Cronaca. Sentenza - beffa per gli abitanti del "Tamburi" di Taranto: Ilva condannata, ma non pagherà
![]() |
Sentenza - beffa per 149 tarantini |
di Daniele Lo Cascio
TARANTO, 18 NOV. – Un milione e duecentomila euro di risarcimenti. E’ la condanna stabilita per l’Ilva, l’allora proprietario Emilio Riva e il direttore dello stabilimento Luigi Capogrosso nella sentenza depositata da Pietro Genoviva, presidente della Terza sezione civile del Tribunale di Taranto. Peccato che nessuno, realmente, metterà mani al portafogli. Una beffa, insomma, dopo il danno. Un’altra beffa che interessa, questa volta, 149 proprietari delle abitazioni del rione Tamburi che, dallo scorso 2010, difesi dall’avvocato Filippo Condemi, hanno intentato causa contro l’Ilva, a causa del danno patrimoniale riportato dagli immobili a ridosso dei parchi minerali, il cui valore sul mercato immobiliare è crollato. A fare da apripista il caso di un immobile sito in via Mannarini per il quale è stato riconosciuto un deprezzamento del 20%. La cifra da risarcire (un milione e duecentomila euro, come detto) non sarà pagata: la legge che ha posto l’Ilva in regime di amministrazione straordinaria ha “dimenticato” di prevedere un soggetto deputato al pagamento dei debiti. L’avvocato Condemi aveva basato la sua tesi su una sentenza della Corte di Cassazione del 2005, che aveva acclarato lo sversamento annuale nell’atmosfera di 21 mila tonnellate di polveri inquinanti da parte dello stabilimento siderurgico tarantino. «Ben venga il salvataggio dell’industria, proteggiamo pure l’occupazione – ha dichiarato il legale – ma i costi per raggiungere tale scopo non devono essere ricavati omettendo il pagamento dei crediti delle imprese e dei risarcimenti riconosciuti da sentenze, come in questo caso».
Nessun commento