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Economia. Tassa rifiuti, aumentata di 75 euro dal 2010 al 2015

Rifiuti per la raccolta differenziata. (foto Agi) ndr.

di Redazione

ROMA, 19 AGO. (AGI) - Tra il 2010 e il 2015, una famiglia con 4 componenti che vive in un casa da 120 mq ha subito un aumento del prelievo relativo all'asporto rifiuti del 25,5 per cento, pari, in termini assoluti, ad un aggravio di ben 75 euro. Lo segnala l'Ufficio studi della Cgia. Quest'anno, la famiglia tipo "dovra' versare al proprio Comune ben 368 euro di Tari. Un'altra di 3 componenti, che abita in un appartamento da 100 mq, ha subito un aumento del 23,5 per cento (+57 euro). Nel 2015 dovra' versare quasi 300 euro. Un nucleo di 3 persone che risiede in un'abitazione da 80 mq, invece, ha dovuto pagare il 18,2 per cento in piu' (+35 euro). In questo caso, l'importo complessivo che dovra' pagare per i rifiuti sara' pari a poco piu' di 227 euro". Per le attivita' economiche, le cose sono andate anche peggio. Nonostante la forte riduzione del giro d'affari, ristoranti, pizzerie e pub con una superficie di 200 mq hanno subito un incremento medio del prelievo del 47,4 per cento, pari, in termini assoluti, a +1.414 euro. Un negozio di ortofrutta di 70 mq, invece, ha registrato un incremento del 42 per cento (+ 560 euro), mentre un bar di 60 mq ha dovuto versare il 35,2 per cento in piu', pari ad un aggravio di 272 euro. Piu' contenuto, ma altrettanto pesante, l'aumento subito dal titolare di un negozio di parrucchiere (+23,2 per cento), dai proprietari degli alberghi (+17 per cento) e da un carrozziere (+15,8 per cento). Questi risultati, sottolinea la CGIA, sono stati ottenuti dopo aver preso in esame le tariffe sui rifiuti applicate alle famiglie e alle imprese nei principali Comuni capoluogo di regione. La Cgia ricorda che "nel corso degli ultimi anni sono state numerose le novita' che hanno riguardato il prelievo sui rifiuti. Fino a qualche anno fa pagavamo la Tarsu (Tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani), anche se molti Comuni l'avevano rimpiazzata con la Tia (Tariffa di igiene ambientale). Nel 2013 il legislatore ha introdotto la Tares (Tassa sui rifiuti e servizi), mentre dal 2014 quest'ultima ha lasciato il posto alla Tari (Tassa sui rifiuti). La Tari e' stata introdotta con la Legge di Stabilita' 2014, in ossequio al principio comunitario "chi inquina paga": in buona sostanza si e' voluto sancire la corrispondenza tra la quantita' di rifiuti prodotti e l'ammontare della tassa. Con l'introduzione della Tari, e' stato ulteriormente confermato il principio che il costo del servizio in capo all'azienda che raccoglie i rifiuti dev'essere interamente coperto dagli utenti, attraverso il pagamento della tassa. E il problema, purtroppo, sta proprio qui". Segnala Paolo Zabeo della CGIA: "Queste aziende, di fatto, operano in condizioni di monopolio, con dei costi spesso fuori mercato che famiglie e imprese, nonostante la produzione dei rifiuti sia diminuita e la qualita' del servizio offerto non sia migliorata, sono chiamate a coprire con importi che in molti casi sono del tutto ingiustificati. Proprio per evitare che il costo delle inefficienze gestionali vengano scaricate sui cittadini, la legge di Stabilita' del 2014 ha ancorato, dal 2016, la determinazione delle tariffe ai fabbisogni standard. Grazie all'applicazione di questa nuova modalita', e' probabile che dall'anno prossimo la tassa sui rifiuti diminuisca". Sebbene in questi ultimi anni il costo economico sulle famiglie sia decisamente aumentato, dall'inizio della crisi ad oggi la produzione dei rifiuti urbani ha subito una forte contrazione. Se nel 2007 ogni cittadino italiano ne "produceva" quasi 557 kg, nel 2013 (ultimo dato disponibile) la quantita' e' scesa a poco piu' di 491 Kg per abitante. "In buona sostanza - conclude Zabeo - nonostante abbiamo prodotto meno rifiuti, la raccolta e lo smaltimento degli stessi ci sono costati di piu'".





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