Società. Il Centro di prima accoglienza “S. Elisabetta d’Ungheria” festeggia a Foggia il trentennale
La chiesa di Gesù e Maria a Foggia |
di Nino Abate
FOGGIA, 24 NOV. – Da trent’anni rifugio sicuro e amorevole per i poveri. Grandi festeggiamenti a Foggia per l’anniversario del centro “Santa Elisabetta d’Ungheria” che è nella chiesa di “Gesù e Maria”. Una storia di dedizione e altruismo che cominciò nel 1986. Ospitalità e ristoro ai più poveri: una mensa e un dormitorio, nessun aiuto pubblico ma solo il lavoro dei volontari – cattolici e laici – in una dimensione di concreta multiculturalità, senza distinzioni religiose, etniche e sociali.
L’ufficialità liturgica ha segnato l’avvio delle celebrazioni, con la messa presieduta dal direttore della Caritas diocesana, don Francesco Catalano, e con il parroco, padre Gianni Gelato. Singolare e non casuale la coincidenza del trentennale, che si concluderà a novembre del prossimo anno, con il Giubileo della misericordia indetto da papa Francesco.
«Nel povero i cristiani riconoscono il volto di Cristo e seguono l’invito di papa Francesco a non aspettare ma ad andare incontro, per costruire una “cultura” che diventi accoglienza, comunione, condivisione, umana e civile convivenza e non solo carità da elemosina», è stato ricordato. L’apertura dei festeggiamenti è proseguita con il concerto della scuola d’orchestra giovanile “Orchestra Nova”, una delle poche in Italia “specializzata” nell’esecuzione di musica da colonne sonore cinematografiche, televisive, web e finanche dei videogiochi.
Quindi, il momento conviviale, in perfetto stile francescano: volontari hanno servito piatti caldi di pasta e fagioli, vino e acqua agli intervenuti, che hanno avuto modo di familiarizzare con gli ospiti del Centro.
Roberto Ginese, responsabile del Centro, ha spiegato che le iniziative programmate nei prossimi dodici mesi hanno tre obiettivi: «Il rinnovo della cucina e della dispensa del Centro; l’adozione di una famiglia di migranti, in risposta all’invito di papa Francesco; il sostegno concreto ad una famiglia italiana in difficoltà».
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