Con la “frode carosello” per oltre 13 milioni di euro, imprenditori indagati nel barese
BARI, 18 MAG. (Com. St.) - A seguito di
una complessa indagine coordinata dalla Procura della Repubblica presso il
Tribunale di Bari, la Compagnia di
Monopoli ha individuato un’articolata “frode carosello”, basata sull’emissione
e sull’utilizzo di fatture false,
nella quale sarebbero coinvolte numerose imprese attive nel settore del
commercio all’ingrosso di pallet (si
tratta di accertamenti attualmente nella fase delle indagini preliminari, che
necessitano, pertanto, della successiva
verifica processuale in contraddittorio con la difesa).
L’attività ha
tratto origine dall’approfondimento di alcune anomalie emerse nel corso di una
verifica e di un controllo fiscale
nei confronti di una società e di una ditta individuale del sud – est barese,
entrambe operanti nel settore
economico di interesse.
Nello specifico, erano sorti sospetti
sulla veridicità dei rapporti commerciali intercorsi, almeno a partire dal 2014, tra le imprese
controllate e le molteplici controparti (clienti e fornitori) tutte accomunate dalle caratteristiche tipiche
delle società “fantasma” (cd. “cartiere”): destinate ad essere cessate
dopo brevissimi periodi di operatività, pur conseguendo
crescite esponenziali del volume d’affari ed essendo prive di una reale organizzazione economica e di idonee strutture
organizzative e mezzi aziendali; formale
rappresentanza attribuita ad
inconsapevoli “prestanome” o “teste di legno”; mancato assolvimento degli
obblighi contabili, dichiarativi e di
versamento delle imposte dovute.
Secondo l’impianto
accusatorio formulato all’esito
delle successive investigazioni delegate, le imprese pugliesi in argomento si inserirebbero in un più
ampio sodalizio criminoso che coinvolgerebbe oltre trenta soggetti economici dislocati su tutto il territorio
nazionale e facenti capo a meri “prestanome”. Nell’ambito della frode fiscale, le imprese baresi acquisterebbero
pallet usati dal mercato nero facendo emettere dalle “cartiere” le relative fatture, allo scopo di
mascherarne la reale provenienza. Dal punto di vista finanziario, le provviste economiche per far fronte a tali costi,
chiaramente sostenuti in denaro contante, sarebbero conseguite mediante l’emissione di numerose “autofatture”,
sempre di importo inferiore ai tremila euro (limite di utilizzo del contante all’epoca dei fatti), alle quali farebbero
sistematicamente seguito prelievi della liquidità necessaria presso gli istituti di credito di riferimento.
Nel complesso,
la presunta frode fiscale avrebbe consentito alle due imprese baresi di evadere
al Fisco I.V.A., I.Re.S. ed I.R.Pe.F.
per oltre 6.000.000 di euro. Pertanto, è stato eseguito un provvedimento di
natura cautelare reale emesso dal
G.I.P. del Tribunale di Bari su richiesta della Procura della Repubblica
competente, avente ad oggetto il
sequestro preventivo di disponibilità finanziarie, beni immobili/mobili
registrati nei confronti degli amministratori (di diritto e di fatto
dei soggetti economici coinvolti), in capo ai quali
sono stati ravvisati gravi indizi di reato
per le fattispecie di “dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o
altri documenti per operazioni inesistenti”, “emissione di fatture
o altri documenti per operazioni inesistenti” e “dichiarazione infedele”.
L’attività
delle Fiamme Gialle baresi ha inoltre permesso, anche con l’ausilio di altri
Reparti del Corpo, di identificare il
presunto promotore dell’organizzazione operante nella Regione Campania, luogo
in cui venivano delineati sia i ruoli sia le competenze di ogni singolo
consociato, nonché il modus operandi
del disegno criminoso che avrebbe sottratto a
tassazione oltre 13 milioni di euro.
La presente
attività di servizio costituisce un’ulteriore testimonianza del costante
presidio economico-finanziario esercitato
dalla Guardia di Finanza del Comando Provinciale di Bari - in stretta sinergia
con la Procura della Repubblica di
Bari - per la repressione del grave fenomeno dell’evasione fiscale, a tutela
dei cittadini, degli imprenditori e
dei professionisti rispettosi delle regole, al fine di assicurare l’equità
sociale quale condizione fondamentale
del benessere della collettività.
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