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Italicum, filo diretto Renzi-Berlusconi. Intesa a un passo

Berlusconi e Renzi. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 29 GEN. (AGI) - La trattativa e' a un passo dall'andare in porto. Ma manca ancora l'ok finale dei due 'contraenti'. Tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi - che ieri si sono sentiti al telefono, poi piu' volte i contatti tra i due si sono ripetuti nel corso della giornata anche attraverso il plenipotenziario Verdini - e' una mediazione fatta di equilibrismi e do ut des. Il leader del Nazareno offre al Cavaliere il 'salva-Lega' - o in alternativa una norma che premi il 'miglior perdente' - in cambio dell'innalzamento al 38% dello sbarramento per ottenere il premio di maggioranza. L'ex premier mette sul piatto, come contraltare, il via libera a un punto percentuale o al massimo due della soglia per incassare la maggioranza dei seggi a fronte dell'impegno renziano a che gli sbarramenti di ingresso non vengano toccati. Il segretario Pd rilancia con l'esigenza di non andare allo scontro diretto con i 'piccoli', ma il Cavaliere da quell'orecchio non vuole proprio sentirci (si spende, viene riferito, solo per il Carroccio). Quanto alla delega al governo per la definizione dei nuovi seggi, si sarebbe raggiunta un'intesa di massima, grazie a una 'clausola-sprint' che fissa tempi stretti per l'intervento del Viminale. In caso il governo sforasse la data massima indicata, entrerebbe in gioco il Parlamento, come vuole Forza Italia. Insomma, sia dal Nazareno che da piazza San Lorenzo in Lucina si da' quasi per raggiunto l'accordo, mancano gli ultimi dettagli. Lo stesso Renzi, a Ballaro', conferma: "Siamo veramente a un passo, e' li', siamo li' pronti a chiudere". E aggiunge: "E' evidente che anche Berlusconi oggi e' a un bivio. La partita e' complicata, noi abbiamo fatto un accordo molto serio che prevede alcuni paletti, ci sono un paio di ipotesi di emendamenti, io confido che si possa chiudere rapidamente e poi... Se c'e' da litigare con i piccoli partiti, si litiga con i piccoli partiti". E su questo, le posizioni del leader Pd e del leader FI convergono. Lo scoglio, pero', resta sempre lo stesso: la soglia per ottenere il premio. Berlusconi, viene spiegato, e' stato chiaro con il suo interlocutore: noi il doppio turno non lo volevamo. Abbiamo acconsentito perche' l'impianto dell'Italicum e' fortemente maggioritario e tendente al bipolarismo. Non posso perdere la faccia, avrebbe spiegato il Cavaliere al sindaco di Firenze, e fare marcia indietro. Tanto piu', e' stato il mezzo avvertimento lanciato al giovane rottamatore, perche' nemmeno tutto il partito mi seguirebbe. Ma l'ex premier non vuole far saltare il banco. Ho dato la mia parola e la mantengo, avrebbe poi riferito ai suoi. E poi Berlusconi di Renzi continua a fidarsi, e a lodarne coraggio e determinazione. Del resto, il segretario del Pd ha lo stesso problema in casa sua: tenere unito il partito. E il 'salva-Lega', e' il ragionamento offerto al Cavaliere, il Pd lo digerisce solo alzando la soglia dal 35 al 38%. Non sono indifferenti a nessuno dei due 'contraenti' i rilievi che sarebbero arrivati dal Colle e da diversi esperti in materia sul rischio incostituzionalita'. Ma la mediazione, a questa sera, si e' fermata sul 36 - offerto da Berlusconi - e sul 37%, rilanciato invece da Renzi, con l'ex premier che indica nel 16% il premio di maggioranza e dal Pd si arriva al 15%. Il tutto, lasciando alla finestra i 'piccoli', che non solo vedono sfumare la possibilita' di avere piu' tempo - la capigruppo conferma l'approdo della riforma in Aula per giovedi', salvando cosi' il contingentamento dei tempi, con inizio votazioni i primi di febbraio, dopo l'ok al decreto terra dei fuochi - ma anche quella di ottenere un abbassamento delle soglie di ingresso. Renzi ha fatto presente al Cavaliere questa esigenza: passiamo almeno dal 5 al 4%, sarebbe stata la richiesta. Ma Berlusconi non cede. Se abbassiamo le soglie minime, e' la controproposta messa sul piatto, allora non si tocca il tetto del 35%. Il timore del Cavaliere, del resto, e' di vedersi nuovamente costretto a subire i veti dei piccoli. Non solo. Il dubbio e' che innalzando la soglia massima, nessuna delle due coalizioni maggiori riesca a spuntarla al primo turno. E il ballottaggio, le amministrative insegnano, non premia il centrodestra. Ma Renzi, viene spiegato, non vuole farsi sfuggire l'occasione di una riforma elettorale ad ampia maggioranza, con il contributo dei piccoli. Se Ncd non innalza barricate - fatta salva la battaglia sulle preferenze che, giurano gli alfaniani, sara' portata fino in fondo - il segretario del Pd e' consapevole pero' di dover 'conceder' qualcosa ai piu' piccoli. Da qui il pressing su Berlusconi per l'abbassamento dal 5 al 4% e dall'8 al 7% se non 6.





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