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Cinema. 'Maps to the stars': Hollywood e' sempre piu' una fogna e Cronenberg ci marcia

Una immagine del film. (foto) ndr.

di Redazione

BARI, 22 MAG. - L'ultimo film del regista canadese è un capolavoro, ma rischia di non essere capito per temi come l'incesto e la pazzia, troppo "forti".per il palato delle grandi platee di ROMOLO RICAPITO Hollywood, la Mecca del Cinema, è stata oggetto molto frequentemente di un'ampia letteratura, che ne ha denunciato la parte oscura, da Hollywood Babilonia a Mammina Cara, sino a E' nata una Stella. In Maps to the Stars il regista David Cronenberg "ci aggiorna": a Hollywood va sempre peggio e vi spira un'aria sinistra . Significativa è la scena iniziale nella quale da un autobus buio, una delle protagoniste, Agatha Weiss (Mia Waikovska) uscendo all'aperto, si scontra con la luminosità e le palme tipiche della California. Ad aspettarla, un giovane autista di limousine (noleggiata dalla ragazza ) che svolge part -time il lavoro di attore e scrittore: un classico. Lui è Jerome (Robert Pattinson) Sul suo mezzo privato il ragazzo (Pattinson è al secondo film con Cronenberg) racconta di avere trasportato Al Gore, Tatum O'Neal e Juliette Lewis, della quale viene ricordata l'appartenenza a Scientology. L'altro personaggio è Benjie (Evan Bird) , un divo bambino di ormai 13 anni e già con storie di droga e dipendenze alle spalle. Tale carattere, che ricorda quello dell'ex attore prodigio Macauley Culkin, visita in ospedale una piccola paziente malata terminale del linfoma di Non Hodgkin, sua accesa fan. Nel frattempo la protagonista assoluta della pellicola, Julianne Moore, si sottopone (nei panni di Havana) a una terapia comportamentale per persone abusate sessualmente da un genitore, praticatale da un singolare terapeuta, il quale svolge in tv anche il ruolo di telepredicatore e , guarda caso, è proprio il padre di Benjie. Havana è un'attrice sul viale del tramonto, il terapeuta è il dottore Stafford Weiss , interpretato da John Cusak. Guarda caso le storie sono come tante piccole scatole cinesi che si intersecano lentamente tra loro, aventi lo stesso comune denominatore: l'incesto. Mentre Havana fu abusata dalla madre, un'attrice di grande charme e successo, Agatha rivela invece di essere figlia di fratelli. Scopriremo poi che la ragazza è stata anche in cura per avere provocato un incendio, ossessionata dalla fantasia di sposare ( con una cerimonia finta) il fratello, che si rivela essere appunto la baby star Benjie, da lei imbottito di psicofarmaci e quasi ucciso, per essere poi ricoverata in una clinica per malati di mente . Gli ambienti degli interni sono ariosi e sontuosi, significativi di uno status sociale molto elevato.Essi sono delegati a rappresentare la ricchezza dei personaggi e il contrasto tra essa e i disagi interiori . L'attrice Havana è impegnata ad ottenere la parte nel remake di Acque Rubate, film interpretato tre decenni prima dalla madre (Clarice Taggart) che fu candidata all'Oscar e morì poi in un inspiegabile incendio . I caratteri del film sono uniti, oltre che dalla loro infelicità, anche da una singolare particolarità: quasi tutti vedono i fantasmi. Tali rappresentazioni immaginarie hanno origine dall'abuso di droghe o farmaci, dai loro sensi di colpa o dall'elaborazione dolorosa di lutti e tragedie. E così Havana ottiene finalmente la tanto sospirata parte perché la sua antagonista, molto più giovane di lei, perde il figlioletto che annega in piscina : ella non può dunque completare Acque Rubate. . Il bambino morto, Mika, sarà uno dei tanti fantasmi che popolano la fantasia di Benjie, il quale arriva, a sua volta, a tentare di ammazzare il giovanissimo "rivale" di un telefilm interpretato insieme, scambiandolo per un fantasma " femminile", probabilmente quello della sorella psicotica... I "party di "Maps to the Stars" sono stupende feste all'aperto dove, accanto a piscine olimpioniche, si firmano e stipulano nuovi contratti per il cinema. In tali party si mischiano sia attori che nuovi divi di talent show come The Voice, in una contaminazione tra cinema e televisione . Il terapeuta interpretato da John Cusak vuole preservare la famiglia dai dolori , ma parimenti il lancio dei suoi nuovi libri deve essere prioritario esattamente quanto il resto ; egli dunque è impegnato in un continuo fluire di interessi che non sempre si integrano, sino ad ignorare il dramma della moglie, più fragile di lui, anche perché perennemente in colpa per il matrimonio-incesto. Incesto che è stato scoperto troppo tardi dagli interessati, i quali si erano ritrovati dopo essere stati separati lunghi anni, ignari (inizialmente) dello stretto legame di parentela. L'incendio sembrerebbe l'avvenimento che dovrebbe purificare i peccati di tutti , mentre il film, scritto interamente da Bruce Wagner, assume gradatamente un aspetto classico, o diremmo letterario, soprattutto a livello di sceneggiatura. Lo scarso tempismo o meglio, l'inesistente penetrazione psicologica di Havana (la Moore) tutta tesa all'apparire ("Carrie Fisher, Nicole Kidman, Halle Barry non avrebbero mai in casa una segretaria come te" dice rivolgendosi a un'allucinata Agatha, firmando la propria condanna a morte) determinano il primo di una successione di colpi di scena spietatissimi. Cronenberg dirige con mestiere, ma non soltanto; anche con la sua proverbiale professionalità, che fa di ogni suo film un'opera d'arte. Purtroppo non tutto il pubblico è disposto a digerire un impianto narrativo che mischia tanto materiale, sia pure ottimamente interpretato e organizzato con una sceneggiatura dettagliata ed esaustiva, ma a volte troppo spietata e disturbante nella disamina dei tanti (troppi?) personaggi. E così alcuni critici hanno stroncato quest'opera, che comunque è destinata a suscitare polemiche anche nell'immediatezza dell''uscita dalle sale tra gli spettatori perplessi. La migliore è Julianne Moore, mentre Robert Pattinson è sacrificato in un ruolo minore, ma è anche l'unico personaggio "salvifico" e solare ,vera eccezione rispetto un cupio dissolvi che non risparmia quasi nulla. Maps to the stars è stato vietato ai minori di 14 anni per una scena "a tre" nella quale è coinvolta la Moore, con annesse esplorazioni lesbiche e un attore ripreso nella sua nudità e finanche mentre si masturba.La pellicola partecipa in concorso alla 67ª edizione del Festival di Cannes.





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