Libri. LOCANDA DELLE OCCASIONI PERDUTE DI ANTONELLA BORALEVI: Com'è bello spiare i propri genitori mentre fanno sesso...
La copertina del libro. (foto) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 20 SETT. - E' stato appena pubblicato per Rizzoli il nuovo romanzo di Antonella Boralevi dal titolo LA LOCANDA DELLE OCCASIONI PERDUTE, 213 pagine, 18 euro.
In questo testo la Boralevi esplora il vissuto di Mirella, una donna di 47 anni che per festeggiare il suo compleanno, spinta da un insopprimibile impulso, prende l'aereo da Linate a Orly per sbarcare in una vecchia trattoria di Parigi, col "menu à la carte".
Alphonse, il vecchio cameriere del locale stile anni '20, rifiuta a Mirella un posto a sedere, sostenendo che il ristorante è occupato da avventori, che in realtà si rivelano una pura metafora.
Tali "fantasmi" sono le "Occasioni Perdute" del passato di Mirella, che si materializzano nelle persone che sono mancate fisicamente, o in quelle che più hanno caratterizzato o influenzato l'esistenza della donna.
"Ero una bambina che faceva finta di essere felice", apprendiamo.
La stessa bambina che le si presenta davanti in "carne e ossa", come in una forma di specchio.
Mirella può osservare dunque la sua vita da una nuova prospettiva e riflettere se cambiarla e nel caso, essere più felice.
Apprendiamo che il primo bacio di Mirella fu "lesbico": ossia le fu offerto da una donna intraprendente che le voleva insegnare, a lei inesperta, come si bacia un uomo.
Mirella inoltre avrebbe voluto - su consiglio di questa sconosciuta- chiamarsi Cosima : questo nome è l'apoteosi di una riconquista di se stessa, a fronte del nome borghese di Mirella, che le è stato imposto.
Il romanzo è di difficile avvio, perché è evidente come esso sia stato troppo costruito a tavolino.
Dunque manca di spontaneità, mentre si rilassa nella seconda parte, assumendo una forma più concreta, sia nella esposizione che nel contenuto.
Esso però piacerà più alle donne che agli uomini: le prime , attraverso Mirella, potranno vivere un transfert emotivo riflettendo, di pari passo alla protagonista, quali siano effettivamente le "occasioni perdute" presenti nelle loro vite e che, se sfruttate, avrebbero potuto garantire loro più soddisfazioni nella vita presente.
Nei fantasmi che si materializzano nella locanda, anche un figlio perduto, a causa di un incidente sugli sci, prima della sua nascita.
Mirella si sente "responsabile" della sua assenza.
L'autrice ha condito il tutto anche con un po' di sesso, necessario a dare sostanza a un piatto altrimenti troppo insapore.
Si legge dunque durante un capitolo: "si insinuò con un dito dentro di me, fu il mio sesso a scegliere (...) che si protese verso di lui" , pag 65.
Mirella sposerà Ludovico, un uomo che la vuole in quanto futura "fattrice" di eredi dinastici e che l'abbandonerà dopo che la donna avrà disertato il suo compito fisiologico, quello appunto di figliare.
Ma Antonella Boralevi affronta anche un tabù: il desiderio di spiare i propri genitori mentre fanno all'amore.
Tale desiderio morboso vedrà la giovane protagonista osservare una fellatio dei due e, scoperta, essere brutalmente schiaffeggiata dalla madre.
Il prof. Cozzi sarà colui che assumerà Mirella come sua assistente di studio, dopo che questa dimostrerà la sua incapacità di dare esami all'Università presso la facoltà di Legge. Epperò la protagonista rivelerà capacità di ottima legale pur senza aver studiato, elaborando uno studio che verrà utilizzato da un'avvocatessa, assistente di Cozzi, che se ne prenderà fatalmente i meriti.
Tutto il romanzo è basato sulle "sliding doors" e la domanda sottintesa: se avessi cercato altre vie, per me la vita oggi avrebbe più sapore? Ma, soprattutto, sarei più felice di adesso ?
Nel libro c'è anche Jacques Brel (1929-1978) in una sorta di "cameo" (Ne me quitte pas uno dei suoi grandissimi successi); ma è presente anche una preferenza per la canzone degli Abba "I have a dream".
A dispetto della malinconia di certi ricordi, Mirella sarà ricompensata alla fine con un amore liberatorio e misterioso.
In fondo "ogni cosa è illuminata" si legge a un certo punto nel testo e, più avanti, "il cielo è dentro questa stanza", come insegna Gino Paoli...
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