Teatro. Claudio Lauretta al Teatro Bravò di Bari con Mister Voice: infinite citazioni di celebrita', tra attualità e vintage
![]() |
La locandina dell'evento. (foto) ndr. |
di Romolo Ricapito
BARI, 11 NOV. - Al Teatro Bravo di Bari per la rassegna "Rido Anch'io" lo spettacolo Mister Voice con Claudio Lauretta.
L'attore, originario di Novi Ligure, dà vita a uno show molto animato nella parte centrale e finale, preceduto da una breve introduzione cantata e da un monologo che analizza le varie tipologie di pubblico frequentante i teatri italiani. Durante l'intero spettacolo, Lauretta è accompagnato dal musicista e chitarrista Sandro Picollo, che svolge anche la funzione di spalla e "suggeritore".
Il dialogo del comico analizza l'evoluzione del mezzo televisivo, soprattutto a livello tecnico, dalla forma "bombata" del televisore anni Sessanta a quella "a schermo piatto" attuale ; dalle reti "generaliste" Rai e Mediaset ai centinaia di canali acquisiti col "digitale terrestre".
La deriva della tv odierna si compie con troppe trasmissioni di cucina e inoltre con quei comici che imitano i politici; l'analisi critica termina con le star del cinema, da Antonio Banderas a George Clooney, passando per Kevin Costner ( o addirittura Rocco Siffredi) che recitano strapagati negli spot televisivi.
E' proprio Banderas la prima vittima dell'ironia di Lauretta, che imita l'attore spagnolo con una satira sugli spot targati "Mulino Bianco".
Si passa dunque al mondo della canzone: "Mister Voice",alias Claudio Lauretta, prende di mira Biagio Antonacci, sex symbol delle donne over 50; poi si arriva al redivivo Renato Pozzetto.
Lauretta ha ammesso verso il finale di avere iniziato le sue imitazioni proprio col comico milanese, che nella seconda metà degli anni Settanta ottenne uno strepitoso successo al cinema, dopo avere militato anch'egli nel cabaret.
"Vedo Nero" è la canzone intonata da un alter ego di Zucchero: risate a crepapelle per un clima che si riscalda sempre più, con imitazioni via via meglio riuscite, tanto che a un certo punto ci si dimentica di assistere a delle semplici parodie, fantasticando di avere sul palcoscenico gli originali...
"Luca Giurato" è una presenza assurda, stralunata, come il popolare giornalista gioca da sempre a rappresentarsi (un po' ci è, un po' ci fa).
Lauretta "replica" i tic, le ossessioni e le stupidaggini di Giurato, per poi passare a Renato Zero.
Zero è ridicolizzato impietosamente anche nelle sue ingenue nevrosi, come quella di chiamare i suoi fans "sorcini".
Il fritto misto di queste esilaranti imitazioni comprende un fuoriuscito della politica, l'ex giudice Antonio Di Pietro, ruspante e sgrammaticato.
I difetti degli "originali" vengono allora enfatizzati, sino ad ottenere un effetto comico davvero notevole.
Ma ce n'è anche per le donne in politica, come Rosy Bindi. L'onorevole del Partito Democratico è bersagliata con battute sull'aspetto fisico, a dire il vero un po' troppo sessiste.
Dunque il personaggio del momento: Matteo Renzi. L'attuale Presidente del Consiglio è l'emblema del pressapochismo della politica e dell'ignoranza e incompiutezza dei rappresentanti istituzionali maggiormente in vista. In quest'ultimo caso, l'impreparazione raggiunge l'epifania con esemplari quali Maurizio Gasparri e Ignazio La Russa, tutti e due ex di An.
Non poteva mancare Silvio Berlusconi, che sembra ringalluzzito dalla condanna ai servizi sociali presso un cronicario di Cesano Boscone. L'ex Cavaliere reca in mano un'enorme pillola di Viagra, sulla quale vengono confezionati degli sketch.
Ancora, Beppe Grillo, aggressivo e impertinente come sempre, ma forse ancora di più : parolacce a go go e straniato rispetto a tutto .
E quindi Vittorio Sgarbi , forse il personaggio più applaudito in assoluto.
Si parla del Festival di Sanremo e di come canzoni -simbolo quali Vola Colomba, Papaveri e Papere, Zingara e Sarà Perché ti Amo siano state soppiantate da motivi che dopo la kermesse non vengono più ricordati da nessuno. Un esempio tra tutti: Vorrei avere il becco di Povia che vinse un'edizione poco brillante del festival della canzone. Largo a un Claudio Villa d'epoca, simbolo del Sanremo degli anni d'oro, con "Granada".
A questo punto conviene fare un'osservazione che definisca meglio l'arte di Claudio Lauretta: per essere dei bravi imitatori occorre essere innanzitutto dei bravi attori. Lauretta lo è , dimostrandolo sempre di più nella parte finale e proponendo ad esempio un assurdo Marco Mengoni, rappresentante delle nuove leve: voce fantastica, ma movenze improbabili. Claudio Baglioni è visto invece come il rappresentante della restaurazione, o anche peggio: della tristezza fine a se stessa.
I Pooh sono i simboli di quegli artisti ridicoli che nella terza età imitano ancora il look dei giovani, ottenendo un effetto patetico sul pubblico e trasformandosi in imitazioni di loro stessi . Lauretta nell'impersonare Roby Facchinetti raggiunge la perfezione, ma è strepitoso anche nel ridicolizzare Pupo e soprattutto Emanuele Filiberto, in gara assieme a Sanremo, quest'ultimo ritratto come un inutile idiota. Italia Amore Mio è la canzone oggetto dello scherno.
Immancabile l'imitazione del "Califfo", l'indimenticabile Franco Califano, ritratto durante il declino, quando intonò assieme a Tiromancino (Federico Zampaglione) la canzone Un Tempo Piccolo.
Bellissimo anche il finale con un Vasco Rossi ritratto nella sua essenza: fanciullo innocente ed entusiasta, nonostante sia ormai entrato nella terza età.
***Questo Spazio pubblicità è in vendita***
Nessun commento