COSTA CONCORDIA. SCHETTINO LIBERO: UNA MANO DIVINA SULLA MIA TESTA
di Redazione
ROMA - Sull'istanza di revoca degli arresti domiciliari al comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, proposta dai suoi difensori, il pubblico ministero aveva espresso parere favorevole indicando la sostituzione con la misura dell'obbligo di dimora. Schettino era agli arresti domiciliari dal 17 gennaio 2012. Il gip, nel motivare la sua ordinanza, diffusa dalla stessa difesa del comandante, ha ritenuto che le esigenze cautelari sono "tuttora persistenti" ma possono "essere adeguatamente salvaguardate con la diversa e meno gravosa misura dell'obbligo di dimora nel comune di residenza, tenuto conto del presumibile effetto deterrente ricollegabile alla detenzione sin qui sofferta, peraltro prossima alla scadenza del termine di durata massima in relazione alla fase processuale". Il giudice ha così accolto l'istanza proposta in via subordinata dalla difesa,"considerate le attuali esigenze relative alle indagini in corso nonché l'agevole possibilità per le forze dell'ordine di sottoporre ad adeguato controllo la condotta dell'indagato in considerazione delle prescrizioni aggiuntive imposte e della dimensione territoriale del luogo di dimora". Francesco Schettino, ricostruendo le fasi della manovra davanti al Giglio, in una memoriale inviato ai suoi difensori, "In quel momento una mano divina si è sicuramente posata sulla mia testa. Se avessi continuato su quella rotta, avremmo colpito lo scoglio con la prua. Sarebbe stata un'ecatombe". "Il dilemma - scrive ancora Schettino sul naufragio della Costa Concordia - era: evacuare o non evacuare la nave? Evacuare oltre 4.000 persone con una nave in movimento ha i sui rischi. Disporlo sarebbe stato quasi una liberazione per me, ma la coscienza non mi ha concesso di farlo a cuor leggero...". Perciò, prosegue Schettino, "il rischio che le vittime fossero maggiori nessuno lo ha messo in conto, nessuno ne ha parlato ma era una concreta possibilità ". Inoltre, Schettino evidenzia nel memoriale, che "a causa del black out, non ho potuto utilizzare il computer dedicato al calcolo dei parametri nautici in caso di falla. Non averlo, ha reso ogni scelta più gravosa e difficile". "C'é chi, a verbale, ha dichiarato che l'impatto con la poppa è stato causato da una mia allucinazione, un'allucinazione che mi avrebbe fatto virare a destra provocando la scodata verso sinistra... Altro che allucinazione! Piuttosto è stato il mio fiuto, il mestiere, il saper riconoscere il mare a farmi fare quella sterzata repentina a dritta". Così Schettino sulla manovra della Concordia in un memoriale ai legali. "Nessuno”, afferma Schettino nel suo memoriale “fino a quel momento, mi aveva avvisato che avevamo superato il punto di accostata fissato sulla rotta". Ma, continua, "per fortuna ho visto della schiumetta bianca sulla mia sinistra. E' stato un segno che mi ha fatto dare ordine di virare a dritta, per puro istinto". Schettino ricostruisce la manovra ricordando "l'iniziale curva a destra per evitare l'ostruzione, poi la curva a sinistra per rallentare la scodata della poppa e poi la virata a dritta che porta la nave a disimpegnarsi dall'isola". "Il successivo scarroccio (cioè l'avvicinamento verso terra) non è stato interrotto gettando l'ancora ed è lì- scrive il comandante della Costa Concordia -, in quel momento, che ho compiuto la scelta definitiva che oserei definire 'solenne'". Schettino dice di non essere un codardo e ed esprime le sue condoglianze alle famiglie delle vittime Francesco Schettino, il comandante della nave Costa Concordia naufragata all'isola del Giglio il 13 gennaio scorso: 32 le vittime. "Subito dopo l'incidente - scrive Schettino -, avrei potuto affermare: 'Ma dove mi avete fatto sbattere? Cosa mi avete fatto combinare?'.. ma non sono un codardo, in quel momento bisognava essere lucidi, la priorità non era individuare i colpevoli, ma agire, senza perdere la calma". "Il mio cordoglio - scrive sempre il comandante - va alle famiglie colpite negli affetti più forti. Il loro dolore è anche il mio e mi sento di ribadirlo con forza, con sincera ed affranta partecipazione". "La nave sarà ricostruita, le assicurazioni ci sono per questo - prosegue Schettino -. La Concordia è già oggetto di disputa per la ricaduta economica che crea il suo smantellamento, ma le persone non potranno purtroppo ritornare in vita e le ferite più profonde rimarranno a poche persone. E per tutta la vita". "Mi rincuora vedere che i dati emersi dall'analisi della scatola nera confermano le mie dichiarazioni rese quando sono stato interrogato”. "Come ho sempre detto ho applicato un piano che man mano si disegnava nella mia mente. Altrimenti non avrei potuto né riferirlo ne ricordarlo. Attaccare me e il mio comportamento è stata la cosa più facile fin dall'inizio. Questa vicenda ha responsabilità e dinamiche molto più complesse. Io sono stato sempre sicuro delle mie dichiarazioni, tanto che ho sperato fino all'ultimo che fossero salvati i dati della scatola nera". Schettino scrive anche che la sera del 13 gennaio "la nave si è ribaltata di colpo. Ha fatto mancare il terreno sotto i piedi a me e a tutti coloro che erano con me sul lato destro. E' triste per un comandante dover ricorrere alle testimonianze di altri per essere creduto".
ROMA - Sull'istanza di revoca degli arresti domiciliari al comandante della Costa Concordia Francesco Schettino, proposta dai suoi difensori, il pubblico ministero aveva espresso parere favorevole indicando la sostituzione con la misura dell'obbligo di dimora. Schettino era agli arresti domiciliari dal 17 gennaio 2012. Il gip, nel motivare la sua ordinanza, diffusa dalla stessa difesa del comandante, ha ritenuto che le esigenze cautelari sono "tuttora persistenti" ma possono "essere adeguatamente salvaguardate con la diversa e meno gravosa misura dell'obbligo di dimora nel comune di residenza, tenuto conto del presumibile effetto deterrente ricollegabile alla detenzione sin qui sofferta, peraltro prossima alla scadenza del termine di durata massima in relazione alla fase processuale". Il giudice ha così accolto l'istanza proposta in via subordinata dalla difesa,"considerate le attuali esigenze relative alle indagini in corso nonché l'agevole possibilità per le forze dell'ordine di sottoporre ad adeguato controllo la condotta dell'indagato in considerazione delle prescrizioni aggiuntive imposte e della dimensione territoriale del luogo di dimora". Francesco Schettino, ricostruendo le fasi della manovra davanti al Giglio, in una memoriale inviato ai suoi difensori, "In quel momento una mano divina si è sicuramente posata sulla mia testa. Se avessi continuato su quella rotta, avremmo colpito lo scoglio con la prua. Sarebbe stata un'ecatombe". "Il dilemma - scrive ancora Schettino sul naufragio della Costa Concordia - era: evacuare o non evacuare la nave? Evacuare oltre 4.000 persone con una nave in movimento ha i sui rischi. Disporlo sarebbe stato quasi una liberazione per me, ma la coscienza non mi ha concesso di farlo a cuor leggero...". Perciò, prosegue Schettino, "il rischio che le vittime fossero maggiori nessuno lo ha messo in conto, nessuno ne ha parlato ma era una concreta possibilità ". Inoltre, Schettino evidenzia nel memoriale, che "a causa del black out, non ho potuto utilizzare il computer dedicato al calcolo dei parametri nautici in caso di falla. Non averlo, ha reso ogni scelta più gravosa e difficile". "C'é chi, a verbale, ha dichiarato che l'impatto con la poppa è stato causato da una mia allucinazione, un'allucinazione che mi avrebbe fatto virare a destra provocando la scodata verso sinistra... Altro che allucinazione! Piuttosto è stato il mio fiuto, il mestiere, il saper riconoscere il mare a farmi fare quella sterzata repentina a dritta". Così Schettino sulla manovra della Concordia in un memoriale ai legali. "Nessuno”, afferma Schettino nel suo memoriale “fino a quel momento, mi aveva avvisato che avevamo superato il punto di accostata fissato sulla rotta". Ma, continua, "per fortuna ho visto della schiumetta bianca sulla mia sinistra. E' stato un segno che mi ha fatto dare ordine di virare a dritta, per puro istinto". Schettino ricostruisce la manovra ricordando "l'iniziale curva a destra per evitare l'ostruzione, poi la curva a sinistra per rallentare la scodata della poppa e poi la virata a dritta che porta la nave a disimpegnarsi dall'isola". "Il successivo scarroccio (cioè l'avvicinamento verso terra) non è stato interrotto gettando l'ancora ed è lì- scrive il comandante della Costa Concordia -, in quel momento, che ho compiuto la scelta definitiva che oserei definire 'solenne'". Schettino dice di non essere un codardo e ed esprime le sue condoglianze alle famiglie delle vittime Francesco Schettino, il comandante della nave Costa Concordia naufragata all'isola del Giglio il 13 gennaio scorso: 32 le vittime. "Subito dopo l'incidente - scrive Schettino -, avrei potuto affermare: 'Ma dove mi avete fatto sbattere? Cosa mi avete fatto combinare?'.. ma non sono un codardo, in quel momento bisognava essere lucidi, la priorità non era individuare i colpevoli, ma agire, senza perdere la calma". "Il mio cordoglio - scrive sempre il comandante - va alle famiglie colpite negli affetti più forti. Il loro dolore è anche il mio e mi sento di ribadirlo con forza, con sincera ed affranta partecipazione". "La nave sarà ricostruita, le assicurazioni ci sono per questo - prosegue Schettino -. La Concordia è già oggetto di disputa per la ricaduta economica che crea il suo smantellamento, ma le persone non potranno purtroppo ritornare in vita e le ferite più profonde rimarranno a poche persone. E per tutta la vita". "Mi rincuora vedere che i dati emersi dall'analisi della scatola nera confermano le mie dichiarazioni rese quando sono stato interrogato”. "Come ho sempre detto ho applicato un piano che man mano si disegnava nella mia mente. Altrimenti non avrei potuto né riferirlo ne ricordarlo. Attaccare me e il mio comportamento è stata la cosa più facile fin dall'inizio. Questa vicenda ha responsabilità e dinamiche molto più complesse. Io sono stato sempre sicuro delle mie dichiarazioni, tanto che ho sperato fino all'ultimo che fossero salvati i dati della scatola nera". Schettino scrive anche che la sera del 13 gennaio "la nave si è ribaltata di colpo. Ha fatto mancare il terreno sotto i piedi a me e a tutti coloro che erano con me sul lato destro. E' triste per un comandante dover ricorrere alle testimonianze di altri per essere creduto".
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