Teatro. Al Petruzzelli di Bari tutto esaurito per la magica esecuzione dei Carmina Burana
Una immagine dello spettacolo. (foto M.C:) ndr. |
di Maria Caravella
BARI, 19 MAR. - Il maestro tedesco Stefan Anton Reck ha diretto al Petruzzelli i Carmina Burana, cantata profana per soli, coro misto, coro di voci bianche ed orchestra del compositore Carl Orff, nell’appuntamento (sold out) inserito nella stagione concertistica della Fondazione Petruzzelli. Con l’ensemble, nel ruolo di solisti, Valentina Farcas (soprano), Francisco Brito (tenore) e Vittorio Prato (baritono). A curare la preparazione del Coro della Fondazione Petruzzelli il maestro Fabrizio Cassi, quella del Coro di Voci Bianche Vox Juvenes è stata affidata al maestro Emanuela Aymone. Ecco il celebre prologo Carmina burana è una cantata scenica composta da Carl Orff tra il 1935 e il 1936, ed è basata su 24 poemi tra quelli trovati nei testi poetici medievali omonimi, opera di goliardi e clerici vagantes. La raccolta di componimenti poetici medievali è stata reperita nella Bura di San Benedetto (Benediktbeuern), in Alta Baviera, nel 1803. Il titolo completo è “Carmina burana: Cantiones profanae cantoribus et choris cantandae, comitantibus instrumentis atque imaginibus magicis” ovvero “Canzoni profane per solisti e coro accompagnati da strumenti e immagini magiche“.
Carmina Burana di Carl Orff iniziano, non è propriamente definibile musica rilassante. In realtà tutta l’opera, nella sua composita struttura, insinua nell’ascoltatore un qualcosa che inquieta. I Carmina Burana, nonostante fossero stati ostacolati per il tono erotico di alcuni canti, divennero l’opera musicale più conosciuta tra quelle composte durante il regime nazista. La composizione non segue una trama precisa ma si basa sul concetto del giro della ruota della fortuna e il sottotitolo la definisce un insieme di “canzoni profane da cantare da cantori e dal coro accompagnati da strumenti ed immagini magiche”. Magia che, dopo un inizio incerto e un po’ confuso – attacchi e chiusure non sempre precisi –, è stata ricreata dalla bacchetta di Stefan Anton Reck.
Già noto al pubblico barese per aver diretto Das Rheingold e Die Walküre del polittico musicale di Wagner, il maestro Reck ha un gesto sicuro, appassionato, in alcuni momenti quasi “verista”, e guida attraverso le mutevoli pagine di Orff l’orchestra della Fondazione Petruzzelli che dà il suo meglio in Cour d’amours (l’ultima delle tre parti in cui l’opera si articola) e nei passaggi più lirici. Ad avvicendarsi sul palco i tre solisti, molto bravo e padrone di se nell’impervia tessitura della sua parte, il baritono Mario Cassi che sale, scende, canta a voce spiegata e in falsetto, emozionando e coinvolgendo il pubblico. Di grande effetto scenico anche le esibizioni degli altri cantanti, che hanno ammaliato il pubblici del Teatro Petruzzelli, per l'occasione al tutto esaurito.
Piene e vibranti le note alte, meno rotondo il suono nei bassi, ma si sa, misterioso incanto è la voce dei controtenori. Infine, il soprano Valentina Farcas: bello il timbro, buona la tecnica, la cantante in perfetta sintonia con l’orchestra ha regalato note di infinita dolcezza nell’esecuzione di Amor volat undique.
Eccellente l'esibizione del coro della Fondazione Petruzzelli, diretto da Fabrizio Cassi, e preciso nell’affrontare la non semplice partitura il coro delle voci bianche.
Tanti gli applausi per congedare questi grandi artisti, che in via del tutto eccezionale hanno concesso il bis di "O Fortuna!"
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