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Cosenza. L'incubo di Paola

Le indagini dei cc. (foto) ndr.

di Aida Barbieri

COSENZA, 20 SETT.  – Una storia di violenza, ricatti e silenzi. Soprattutto silenzi. Forse nemmeno il più sofisticato tra i maestri del noir, sarebbe riuscito a “partorire” una trama del genere. La storia in questione, racconta di una giovane donna, sordomuta, minacciata, segregata e violentata da un suo amico, tra l'altro anche lui affetto dalla stessa disabilità che, per oltre cinque mesi, l'ha costretta a vivere nell'angoscia, nella paura. Un lungo viaggio all'inferno, da cui Paola (il nome è di fantasia, ndr) è riuscita a scappare. Paola ha 40 anni. La sua disabilità non è mai stata per lei un problema. E' dolce, sorridente, allegra e bella. La donna, come sua abitudine, si reca ogni giorno al centro che si occupa di sordomuti. Aiuta chi ha il suo stesso handicap. Ma fa anche molto, molto di più. Insegna il linguaggio dei segni. Frequentando assiduamente il centro, incontra Roberto, anche lui sordomuto. Roberto è di qualche anno più grande di Paola. All'inizio le cose tra i due vanno bene. Seguono lo stesso corso e Paola, spesso si intrattiene con Roberto per fargli capire meglio tutti i linguaggi del gesti. Paola si fida di Roberto, anche perchè è amico di suo marito, anche lui affetto dall'identica disabilità. Il marito della 40enne è spesso fuori, per ragioni di lavoro. Con il passare del tempo, però in Roberto scatta qualcosa. Quel rapporto di rispetto e complicità tra i due si rompe, quell'equilibrio di affetto e simpatia svanisce. Roberto inizia a vedere Paola non come un'amica, ma come qualcosa di più. Paola deve essere sua. Tutta sua. Approfittando dell'assenza del marito, Roberto intensifica il suo pressing su Paola. Diventando asfissiante. La tempesta di messaggi su whathsapp, la martella sul suo profilo social, le lascia bigliettini nella borsa e non perde occasione per tentare di avvicinarsi e baciarla. All'inizio, Paola lascia correre. Crede nella buona fede di Roberto e lo lascia fare, pensando a quelle avances come dimostrazioni di affetto ed amicizia. Lei risponde con un sorriso o con uno smile sui messaggi. Roberto, ha anche un'altra storia simile alle spalle, non ci sta. A lui il sorriso di Paola, non basta. Non sa che farsene. Ecco che allora decide di passare alle maniere forti. Una sera, approfittando di essere solo con Paola, le allunga le mani addosso. Cerca di strapparle di dosso i vestiti e di abusare di lei. La 40enne, si dimena, si ribella, lotta. Tutto avviene in casa di Roberto, con i genitori presenti. Ma anche loro sono sordomuti e non si accorgono di niente. Non secondo la versione di Paola, sicura che i familiari di Roberto, fossero ben consapevoli delle intenzioni che aveva il loro congiunto. Non solo. Roberto si impossessa anche del cellulare di Paola e ne controlla anche il suo profilo network. Le impedisce di parlare con suo marito. Se non sotto stressa osservazione. Sotto la minaccia di farle male, Roberto impone a Paola di scrivere a suo marito che va tutto bene. Paola, tra le lacrime, digita in fretta parole rassicuranti per suo marito. Finito il messaggio, Roberto, le riprende il cellulare e ricomincia a toccarla. Le mette le mani ovunque. Una sera, però, i genitori di Roberto, tentato di aiutare Paola. E' una deflagrazione di follia. Roberto si accorge delle intenzioni dei suoi e in preda ad un'incontenibile stato di alterazione psicologica, minaccia anche loro di morte. Promette di fare una strage. Paola e i genitori di Roberto, davanti a quella reazione rabbiosa, restano terrorizzati. Immobili. La 40enne si sente in trappola. Non sa come liberarsi da quell'incubo, non sa come uscire da quell'inferno. Ha paura di Roberto, è terrorizzata da quelle sue continue minacce. Ha paura che Roberto possa far del male a suo marito, a sua sorella e sua figlia. Paola è in un tunnel. Mentale. Pensa, perfino, al suicidio. Come liberazione. Una sera, infatti, Paola, ormai disperata e senza via d'uscita, tenta di tagliarsi le vene. Ma, per sua fortuna, il momento di disperazione è solo passeggero. Capisce che deve lottare, lo deve fare per lei, per suo marito, per i genitori di Roberto. Trova il coraggio di andare dai carabinieri. Lo fa, facendosi accompagnare da una sua amica normodotata che legge e traduce il linguaggio dei gesti. La sua è una descrizione dettagliata, articolata. Puntigliosa e precisa. Perfino nei minimi particolari. Paola ha voglia di andare fino in fondo. In questa sua battaglia, sa che non è sola. Al suo fianco ha, oltre a sua sorella e sua marito, anche l'avvocato Chiara Penna, brillante avvocatessa del foro bruzio che si appassiona al caso di Paola e la rappresenta. Le dà conforto, le trasmette fiducia, le restituisce anche un pizzico di serenità e il sorriso. Quello stesso smagliante e rassicurante sorriso che Paola aveva perso e ora, piano piano, stra ritrovando. Quel sorriso che, anche grazie al sostituto procuratore della Repubblica di Cosenza, Paola Izzo, titolare dell'inchiesta, la 40enne riaccenderà. Paola ora spera che anche i genitori di Roberto, trovino il coraggio di ribellarsi e dire basta. La 40enne spera che ci riescano. Per loro stessi, man che per Roberto. Vittima e carnefice di se stesso.





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