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NÛR: LA NUOVA OPERA COMMISSIONATA DAL FESTIVAL

di Daniele Lo Cascio
TARANTO - Nûr è la seconda opera in cartellone nella 38^ edizione del Festival della Valle d’Itria e significa “luce” in lingua araba. Si tratta di opera da camera in un atto di Marco Taralli su libretto di Vincenzo De Vivo, da un’idea originale di Marco Buticchi. Stasera alle ore 21.00, nel Teatro Verdi di Martina Franca si assisterà quindi alla prima esecuzione assoluta per quest’opera commissionata dal Festival della Valle d’Itria per la prima volta, che gode del patrocinio del Comune de L’Aquila. L'ambientazione è la triste notte all'indomani del terribile terremoto che distrusse la città dell'Aquila, tra i letti di un improvvisato ospedale da campo allestito nel prato di Collemaggio. Taralli, già conosciuto per una serie di brillanti e felici lavori, orchestrali e di teatro musicale eseguiti con successo in Italia e all’estero (tra i quali: Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Carlo Felice di Genova, Festival Monteverdi di Cremona, Teatro Liceu di Barcellona), ha lavorato su un libretto di Vincenzo De Vivo, partendo da uno spunto originale di Marco Buticchi, popolare scrittore di bestsellers di grande successo internazionale. La storia è quella di una donna senza nome, terrorizzata e confusa, che ha misteriosamente perso la vista nel crollo della sua casa, e che trascorre una notte di delirio e visioni; i compagni di corsia, disturbati dal suo continuo lamentarsi per il buio che la circonda, la chiamano Luce, e si prendono cura di lei un vecchio frate, che nessuno tranne Luce può vedere, e un giovane medico arabo, contrastato a sua volta dalla concretezza spiccia del Primario, che nell’emergenza del momento rimuove lo spazio della compassione umana, vissuta come ostacolo all’efficienza delle cure. Sotto la superficie di questa drammatica vicenda notturna, narrata in modo serrato perchè di cronaca si tratta, che allo spuntare dell’alba approderà a una scoperta salvifica per la coscienza della donna, riemerge in forma quasi trasfigurata la vicenda storica di Celestino V, il papa abruzzese del “gran rifiuto” e di Jacques De Molay, l’ultimo Gran Maestro dei Templari. Il percorso iniziatico della protagonista è sorretto, in primo luogo, dall'esempio illuminante di un grande Santo della cristianità, il primo pontefice della storia che ha parlato della necessità di superare le asprezze e le rigidità delle ideologie e degli schieramenti contrapposti, per di più in piena età medievale, in epoca di crociate e di scontri religiosi interni alla Chiesa e tra Cristianesimo e Islam; e, poi, dalla vicinanza e solidarietà umana e dalla "compassione" di un giovane arabo, musulmano di religione, che l'accompagna per mano in un percorso di affinità elettive solo apparentemente paradossale. Il tema affrontato è quindi quello dell’integrazione culturale e del superamento delle barriere religiose, del valore del dialogo e della forza salvifica del perdono; con una provocazione neanche troppo occulta di un messaggio civile oltre che spirituale: quello di chi afferma che, oggi, la salvezza per "noi" può venire soltanto dall'integrazione con "l'altro". Personaggi e interpreti saranno Tiziana Fabbricini (Luce), David Ferri Durà, Samih, Paolo Coni, il frate, Davide Sotgiu, il cavaliere, Marta Calcaterra, l'infermiera, Emanuele Cordaro, il primario. Maestro concertatore e direttore d’orchestra regia di Roberto Recchia, scene e costumi di Benito Leonori. A dirigere l'Ensemble dell'Orchestra Internazionale d’Italia e l'Ensemble vocale dell’Accademia del Belcanto "Rodolfo Celletti"il maestro Jordi Bernacer.




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