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Politica. Casa Divina Provvidenza, la Regione non acquista le strutture ma non abbandona lavoratori e pazienti

Una veduta del "Don Uva" di Bisceglie
BARI, 6 OTT. – La Regione Puglia «non ha intenzione di acquisire le strutture e gli immobili della Casa Divina Provvidenza di Bisceglie e di Foggia», dal momento che «non corrisponde ai nostri piani e non si inserisce in alcun Piano di riordino». Lo ha ribadito, durante la riunione del Consiglio regionale pugliese, il presidente della Giunta, Michele Emiliano.
Nel suo intervento, tuttavia, il Governatore ha confermato «l’impegno della Regione affinché sia garantita la continuità del servizio e dell’occupazione», oltre alla possibilità di valutare l’adeguamento delle tariffe a quelle delle altre regioni per rendere più appetibile l’acquisizione da parte di soggetti privati: «Nel momento in cui adeguiamo le tariffe aiutiamo l’asta ad andare a buon fine, salvaguardiamo la continuità del servizio e, soprattutto, salviamo i posti di lavoro».
Le precisazioni del presidente Emiliano hanno chiuso la lunga discussione che ha condotto all’approvazione – a maggioranza, con il voto contrario del Movimento 5 stelle e del gruppo Area popolare-Ncd – di un ordine del giorno che impegna il Presidente dalla Giunta regionale e tutti gli altri organi regionali competenti in materia “a seguire con grande attenzione questa delicatissima vicenda, al fine di garantire sia la salvaguardia delle prestazioni assistenziali e sanitarie, sia di salvaguardare tutti i posti di lavoro”.
Il mese scorso, infatti, il ministero dello Sviluppo Economico ha approvato gli schemi degli atti di gara predisposti dall’amministrazione straordinaria, autorizzando così l’avvio della procedura di cessione dei complessi aziendali afferenti la congregazione Ancelle della Divina Provvidenza. Successivamente è stato pubblicato l’invito a manifestare interesse per l’acquisto dell’azienda o dei rami d’azienda di proprietà della Congregazione in amministrazione straordinaria.
Il dispositivo approvato oggi modifica e sostituisce quello originariamente presentato dai consiglieri Di Bari, Zinni, Caracciolo, Conca, Mennea, De Leonardis, Morgante, Cera, Ventola, Pisicchio, Gatta, Barone e Vizzino, che chiedeva alla Regione, tra le altre cose, di valutare l’opportunità di acquisire direttamente o attraverso altro soggetto pubblico (ad esempio, la Asl) la proprietà delle strutture in territorio pugliese al fine di inserirle organicamente nel sistema sanitario ed assistenziale regionale. (C. St.)





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