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Bari. Criminalita’ organizzata: la Guardia di Finanza di Bari esegue nuova ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del boss Savino Parisi

L'arresto Savino Parisi. (foto) ndr.

di Redazione

BARI, 6 DIC. - I finanzieri del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria della Guardia di Finanza di Bari hanno eseguito questa mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti del noto boss Savino Parisi, per il reato di estorsione aggravata dal metodo mafioso. Le indagini, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia, si erano concluse nello scorso mese di gennaio con la richiesta di applicazione di misura cautelare che veniva, però, rigettata dal Giudice per le Indagini Preliminari. A seguito di appello presentato dalla Procura, il Tribunale della Libertà, nel mese di luglio disponeva l’applicazione della richiesta misura cautelare, provvedimento, però, che rimaneva sospeso in attesa delle determinazione della Suprema Corte di Cassazione adita dai legali del Parisi. Martedì scorso la Cassazione si è pronunciata rigettando il ricorso della difesa e determinando, pertanto, l’esecutività del provvedimento cautelare oggi notificato al Boss, già recluso per altra causa presso il carcere di Biella. Secondo le indagini condotte dal G.I.C.O., avvalorate anche dalle dichiarazioni fornite da un collaboratore di giustizia, i vertici di un’azienda di Modugno (BA) sarebbero stati costretti a versare in più soluzioni al capoclan Savinuccio un’ingente somma di denaro, quantificata in circa 700.000 euro, al fine di ottenere il permesso di allontanare dall’impresa soggetti vicini al Clan, la cui assunzione era stata imposta. Ma al boss Savino Parisi viene contestata anche un’ulteriore condotta delittuosa: avrebbe infatti costretto un altro imprenditore barese, ad assumere la propria figlia. Tuttavia, secondo l’accusa, la ragazza percepiva il suo stipendio mensile di 900 euro, a fronte di un’“attività lavorativa pressoché inesistente”. Le condotte delittuose ascritte al Parisi sono aggravate, oltre che dall’utilizzo del metodo mafioso, anche dal fatto di averle commesse in un periodo in cui era sottoposto alla misura della sorveglianza speciale.





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