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Foggia. Lotta all’omofobia. C’è chi la pensa diversamente

Una immagine della rappresentazione. (foto com.) ndr.
Non bastano né stereotipi né superficialità per superare il pregiudizio omofobico. Occorre un cambiamento culturale e la gente deve conoscere e discutere i contenuti. 

di Redazione - Redazione di Foggia 

FOGGIA, 9 FEB. - Si è tenuta a Foggia il 5 febbraio nella Sala San Francesco la conferenza dell’avv. Gianfranco Amato, presidente dei “Giuristi per la vita”, organizzata da “Manif pour tous”, cui hanno aderito il “Forum delle associazioni familiari” della provincia di Foggia e l’associazione provinciale “Famiglie numerose”, con il patrocinio del Comune di Foggia. Il titolo “La buona scuola: come difendersi dal gender”, prometteva battaglia e tuttavia era questa un’occasione per chi s’aspettava di saperne di più sulla questione della discriminazione omofobica e delle iniziative politico-normative avviate in Parlamento. Il saluto del Comune è stato portato dall’assessora all’Istruzione Carla Calabrese, che si è detta disponibile ad ulteriori approfondimenti ed incontri. Il giornalista Nino Abate, chiamato a moderare il dibattito, ha dato lettura del comunicato inviato dal sottosegretario di Stato al Miur Gabriele Toccafondi. E dopo il saluto del parroco di “Gesù e Maria”, p. Gianni Gelato, l’avv. Amato ha espresso tutti i suoi dubbi sulla portata costituzionale delle modifiche approvate alla Camera il 19 settembre 2013 e in discussione al Senato, intitolate “Misure urgenti in materia di discriminazione razziale, etnica e religiosa, ovvero fondata sull’omofobia o sulla trans fobia” (Ddl 1052). Per i testi si possono consultare i link www.lamanifpourtous.it/.../DdL-1052-contro-omofobia-passato-alla-cam. , www.senato.it/service/PDF/PDFServer/BGT/00739582.pdf . L’avv. Amato ha avanzato tutti i suoi dubbi su quella che potrebbe essere una legge che non definisce il termine stesso di omofobia, inserirebbe il principio della tutela giuridica privilegiata e consentirebbe al giudice di decidere sui casi denunciati, secondo il principio della percezione, come avviene in Inghilterra. Ha affermato che così sarebbero violati gli artt. 21 e 19 della Costituzione sulla libertà di pensiero e di religione, sottolineando che la proposta normativa all’art. 3bis del Ddl in discussione renderebbe punibile l’omofobia individuale e non quella collettiva, cioè l’espressione di convincimenti assunti all’interno di organizzazioni che svolgono attività di natura politica, sindacale, culturale, sanitaria, di istruzione o di religione o di culto. Il relatore ha poi stigmatizzato alcune indicazioni dell’UNAR, l’Ufficio nazionale Antidiscriminazioni Razziali, in merito alla strategia di educazione alla diversità a scuola, avviate e da avviare nelle scuole pianificando interventi su tutte le strutture scolastiche e formative per l’educazione delle nuove generazioni, senza i genitori e le famiglie. Sono quindi intervenuti Guglielmo Buono per “Manif pour tous”, Ugo Ferrandino per il “Forum delle associazioni familiari”, Vito e Gabriella Aprile per l’associazione “Famiglie numerose” e a titolo personale il dott. Giuseppe Rinaldi, che ha sottolineato la necessità dell’educazione alla sessualità ed all’affettività. Per superare il pregiudizio omofobico, che tarla in maniera ancora pesante la vita sociale nel nostro paese, occorre davvero un cambiamento culturale –e non basterebbe una legge con funzione pedagogica (ne abbiamo tristi esempi nella storia)-, cambiamento che deve trovare un terreno di incontro tra due schieramenti oggi totalmente, in qualche caso pregiudizialmente, opposti, e dall’una e dall’altra parte del fronte l’auspicio che insieme si possa sconfiggere la cultura della violenza e della discriminazione.








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