'La Buona Politica' - La nuova Grecia tra novita' e maledizioni economiche
![]() |
I simboli della nuova Grecia. (foto com.) ndr. |
di Cosimo imbimbo
BARI, 9 FEB. - I primi segni del nuovo corso ellenico sono minimi, simbolici, ma già significativi. Dal primo giorno di lavoro del nuovo governo Tsipras, sono sparite le transenne davanti al Parlamento e con loro i Mat, le forze speciali antisommossa che presidiavano i ministeri, in particolare quello della Cultura. Il nuovo inquilino della sede di Exarchia ha poco da temere da anarchici e ribelli vari.Si tratta di Aristidis Baltas e gode di un prestigio assoluto: filosofo althusseriano, è considerato uno dei maggiori pensatori marxisti in Grecia, proviene dall’Istituto Nikos Poulantzas (di cui è presidente) ed è noto per i suoi studi su Wittngstein, Derrida, Spinoza, Benjamin.
Ad affiancarlo, come sottosegretari, ci saranno un noto giornalista, Nikos Xiolakis, responsabile delle pagine culturali del quotidiano Kathimerini, e Tassos Kourakis, un docente della Facoltà di Medicina di Salonicco sempre in presente alle manifestazioni contro l’austerità e nelle lotte sociali (in particolare quella contro l’estrazione dell’oro nella penisola Calcidica). La Grecia dell'estrema sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, ha sfoderato un piano concreto per uscire dallo stallo sul debito: uno doppio swap tra i vecchi titoli di Stato e nuovi bond. Lo ha svelato il neoministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, in un’intervista al Financial Times. I nuovi bond sarebbero di due tipi: uno indicizzato alla crescita economica nominale e l’altro, definito da Varoufakis «obbligazione perpetua», per sostituire i titoli di Stato greci in mano alla Banca centrale europea. Il progetto deve ancora essere sottoposto all’Unione europea.“Ai nostri partner vogliamo dire che il piano (definito “menù di swap” dal ministro) punta a mettere d’accordo avanzo primario e riforme. Aiutateci concedendo più spazio di manovra sui conti, altrimenti continueremo a soffocare e diventeremo una Grecia deformata piuttosto che riformata”. Varoufakis ha anche detto che il nuovo esecutivo intende perseguire i grandi evasori. Quindi una divisione in DUE bonds, uno legato alla crescita economica (si lega il debito al ciclo economico, in perfetto stile Argentina, per intenderci) e uno invece che sposta in avanti le scadenze per un tempo illimitato.Che farà l’Europa? Non possiamo negare che questa decisione possa risultare molto più “digeribile” da parte dei paesi dell’Eurozona.
Il “facciale” non cambierebbe ma praticamente si rende il debito “inesigibile”. Bella mossa eh? Un compromesso che rimanda il default del paese a “data da destinarsi”. Ma per accettare certo è che l’UE porrà delle condizioni. E queste condizioni non sono certo molto diverse da quelle imposte anche dalla Troika. E’ risaputo che la Germania, quando concede qualcosa (carota)poi vuole qualcos’altro in cambio (bastone).INOLTRE non dimentichiamo mai che per le agenzie di rating, una “rimodulazione” del debito significa sempre e comunque DEFAULT. E questo rappresenta un problema per la stessa BCE che detiene molti titoli di Atene.Morale: non cantiamo vittoria troppo presto. Per certi versi c’è un avvicinamento, perché non si parla di haircut, ma per intenderci…cambia la forma ma NON TROPPO la sostanza. Però bisogna anche ammettere che soluzioni “semplici” non ce ne sono di certo. Finora l’unica proposta che i partner europei sembrano disposti a discutere è quella di un eventuale rinegoziazione dei tempi per la restituzione degli aiuti. Il massimo che Berlino sembra essere disposta a concedere. Ma qui si scontrano due visioni politiche. Per il neoesecutivo ateniese quel debito è ineleggibile perché ucciderebbe la Grecia. Forte del consenso elettorale Tsipras è convinto che la strada sia tracciata. Resta da vedere se Atene riuscirà ad imporre la sua visione. Parigi si è offerta per un ruolo di mediazione fra Atene e Berlino.
Urge una soluzione. Tsipras sa bene che non può durare a lungo. Fra dicembre e gennaio i depositi bancari greci si sono alleggeriti di 15 miliardi, il 10% della ricchezza liquida nazionale che è fuggito. I greci potrebbero tirare avanti per un po’ «sequestrando» i 4,3 miliardi che vanno restituiti al Fmi in marzo. Senza accordo con l’Ue e Fondo, a giugno si ritroverebbero tuttavia nei guai col primo di due bond da oltre 3 miliardi che giunge a maturazione. Priva di soccorso esterno, Atene (che nega di potersi rivolgere a Mosca) finirebbe per fallire. L’estensione del programma è la soluzione più semplice. Aiuterebbe a prendere tempo. Se richiesta, va approvata da quattro Parlamenti (incluso il tedesco), dunque bisogna che si chiuda all’Eurogruppo del 16. Oppure nulla. «Le posizioni sono distanti», concedono alla Commissione. «Vogliono massima discontinuità », sebbene Tsipras giuri che gli obblighi sui prestiti con Bce e Fondo «saranno rispettati». Se ne parlerà presto, come della troika visto che - ricordano i portavoce Ue - Juncker s’è «impegnato in Parlamento a sostituirla con un’istituzione più democratica e responsabile». Dibattito aperto. Un passo indietro nel febbraio 2012 la crisi si accentuò ed il default sembrò concretizzarsi, in quanto subito non si trovano accordi tra i partiti politici del paese per attuare nuovi tagli alla spesa pubblica che garantirebbero un aiuto economico da parte della Troika di 130 miliardi di euro, necessari per rimborsare i bond in scadenza a marzo per quasi 15 miliardi di euro; in quel periodo si discusse di tagliare altri 15.000 dipendenti pubblici.
Il 12 febbraio 2012 il parlamento greco vota un ennesimo piano di austerity per incassare un aiuto di 130 miliardi di euro da parte della Troika; dopo l' approvazione sono subito scattate le proteste del popolo greco in piazza Syntagma, si è arrivati ad una vera e propria guerriglia contro la polizia e si è anche dato fuoco a edifici tra cui banche e negozi. Nell'ora del totale cambiamento, viste ancora le tante nuvole sulle possibili vie d'uscita, non resta in questo inizio del 2015 attuare delle coraggiose trasformazioni tout court che dovrebbero condurre trionfalmente ad un ragionevole sblocco della situazione economica previo un drammatico ed immeritato declassamento o impoverimento devastante per l'orgoglioso popolo ellenico.
Ad affiancarlo, come sottosegretari, ci saranno un noto giornalista, Nikos Xiolakis, responsabile delle pagine culturali del quotidiano Kathimerini, e Tassos Kourakis, un docente della Facoltà di Medicina di Salonicco sempre in presente alle manifestazioni contro l’austerità e nelle lotte sociali (in particolare quella contro l’estrazione dell’oro nella penisola Calcidica). La Grecia dell'estrema sinistra Syriza, guidato da Alexis Tsipras, ha sfoderato un piano concreto per uscire dallo stallo sul debito: uno doppio swap tra i vecchi titoli di Stato e nuovi bond. Lo ha svelato il neoministro delle Finanze ellenico, Yanis Varoufakis, in un’intervista al Financial Times. I nuovi bond sarebbero di due tipi: uno indicizzato alla crescita economica nominale e l’altro, definito da Varoufakis «obbligazione perpetua», per sostituire i titoli di Stato greci in mano alla Banca centrale europea. Il progetto deve ancora essere sottoposto all’Unione europea.“Ai nostri partner vogliamo dire che il piano (definito “menù di swap” dal ministro) punta a mettere d’accordo avanzo primario e riforme. Aiutateci concedendo più spazio di manovra sui conti, altrimenti continueremo a soffocare e diventeremo una Grecia deformata piuttosto che riformata”. Varoufakis ha anche detto che il nuovo esecutivo intende perseguire i grandi evasori. Quindi una divisione in DUE bonds, uno legato alla crescita economica (si lega il debito al ciclo economico, in perfetto stile Argentina, per intenderci) e uno invece che sposta in avanti le scadenze per un tempo illimitato.Che farà l’Europa? Non possiamo negare che questa decisione possa risultare molto più “digeribile” da parte dei paesi dell’Eurozona.
Il “facciale” non cambierebbe ma praticamente si rende il debito “inesigibile”. Bella mossa eh? Un compromesso che rimanda il default del paese a “data da destinarsi”. Ma per accettare certo è che l’UE porrà delle condizioni. E queste condizioni non sono certo molto diverse da quelle imposte anche dalla Troika. E’ risaputo che la Germania, quando concede qualcosa (carota)poi vuole qualcos’altro in cambio (bastone).INOLTRE non dimentichiamo mai che per le agenzie di rating, una “rimodulazione” del debito significa sempre e comunque DEFAULT. E questo rappresenta un problema per la stessa BCE che detiene molti titoli di Atene.Morale: non cantiamo vittoria troppo presto. Per certi versi c’è un avvicinamento, perché non si parla di haircut, ma per intenderci…cambia la forma ma NON TROPPO la sostanza. Però bisogna anche ammettere che soluzioni “semplici” non ce ne sono di certo. Finora l’unica proposta che i partner europei sembrano disposti a discutere è quella di un eventuale rinegoziazione dei tempi per la restituzione degli aiuti. Il massimo che Berlino sembra essere disposta a concedere. Ma qui si scontrano due visioni politiche. Per il neoesecutivo ateniese quel debito è ineleggibile perché ucciderebbe la Grecia. Forte del consenso elettorale Tsipras è convinto che la strada sia tracciata. Resta da vedere se Atene riuscirà ad imporre la sua visione. Parigi si è offerta per un ruolo di mediazione fra Atene e Berlino.
Urge una soluzione. Tsipras sa bene che non può durare a lungo. Fra dicembre e gennaio i depositi bancari greci si sono alleggeriti di 15 miliardi, il 10% della ricchezza liquida nazionale che è fuggito. I greci potrebbero tirare avanti per un po’ «sequestrando» i 4,3 miliardi che vanno restituiti al Fmi in marzo. Senza accordo con l’Ue e Fondo, a giugno si ritroverebbero tuttavia nei guai col primo di due bond da oltre 3 miliardi che giunge a maturazione. Priva di soccorso esterno, Atene (che nega di potersi rivolgere a Mosca) finirebbe per fallire. L’estensione del programma è la soluzione più semplice. Aiuterebbe a prendere tempo. Se richiesta, va approvata da quattro Parlamenti (incluso il tedesco), dunque bisogna che si chiuda all’Eurogruppo del 16. Oppure nulla. «Le posizioni sono distanti», concedono alla Commissione. «Vogliono massima discontinuità », sebbene Tsipras giuri che gli obblighi sui prestiti con Bce e Fondo «saranno rispettati». Se ne parlerà presto, come della troika visto che - ricordano i portavoce Ue - Juncker s’è «impegnato in Parlamento a sostituirla con un’istituzione più democratica e responsabile». Dibattito aperto. Un passo indietro nel febbraio 2012 la crisi si accentuò ed il default sembrò concretizzarsi, in quanto subito non si trovano accordi tra i partiti politici del paese per attuare nuovi tagli alla spesa pubblica che garantirebbero un aiuto economico da parte della Troika di 130 miliardi di euro, necessari per rimborsare i bond in scadenza a marzo per quasi 15 miliardi di euro; in quel periodo si discusse di tagliare altri 15.000 dipendenti pubblici.
Il 12 febbraio 2012 il parlamento greco vota un ennesimo piano di austerity per incassare un aiuto di 130 miliardi di euro da parte della Troika; dopo l' approvazione sono subito scattate le proteste del popolo greco in piazza Syntagma, si è arrivati ad una vera e propria guerriglia contro la polizia e si è anche dato fuoco a edifici tra cui banche e negozi. Nell'ora del totale cambiamento, viste ancora le tante nuvole sulle possibili vie d'uscita, non resta in questo inizio del 2015 attuare delle coraggiose trasformazioni tout court che dovrebbero condurre trionfalmente ad un ragionevole sblocco della situazione economica previo un drammatico ed immeritato declassamento o impoverimento devastante per l'orgoglioso popolo ellenico.
***Questo Spazio pubblicità è in vendita***
Nessun commento