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'La Buona Politica' - Ucraina: cronaca di un massacro annunciato

Gli scontri in Ucraina. (foto com.) ndr.

di Cosimo Imbimbo 

BARI, 5 MAR. - L’Ucraina vive mesi, settimane, giorni, ore, drammatiche. Il 22 gennaio scorso nella capitale KIEV le manifestazioni in piazza si sono concluse con la morte di quattro persone (e in una settimana si sono avuti più di 500 feriti). E sono i primi morti da quando a fine novembre sono iniziate le proteste dopo la decisione del presidente VIKTOR YANUKOVICH di non sottoscrivere l’ACCORDO DI ASSOCIAZIONE con l’Unione europea, e di siglare invece un’intesa economica con Mosca: la sottoscrizione di un’UNIONE DOGANALE controllata dal Cremlino, creando una zona di influenza in cui le ex repubbliche sovietiche dovrebbero integrarsi volenti o nolenti. 

Salita alle stelle la tensione , dove i venti di guerra soffiano sempre più forti dopo il via libera di Mosca all'intervento armato in Crimea. Non sono bastati 90 minuti di telefonata con il presidente americano Barack Obama a smuovere Vladimir Putin, che ha ribadito la necessità "di tutelare i propri interessi" e "la popolazione russa" che vive nella zona. La Casa Bianca ha condannato l'intervento militare e il segretario della Difesa americano, Chuck Hagel, ha tentato la mediazione con il suo omologo russo. Tuttavia la protesta contro il governo-Yanukovich si espande nella serata anche nelle roccaforti del presidente ucraino e precisamente a Karkiv, nell’est del Paese dove i manifestanti sono passati davanti al consolato russo scandendo l’inno nazionale ucraino tra gli applausi. Le manifestazioni sembrano al momento pacifiche. Intanto Yanukovich avrebbe preso un aereo per recarsi proprio a Karkiv, nel mentre il parlamento si riunisce e l’opposizione chiede che venga messa in agenda la riforma della costituzione. Richiesta inascoltata. Gli esponenti dei partiti di minoranza e gli attivisti di Euromaidan escono dal perimetro di piazza Indipendenza e si dirigono verso il parlamento, cercando di esercitare il blocco. Scoppia il finimondo. Scontri, zuffe, colpi d’arma da fuoco sia da parte dei gruppi radicali della protesta che delle forze di sicurezza. “Il presidente ucraino Viktor Yanukovich era un criminale e un truffatore, come Saddam Hussein!” ha esclamato un giornalista sullo schermo Ecco come una fetta di universo di colpo si è ridestata da un letale letargo. 

Ci sono voluti ben tre mesi nel corso dei quali la situazione è stata lasciata a macerare fino a costringere la Russia all’angolo, Vladimir Putin avrebbe deciso di uscirne nell’unica maniera che gli era rimasta, ovvero mandare i blindati (mercenari, per ora). Ciò ha ulteriormente aggravato la situazione finanziaria locale (la banca centrale ha imposto controlli sui capitali) e i venti di guerra difficilmente faranno bene alla ripresa economica nella vicina area euro. Alternativamente anche i richiami alle violazioni del diritto internazionale non sembrano essere una strada percorribile, visto che usciamo fuori da 15-20 anni nel corso dei quali il diritto internazionale è stato indebolito dall’ Occidente con interventi militari sempre più dubbi. La Russia non sta facendo altro che giocare allo stesso gioco. Nessuna menzione del fatto che poiché i partiti di opposizione hanno violato l’accordo mediato dalla Polonia e dalla Germania deponendo illegalmente il presidente ucraino, la Russia ha interrotto i pagamenti in precedenza concordati di assistenza finanziaria con lo scopo di contribuire a salvare l’Ucraina dalla bancarotta, denaro che la Polonia e la Germania non hanno e comunque non pagherebbero. Concretamente, nell'Ucraina 2014, abbiamo in gioco esattamente tre fattori: una situazione economica disastrosa, una spaccatura interna mai sanata tra la parte orientale filo-russa e quella filo-occidentale ad ovest, una pesante ingerenza negli affari interni del Paese da parte americana, europea e russa. 

Sono ore di intrepida attesa ci avviciniamo alla più grave crisi degli ultimi anni, e i fondati timori di coinvolgimenti di altre superpotenze, vedi la cina che pare schierarsi dalla parte di Putin, la situazione diviene logicamente sempre più incandescente e preoccupante, confidiamo in quel buon senso dei potenti i quali devono pur comprendere, con una mano al cuore, l'importanza della pace e di un indispensabile quiete dopo la tempesta.





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