Bari. Sequestrati beni ad imprenditore attiguo alla cosca Grande Aracri
Bari. Sequestrati beni ad imprenditore. (foto Gdf) ndr.
di Redazione
BARI, 20 DIC. (COMUNICATO STAMPA) - In data odierna, su delega della Direzione Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo, il Servizio Centrale
Investigazione Criminalità Organizzata (S.C.I.C.O.), con la collaborazione del G.I.C.O. del Nucleo PEF di
Bologna e dei Nuclei PEF di Reggio Emilia, Parma, Mantova, Crotone e La Spezia, ha dato esecuzione ad un
provvedimento di sequestro preventivo di beni, emesso dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale di
Bologna nei confronti di un imprenditore di origini calabrese, ritenuto attiguo alla cosca di ‘ndrangheta
GRANDE ARACRI.
In particolare, sono stati sottoposti a sequestro beni e partecipazioni di nove società per un ammontare di oltre €
300.000. Le indagini sono scaturite a seguito di un’interdittiva antimafia, emanata dalla Prefettura di Reggio
Emilia, nei confronti di una serie di società , operanti nel settore edile, riconducibili al citato imprenditore ed
inserite, inizialmente, nel circuito delle imprese preposte all’opera di ricostruzione avviata successivamente
all’evento sismico del 2012 che ha interessato le province di Bologna, Modena, Ferrara, Mantova e Reggio
Emilia.
Alla luce del provvedimento interdittivo, la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo ha delegato al
Servizio Centrale una serie di approfondimenti, anche sotto il profilo patrimoniale, al cui esito è emersa, da un
lato, una evidente sproporzione patrimoniale rispetto alla sua capacità reddituale lecita; dall’altro, la presenza di
elementi significativi circa la pericolosità sociale dell’imprenditore in relazione all'asservimento delle sue attivitÃ
economiche, con l’emissione di false fatturazioni e con l’assunzione della qualità di prestanome, agli interessi
della cosca di ‘ndrangheta GRANDE ARACRI, sodalizio criminale operante nella provincia di Crotone (KR)
con importanti ramificazioni anche in territorio emiliano così come testimoniato, tra le altre, dall’operazione
Aemilia con cui, nel 2015, sono state arrestate 160 persone tra Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto,
Calabria e Sicilia, per i reati, tra gli altri, di associazione mafiosa, estorsione ed intestazione fittizia di beni e il
cui iter giudiziario ha già avuto da parte della Corte di Cassazione conferma della sentenza di condanna per oltre
70 posizioni.
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