica anche in relazione al disagio finanziario e sociale per il rischio sanitario legato alla diffusione epidemiologica del COVID-19.
lagazzettameridonale.it © All Rights Reserved (Tutti i diritti di questo articolo sono Riservati)
Nessun commento