“La legalità conviene”, modello a parte, “Ercolano” e non solo
FOGGIA, 7 MAR. - «Ripartire con la politica per dare legalità». Con questa dichiarazione il consigliere comunale del PD, Alfonso De Pellegrino, ha aperto il convegno “La legalità conviene, il modello Ercolano”, organizzato dal Partito Democratico di Foggia. Durante l’incontro è stato presentato il libro “La camorra e l’antiracket”, di cui è autore Nino Daniele, Assessore alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, oltre che Presidente dell’Associazione Antiracket Ercolano. Il convegno si è svolto ieri, 6 marzo, a Foggia, nella Sala Rosa del Palazzetto dell’Arte. Al convegno hanno partecipato, oltre Nino Daniele e Alfonso De Pellegrino, Raffaele Piemontese, segretario provinciale del PD foggiano, Mariano Rauseo, segretario cittadino del PD, Massimiliano Arena, responsabile Politiche sociali e Legalità della segreteria provinciale del PD foggiano, Gianni Rotice, presidente di Confindustria di Capitanata.
La discussione è stata un susseguirsi di attestazioni di fiducia verso Nino Daniele, sia per la sua continua lotta alla criminalità, sia per il modello cosiddetto “Ercolano” che, da quanto illustrato dai numeri, ha sortito soluzioni contro il malaffare e precisamente contro il racket.
Modello “Ercolano”, sinteticamente, prevede sgravi fiscali per 5 anni a favore di commercianti e imprenditori che denunciano gli estorsori, accompagnati da protocolli d’intesa con gli istituti di credito per congelare le esposizioni di chi denuncia il racket e prestare le garanzie necessarie a rilanciare l’attività imprenditoriale. Per far ciò, tuttavia, Nino Daniele a conclusione del convegno ribadisce che per ottenere il risultato c’è bisogno che il denunciante abbia fiducia di chi lo supporterà. «L'associazione antiracket inizialmente riuscì a mettere insieme un piccolo gruppo di vittime, in gran parte commercianti taglieggiati dai due clan in lotta tra loro –ha affermato Daniele- Il resto è venuto da se, sia grazie alla reciproca fiducia, sia all’aiuto delle Forze dell’Ordine. Difatti prim’ancora di parlare di “sistema premiante”, il modello Ercolano pone ben in evidenza la fiducia. Poi- continua Nino Daniele- con l'aiuto delle Forze dell'Ordine le vittime hanno cominciato a denunciare, a mettere nero su bianco estorsioni tentate o consumate, spesso perpetrate dai due clan allo stesso esercente. Il numero dei denuncianti è cresciuto. E l'attesa è stata premiata. Noi siamo il paese di Pio La Torre, un uomo che ha saputo sottrarre i patrimoni alla criminalità, sacrificando la vita, trucidata dalla mafia. Siamo il paese di Giancarlo Siani, che con il giornalismo di cronaca riuscì a scoprire la moneta con cui i boss mafiosi facevano affari, per poi ucciderlo. E proprio con Radio Siani, la radio della Legalità, operante a Ercolano –conclude Daniele, siamo in sintonia, collaboriamo come associazione antiracket, promuoviamo iniziative».
Un monito che Foggia, o meglio una parte di essa riferita al centrosinistra e in particolare al PD, ha voluto cogliere al volo, organizzando questo incontro. Difatti, ed è stato rimarcato più volte durante il convengo, questa iniziativa nasce dalla volontà di un gruppo politico che durante la campagna elettorale delle scorse amministrative comunali di Foggia, ha perorato il “Modello Ercolano” come vessillo per la legalità. E qui gli interventi dei rappresentanti politici del PD intervenuti non sono stati del tutto rivolti al problema, bensì all’attuale amministrazione comunale, che ricordo è di centrodestra, che ha idee diverse di come fare legalità a Foggia. Eppure la legalità non ha, o non dovrebbe avere colore politico: è un percorso di giustizia sociale. Sta di fatto che a Palazzo di Città questo modello (l’Ercolano, appunto) non è visto di buon occhio, sicuramente politico. Come pure la “fu instaurazione” della Consulta per la Legalità, tanto sbandierata dalla precedente amministrazione comunale, di centrosinistra, ma mai attuata poiché frutto di una parte di quella coalizione riferita alla sinistra vendoliana. Oggi, di quella Consulta se ne parla ancora; un consiglio comunale dovrebbe trattare l’argomento, ma dal Palazzo non si ricevono notizie. Tuttavia, come si prefigurava, non sono mancate le frecciatine politiche su eventi pro-legalità che sono state organizzate nel capoluogo dauno.
A puntare il dito è stato Massimiliano Arena, responsabile Politiche sociali e Legalità della segreteria provinciale del PD foggiano «Non serve farsi vedere in prima fila alle fiaccolate o stare sul palco quando si discute di legalità. Quel giorno pioveva pure e quelle fiaccole si son spente lungo il percorso. Legalità è anche lotta contro l’abusivismo di attività commerciali sui marciapiedi, perlopiù fucine di voti per chi amministra –ha affondato Arena-. Ieri si è conclusa una bella iniziativa: il fanta-processo dei bambini verso gli adulti. Ebbene, sapete cosa hanno chiesto i nostri piccoli cittadini? Vogliamo una città più bella. Per renderla bella –ha concluso Arena- Foggia deve rifiorire e per poterlo fare la legalità se supportata dalle istituzioni, dalla buona politica, dalle associazioni, specie quelle sociali, riuscirà nell’intento. Non dimentichiamoci che legalità è anche lotta alle slot machine: noi del PD proporremmo all’assise comunale di vagliare l’idea che chi eliminerà queste macchine infernali potrebbero godere di detassazioni».
Foggia, come ben sapete, è reduce da due atti criminali ben specifici, delineati nei suoi contorni più mafiosi. Un imprenditore e un’attività commerciale avvertiti a suon di pallottole, oltre che le solite bombe carta a far da cornice a uno scenario che oramai sembra ordinario. Anche la provincia di Foggia è sotto scacco della criminalità, del racket. San Severo, Torremaggiore, Cerignola, Lucera, sono solo alcune dei centri urbani presi di mira da chi estorce, intimidisce, pretende sia il pizzo, sia il comando del territorio. «Quello della sicurezza è un tema drammaticamente serio, come dimostrano ulteriormente la recente intimidazioni –ha replicato Raffele Piemontese-. Noi del Pd vogliamo costruire convergenze politiche e amministrative, offrendo un contributo importante alla definizione di una strategia ampiamente condivisa tra le forze politiche e le istituzioni territoriali e statali. Per questa ragione ho voluto fortemente supportare l’iniziativa organizzata da Alfonso De Pellegrino. Come segretario provinciale del partito proporrò agli amministratori ed ai consiglieri comunali del PD di promuovere l’adozione del “Modello Ercolano” – ha concluso Piemontese – per sostenere ed incentivare la positiva tensione territoriale a costruire reti e prassi civiche capaci di fare argine alla diffusione del racket e di aumentare la solidarietà verso le vittime insieme alla partecipazione attiva dei cittadini al radicamento della cultura della legalità. Reprimere è giusto: il 416 bis del c.p. lo prevede. Ma prevenire è un obbligo di chi crede fermamente nell’aiuto reciproco, di chi non si vuole e deve rassegnarsi al buio dell’illegalità».
Legalità, sicurezza, viver bene, vanno di pari in passo. Camminano parallelamente, s’intersecano, convergono, producono benessere, lavoro, fiducia, buona politica per la Res Publica. Se c’è tutto ciò l’illegalità e maggiormente la corruzione negli ambiti istituzionali e politici non avrebbe terreno fertile. Contrariamente continueremo a vivere nella paura, nella morsa di chi col pizzo controlla e governa i territori. Le mafie hanno bisogno del pizzo perché è il mezzo per controllare “porta a porta” il territorio. Scardinarlo pare una chimera. Può accadere se gli intenti si uniscono, o per lo meno lo si può abbondantemente arginare. Le affermazioni, le proposte, i moniti, gli esempi elencati in questo convegno e in tanti altri organizzati e da organizzare, sono tutti condivisibili e ben accetti. Ma se non c’è l’unisona volontà di tutte le forze politiche, tralasciando colori e casacche, se non c’è la credibilità in persone che annunciano e si annunciano in prossimità di elezioni, quelle regionali nella fattispecie, se non c’è l’ascolto di chi si è eretto paladino della legalità, definito poi “sceriffo”, per tutte le realtà associative antiracket, iscritte o non iscritte a un albo prefettizio, se non c’è cultura della legalità profusa tra la gente con piccoli gesti, esempi di chi in divisa dovrebbe multare l’auto sul marciapiede o innanzi uno scivolo per disabili, se non si creano opportunità di crescita e di lavoro anche per chi nell’illegalità trova il suo “Stato”, se non c’è tutto questo, legalità rimarrà solo una parola da sbandierare all’occorrenza. E li si che le mafie prevarranno, specie se indossano colletti bianchi, divise, toghe e paramenti vari.
La legalità conviene. Il “Modello Ercolano” è un esempio. Ma ve ne altri che le istituzioni dovrebbero avere l’umiltà di ascoltare, o per lo meno leggere i Piani Antiracket e anti Soprusi proposti per essere valutati, approfonditi, inglobati in altri, per formarne uno efficace.
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