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Francesco: “Ed io vi salverò. Con una risata”

di Redazione (Da una intervista di Cinzia Ficco)

BARI - Tredicimila euro per rendere più divertente un settore che, da qualche anno e in qualche regione d’Italia, fa piangere. Anzi, disperare. Li ha investiti un infermiere del reparto di Medicina del Policlinico di Bari, che si è messo in testa un’idea bizzarra: ripulire e umanizzare la sanità. Prima quella pugliese, da qualche anno al centro di scandali. Poi quella nazionale. Parliamo di Francesco Di Gennaro, barese, 55 anni, da ventinove infermiere nel reparto di Medicina del Policlinico del capoluogo pugliese che, proprio dal Tacco d’Italia, ha deciso di lanciare la sua sfida. Fra gli scandali degli ultimi anni, si dirà, una missione quasi impossibile. E, invece, no. “Sono convinto di riuscirci – afferma – ci vorrà del tempo, continuerò a combattere con i pregiudizi e lo scetticismo di medici, colleghi, pazienti. Ma tra alcuni anni, vedrete, la mia teoria vincerà”. A settembre scorso ha pubblicato un libro con Albatros: “Infermiere di professione, comico per vocazione”, che ha già presentato ad Udine, Palermo, Ancona, Pescara, Modena, Bologna.
 
Ma cosa propone esattamente?
 
Di ridere e far ridere nei reparti. E di trasformare il personale sanitario in un gruppo di clown. La guarigione in alcuni casi verrebbe velocizzata.
 
Una teoria non nuova!
 
Sì, Patch Adams l’aveva proposta, ma lui era un medico. Io non sono né un medico, né un volontario. Vorrei che i miei colleghi infermieri cambiassero atteggiamento nei confronti dei pazienti.
 
Ma cosa l’ha spinta in questa avventura, per niente economica? E’ stata dall’ altra parte e ha subito il sadismo di alcuni colleghi?
 
Quando ho cominciato a lavorare negli anni ’80, ho visitato molti reparti. E mi sono accorto che in quasi tutti gli ospedali, anche a Modena, dove sono stato per tre anni, c’erano tanta tristezza, tensione, spesso solitudine. Ho provato a lanciare piccoli messaggi per far cambiare le cose, perché avevo capito una cosa: la risata ti fa guarire prima. Certo, non sempre. Ma c’era tanta resistenza. Ho voluto iniziare dalla Puglia, perché, qui, come si sa, sono venuti fuori scandali, legati ad un atteggiamento diffuso un po’ in tutta Italia: la spintocrazia. Mi sono detto: dai diamoci una mossa, proviamo a far cambiare le cose almeno nei reparti, dove i malati subiscono gli effetti di una sanità malata e di umori neri, da parte di medici e infermieri. Il paziente, alla fine, è solo un pozzo, da cui attingere danaro. Questo non solo in Puglia. E’ ovvio, ci sono le eccezioni.
 
Per una rivoluzione non semplice, che non darà subito buoni frutti, ha investito forse un po’ troppo. Cosa ci guadagna nell’immediato? Le diranno che è un idealista, o peggio, un megalomane.
 
La dignità di una persona non può essere annullata da un ricovero ospedaliero. E questo lo devono capire tutti. Sarebbe bello che la risata entrasse in tutti quei reparti grigi, dove i colori spenti delle camere fanno deprimere di più. Mi piacerebbe che i medici, gli infermieri imparassero a ridere nei corsi di studio. Quindi la comicoterapia come materia obbligatoria per chi decide di lavorare con i malati. E non solo con i bambini, perché ridere fa bene agli adulti, agli anziani e, soprattutto, ai malati cronici, oltreché a noi infermieri e ai medici. Sì, non lo nascondo, in tanti mi deridono, ma vado avanti. Prima lo facevo nelle stanze del mio reparto, ed ero imbarazzato. Sa, anche i pazienti mi guardavano di traverso. Ora le cose stanno cambiando. E il libro mi sta aiutando. Il numero di coloro che credono nella cura di questi proiettili d’amore, sparati nel cuore dei pazienti, sta aumentando. Di fronte ad una causa così, che importa se mi prendono per un furbo, un egocentrico, un presuntuoso? Io ci credo punto e basta. Sa, c’è molta invidia.
 
Diceva che anche i pazienti all’inizio sembrano scettici.
 
Non essendo abituato ad un approccio poco accademico, al primo impatto il malato mi guarda male, con sospetto. Poi mi abbraccia, si scioglie, e si apre con tanta spontaneità. Qualche volta, sa cosa mi dicono? Che rido e scherzo , perché non ho voglia di lavorare. Ah, quanti pregiudizi!
 
Ma come fa a dire che la risata è una potente medicina e velocizza la guarigione?
 
Consiglio di leggere: “La volontà di guarire: Anatomia di una malattia” di Norman Cousins. E’ la storia di un giornalista americano (Norman Cousins per l’appunto) malato di spondilite anchilosante, che capì la magica relazione tra emozioni e chimica dell’organismo. Se la depressione ti manda in tilt il sistema immunitario, si indebolisce. Il buon umore cronico dovrebbe avere gli effetti opposti. Grazie a questa intuizione la risata portò nella vita di Norman effetti incredibili. All’interno del suo libro Norman Cousins spiega le proprietà taumaturgica delle risate. Ricordo, poi, una trentenne, malata di cancro. Un giorno venne a trovarmi. Anche io stavo giù. Mi aveva piantato la mia ex ragazza. Cominciai a farla ridere, con battute e gesti particolari del corpo. Dopo alcuni giorni mi comunicò che era guarita. Una coincidenza? Non lo so. Conta solo che oggi sta meglio. Ripeto, è tutto difficile. E’ una strada in salita. A molti, lo noto in reparto, do fastidio. Ma io non mollo. Far sorridere chi ha paura di morire è la cosa più bella che possa capitare ad un essere umano. Vorrei aggiungere una cosa.
 
Prego!
 
Sono stato per circa otto mesi capo sala, avendo anche questo titolo. In quel periodo sono riuscito a coinvolgere parecchie persone. Dicevo ai mie colleghi: “Quando trattate un paziente, immaginate di curare un vostro parente. Oppure, voi stessi. Quindi cambiate spesso le lenzuola, abbiate pazienza, anche se vi chiama tante volte. E sa perché le dico questo?
 
Ci dica!
 
Perché spesso siamo arroganti.
 
Ci racconta in breve cosa inventa per far ridere i suoi pazienti?
 
Con i bambini uso mascherine, naso rosso e occhiali strani. Con gli adulti, beh, racconto barzellette, pratico l’iniezione con lo schiaffo vero, ma dolce, o propongo un mega clistere anche a chi non ne ha bisogno, organizzo tour particolari in carrozzella. Nel libro ci sono tanti esempi. Improvviso parecchio.
 
Ma allora le lezioni obbligatorie?
 
Quelle sì, sarebbero fondamentali per far capire quanto necessario sia cambiare. Certo, lì non si imparerebbero barzellette, ma almeno si capirebbe che è necessario rendere l’ospedale un po’ più accogliente e recuperare tanti pazienti, malati di tristezza e solitudine.
 
Prossimo obiettivo di Francesco, presentare il libro (acquistabile on line a 12, 50 euro) a Perugia.
 
Per info: digennarofrank@libero.it

Qui il Video "La Cura del sorriso"



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