'La buona Politica' - Dramma Mezzogiorno d'Italia tra tracollo produttivo ed inevitabili nuovi scenari d'indigenza
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Il Mezzogiorno d?Italia. (foto com.) ndr. |
di Cosimo Imbimbo
BARI, 4 APR. - Ecco, giusto per puntare sul nocciolo del dramma disgustiamoci questi
basilari dati: la percentuale nazionale di povertà supera il 13,9% si riparte
nel seguente modo: Nord - 4.9, Centro - 6,7, Mezzogiorno - 23,8 %. Il dato
sociale drammatico è che la povertà relativa nel Mezzogiorno è quasi 5 volte
superiore a quella del resto del paese, valore che raggiunge il 30% in Sicilia
e in Campania. Segnali di peggioramento si osservano per le famiglie che non si
possono permettere di riscaldare adeguatamente l'abitazione (che passano dal
10,6% del 2009 all'11,5%) e per quelle che arrivano con molta difficoltà alla
fine del mese (dal 15,3 al 16%).
Dati molto allarmanti che ci dovrebbero indurre a concordare concrete politiche di sviluppo economico. Si dice che gli Italiani non amino i lavori umili, bene questi lavori umili ormai destinati ai lavoratori clandestini non permettono ad un italiano di mangiare, tra tasse e figli da sfamare non arrivano ai primi quindici giorni del mese; i clandestini le tasse non le devono pagare quindi la mano d’opera sottopagata aumenta e di conseguenza anche la massa di povertà italiana. La produzione industriale in forte frenata agevola fin troppo alcuni processi deregolativi, i quali invocano la legittimazione del sommerso. Fra i grandi sistemi dell’euro zona l’Italia è il Paese con le più rilevanti diseguaglianze territoriali. Il Mezzogiorno resta un territorio in cui le forme di sperequazione della ricchezza non diminuiscono, ma anzi si allargano. Calabria, Sicilia, Campania e Puglia registrano indici di diseguaglianza più elevati della media nazionale. Dei 505.000 posti di lavoro persi in Italia dall’inizio della crisi, tra il 2008 e il 2012, il 60% ha riguardato il Mezzogiorno (più di 300.000). Il Sud paga la parte più cospicua di un costo già insopportabile per il Paese e si conferma come un territorio di emarginazione di alcune categorie sociali, come i giovani e le donne. Un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni non riesce a trovare un lavoro (in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 25%). Il Sud si trova di fronte ad una crisi economica senza precedenti, urgono provvedimenti urgenti, forse il modo migliore per risolvere questa situazione sarebbe quello di intervenire sulle persone, mettendole in grado di comprendere la propria situazione. Invece di fornire aiuti momentanei, sarebbe poi più opportuno investire soldi nella creazione di un apparato produttivo autonomo e controllato dalle persone del posto.
Stop agli assistenzialismi quale sistema di approvigionamento da parte degli enti locali per favorire il rafforzamento di logiche clientelari ed improduttive da qui le classiche cattedrali nel deserto che offrono null'altro che lo spettro di desolate lande desertiche denomanate ASI - aree di sviluppo industriale. Il Sud assorbe la stragrande maggioranza dei minori poveri, un altro tristissimo primato, ma chiediamoci per quanto tempo ancora dobbiamo essere spettatori di tali brutalità , le TV ci riempiono di casi pietosi , ma la coscienza popoplare ancora non accenna a fare la sua parte, in uno scenario dai loschi colori di un dolore secolare a cosa si aspetta ad uscire dal letargo? Attendiamo altri epiloghi ed altre vittime da sacrificare sull'altare delle false ragioni di stato o crimini annunciati e mai dennunciati.
Dati molto allarmanti che ci dovrebbero indurre a concordare concrete politiche di sviluppo economico. Si dice che gli Italiani non amino i lavori umili, bene questi lavori umili ormai destinati ai lavoratori clandestini non permettono ad un italiano di mangiare, tra tasse e figli da sfamare non arrivano ai primi quindici giorni del mese; i clandestini le tasse non le devono pagare quindi la mano d’opera sottopagata aumenta e di conseguenza anche la massa di povertà italiana. La produzione industriale in forte frenata agevola fin troppo alcuni processi deregolativi, i quali invocano la legittimazione del sommerso. Fra i grandi sistemi dell’euro zona l’Italia è il Paese con le più rilevanti diseguaglianze territoriali. Il Mezzogiorno resta un territorio in cui le forme di sperequazione della ricchezza non diminuiscono, ma anzi si allargano. Calabria, Sicilia, Campania e Puglia registrano indici di diseguaglianza più elevati della media nazionale. Dei 505.000 posti di lavoro persi in Italia dall’inizio della crisi, tra il 2008 e il 2012, il 60% ha riguardato il Mezzogiorno (più di 300.000). Il Sud paga la parte più cospicua di un costo già insopportabile per il Paese e si conferma come un territorio di emarginazione di alcune categorie sociali, come i giovani e le donne. Un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni non riesce a trovare un lavoro (in Italia il tasso di disoccupazione giovanile è al 25%). Il Sud si trova di fronte ad una crisi economica senza precedenti, urgono provvedimenti urgenti, forse il modo migliore per risolvere questa situazione sarebbe quello di intervenire sulle persone, mettendole in grado di comprendere la propria situazione. Invece di fornire aiuti momentanei, sarebbe poi più opportuno investire soldi nella creazione di un apparato produttivo autonomo e controllato dalle persone del posto.
Stop agli assistenzialismi quale sistema di approvigionamento da parte degli enti locali per favorire il rafforzamento di logiche clientelari ed improduttive da qui le classiche cattedrali nel deserto che offrono null'altro che lo spettro di desolate lande desertiche denomanate ASI - aree di sviluppo industriale. Il Sud assorbe la stragrande maggioranza dei minori poveri, un altro tristissimo primato, ma chiediamoci per quanto tempo ancora dobbiamo essere spettatori di tali brutalità , le TV ci riempiono di casi pietosi , ma la coscienza popoplare ancora non accenna a fare la sua parte, in uno scenario dai loschi colori di un dolore secolare a cosa si aspetta ad uscire dal letargo? Attendiamo altri epiloghi ed altre vittime da sacrificare sull'altare delle false ragioni di stato o crimini annunciati e mai dennunciati.
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