Cinema. Resta anche domani: e i lacrimoni luccicano in sala...
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Una immagine del film. (foto) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 20 SETT. - RESTA ANCHE DOMANI , film drammatico girato in Canada a Vancouver con attori poco noti, inevitabilmente si assoggetta a uno spontaneo confronto con Colpa delle stelle, che l'ha preceduto di qualche settimana nell'uscita sugli schermi italiani.
Il motivo è evidente; anche If I Stay ( è il titolo originale della pellicola, ovvero "Se Rimango", tradotto ) appartiene al genere lacrimoso-sentimentale dove la morte, (possibile, probabile o "già " pervenuta) è una variante nella vita degli adolescenti delle storie che vengono rappresentate.
Vuoi perché dei sopravvenuti e improvvisi lutti la rendono vicina e tangibile, oppure in quanto essa minaccia pesantemente con i suoi "artigli" i giovani protagonisti.
Qui il personaggio principale è una giovane violoncellista, Mia, interpretata dall'attrice Chloë Grace Moretz (1997) , che vive in una famiglia medio-alta: il padre Denny (Joshua Leonard) è un insegnante di letteratura, ma con animo da rockettaro: un passato da cantante in borchie di pelle e una band locale nella quale suona ancora per hobby.
La madre Kat (Mireille Einos) è una casalinga, agente di viaggio part time. Il fratellino, Teddy, è un dolce e innocente biondino, ancora in tenera età .
Mia è una violoncellista provetta, capace di comporre in maniera avanzata e di eseguire la musica di Beethoven (il suo compositore preferito) o di Schubert.
Questa passione la rende dissimile dal padre, amante di Iggy Pop e Alice Cooper, artisti che anacronisticamente ripropone ai figli, almeno nei racconti . Ma c'è un terzo elemento, il giovane Adam (Jamie Blackey, 1991) , anch'egli un rocker.
Egli conquisterà il cuore di Mia col più classico degli stratagemmi: invitarla a un concerto classico, del quale ovviamente non gli importa nulla.
L'intraprendente Mia, intanto, ha fatto già richiesta di ammissione per la prestigiosa Juillard School, un noto conservatorio con sede a N.Y.
Un incidente d'auto scompagina il tutto: la famigliola di quattro persone esce di strada causa neve (il film è ambientato a Portland, Oregon) .
La strada immacolata, ma ghiacciata e innevata ( dunque parecchio insidiosa) provoca una tragedia.
Mia osserva fuori nella neve gli eventi: ella è una proiezione di se stessa, ormai in coma. Tramite questo espediente la vedremo all'opera, sia come "fantasma" , che come ragazza in carne e ossa prima del sinistro, ma protagonista a tutto tondo di una storia che si basa appunto essenzialmente sui flashback.
Ritornando indietro, vediamo come i genitori "impiccioni" si interessino della sua nascente storia con Adam. Essendo il ragazzo un aspirante cantante rock , è benvoluto dal padre, causa un ovvio transfert.
Completa il tutto un'amica lesbica di Adam, personaggio di puro contorno recitato dall'oriunda Liana Liberato.
Veniamo al dunque però: i flashback di vita vissuta si susseguono nella loro quotidianità e diremo anche , banalità .
C'è un primo approccio sessuale tra gli innamorati della storia: "Voglio andare piano" , gli intima lei, mentre sono già posizionati nell'alcova.
"Adoro andare piano" è la furba risposta di Adam.
Il confronto con la pellicola "consimile" , cioè Colpa delle Stelle, è in perdita, perché per Resta anche domani gli autori hanno badato un po' troppo al risparmio, con attori poco noti e ambienti ben più modesti rispetto al primo.
Arriva la sospirata "prima volta": "Immagina come se stessimo suonando insieme" è l'avvio del ragazzo alla perdita della verginità della fidanzatina.
Ragazzetta che si mostra subito vogliosa di imparare lo "strumento", con un anticipo di baci erotici degni del Kamasutra e stampati sul giovane come delle note "giuste" sul pentagramma.
Nella seconda parte il film scade: si svela più drammatico di quanto immaginato e, di pari passo, emerge una rivalità tra i due fidanzati-musicisti.
Adam, che ha già provato forme di abbandono in famiglia , non vorrebbe essere lasciato, qualora la sua bella fosse ammessa al conservatorio a New York.
Ma il confronto tra i due è impari: Adam esegue durante il film con voce improbabile certe canzonacce con le quali aspirerebbe a diventare famoso, assieme al suo gruppo di musicisti .Lei, invece, è una sorta di genio dell'esecuzione.
La forza perversa del film è ben altra: essa consiste nel causare i tanti lacrimoni che luccicano in sala come "empatia" a triplici disgrazie.
Perché scopriamo infatti che la madre di Mia è già bella e morta dopo l'incidente. Una sequenza ce la mostra mentre la chiudono in un sacco: destinazione obitorio.
Il padre però pare essersi salvato. Macché: dopo un po' crepa anche lui, tra la disperazione degli anziani genitori.
Il nonno di Mia, interpretato da Stacy Keach,(1941) è l'unico nome di una certa notorietà del cast.
Per fortuna si salva il piccolo fratellino. Ma solo inizialmente : un'emorragia epidurale se lo porterà via.
La proiezione di Mia, viva sullo schermo mentre giace invece intubata in una stanza d'ospedale, assiste impotente a tutti questi orrori.
Purtroppo il difetto del film non è solo la sua malinconia, ma il cercare di allungare il tutto con delle scene inutili e decisamente indigeste, sia per morbosità ,ma (soprattutto) per una forma "esagerata" di insano compiacimento.
Il trailer del film, lungi dal richiamare la "iettatura" dell'intreccio , mostrava a tradimento una bella festa in giardino con falò notturno, con tutti i protagonisti ritratti belli e sorridenti .
Il romanzo da cui è tratto il film è stato scritto da Gayle Forman nel 2009 ed è stato edito in Italia soltanto in luglio, da Mondadori (15 euro).
Il regista, R.J. Cutler, con mano sadica, ma nonostante tutto abbastanza efficace, accompagna il tutto . Nella vita è anche documentarista e regista teatrale.
La sceneggiatura di Shauna Cross (che è anche una pattinatrice) "sbanda sul ghiaccio", non soltanto quello dell'incidente d'auto , ma su una impietosa freddezza d'impianto studiata a tavolino.
Degli attori, colpiscono soltanto la brava protagonista e il nonno, i già citati Grace Moretz e Stacy Keach.
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