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Monte Sant’Angelo, assassinio Fischetti. «Ho chiesto giustizia, ma non ne ho ricevuta. Per la legge mio figlio vale meno di 100 gr. di droga» lo sdegno della mamma.

Felice Fischetti (foto E. S.) ndr.
di Nico Baratta

MONTE SANT'ANGELO (FG), 26 OTT.  - Da quel tragico 16 luglio del 2017, son trascorsi mesi, più di un anno. Nel frattempo chi ha commesso il fatto, un omicidio, è rimasto a casa agli arresti domiciliari in attesa del processo. Dall’altra parte della città una famiglia piangeva il proprio figlio rimasto ucciso da chi era in attesa di una sentenza. Ebbene, quella sentenza è arrivata. Già lo avevamo scritto, informando a pochi minuti da essa della pena di Rinaldi Luciano Antonio, condannato a 10 anni di reclusione, più mesi 6 per l’aggravante dei futili motivi e altri 6 mesi per lesioni aggravate, oltre al pagamento di varie spese e al pagamento di una provvisionale provvisoriamente esecutiva di € 100.000,000 in favore dei genitori di Felice Fischietti, come riportato nella sentenza n° 9007/2018 N.R.P.M – n° 6956/2017 R.G. Gip, dell’udienza del 13/09/2018, presso il Tribunale Ordinario di Foggia.


Il caso di cui stiamo parlando è dell’omicidio avvenuto a Monte Sant’Angelo, come detto il 16 luglio 2017, dove il giovane Felice Fischetti fu accoltellato da Rinaldi Luciano Antonio perché credeva che avesse urinato sotto il suo uscio.
Tre giorni dopo, il 19 luglio 2017, a san Giovanni Rotorndo presso l’Unità Operativa di Rianimazione 2 dell’Ospedale Casa Sollievo della Sofferenza, Felice muore. Secondo il referto e come riportato nella sopradetta sentenza, la morte è ricondotta a una “sindrome da disfunzione multiorganica-multisistemica determinata in primis da uno shock emorragico in soggetto con lesione da punta e taglio della parete anteriore della arteria iliaca esterna destra”.

La mamma, la sig.ra Ermelinda, no ci sta a questo esito, ha sdegno per la decisione assunta. Di seguito riportiamo una sua dichiarazione che ha fatto giungere presso lo scrivente, che pubblichiamo integralmente come contributo esterno del mittente. Pertanto questo contenuto non è un articolo prodotto dalla redazione.

LETTERA DI ERMELINDA SANTORO, MAMMA DI FELICE FISCHETTI UCCISO E SENZA EQUA GIUSTIZIA.

«Ed ora che abbiamo la sentenza tra le mani, io Santoro Ermelinda, mamma di Fischetti Felice, il ragazzo deceduto il 19 luglio 2017, per causa di una coltellata inflitta da Rinaldi Luciano Antonio il giorno 16 luglio 2017, voglio che tutti sappiano che ho chiesto giustizia, ma non ne ho ricevuta. Mio figlio è deceduto per una ferita all'arteria iliaca destra (che per i giudici è parte non vitale) provocata dal Rinaldi con un coltello di 30 cm avente una lama di 18 cm. Ciò è accaduto perché gli è stato concesso di fare il giustiziere della notte solo perché credeva che mio figlio e il suo amico volessero urinare dietro la porta del suo garage. Voglio ricordare che il referto presentato dal Rinaldi è stato redatto nell’ospedale in cui lo stesso prestava servizio da una vita come autista di ambulanza (…non vado oltre). Sig. Giudice e P. M. come mai non si è insistito sul fatto di ascoltare la deposizione della moglie che era presente quella maledetta sera sul luogo del delitto? Perché alla congiunta gli è stato concesso di lasciare il paese la stessa notte? Vi siete soffermati sul fatto che la deposizione dell’amico di mio figlio è stata vaga. Sig. Giudice e P.M. avete pensato che il ragazzo che era in compagnia con mio figlio è stato fortunato solamente perché colpito al portafoglio? E che contrariamente avrebbe avuto la stessa sorte, perché colpito alla stessa altezza? Lo avete vagliato tutto ciò?

Ricordo che quella sera Rinaldi Luciano Antonio è stato tratto in arresto per una condanna di tentato omicidio per mio figlio e lesioni aggravate per l'amico, divenuto omicidio doloso e poi rimodulato in omicidio preterintenzionale dal tribunale del riesame di Bari. Tutto questo perché l’assassino prima si è avvalso della facoltà di non rispondere, per poi scoppiare in lacrime. Al Rinaldi voglio ricordare che addirittura gli sono stati concessi gli ARRESTI DOMICILIARI. Non ho parole per una simile decisione.

Rendiamoci conto che quella sera un uomo munito di un coltello di 30 cm una lama di 18 cm scende in strada e colpisce i due ragazzi, li insegue, torna dentro casa, lava il coltello, lo asciuga e lo mette al posto sostituendolo con un altro a serramanico di 8 cm, come riporta la sua deposizione e la sentenza. Il tutto in attesa dell'arrivo dei Carabinieri. Se questo non è rendersi ben conto di quello che ha commesso, allora qual era la sua intenzione? Sono sempre più convinta di Rinaldi che sia sceso in strada con l'intento di uccidere e ci è riuscito. Come si può parlare di preterintenzionale? Un’altra cosa che ricordo benissimo è il giorno del processo. Il 13 settembre 2018, poco prima della sentenza sull’omicidio del mio caro amato figlio, un ragazzo con precedenti penali in possesso di droga di 100 gr. è stato condannato ad una pena di 2 anni e 4 mesi. Ed allora perché l'assassino di mio figlio Felice, con il rito scelto, quello abbreviato, è stato condannato ad una pena di soli 10 anni di reclusione più mesi 6 per l’aggravante dei futili motivi e altri 6 mesi per lesioni aggravate? Intanto il Rinaldi rimane a casa. Ma secondo voi due, sig. Giudice e P.M., la vita di un ragazzo di soli 22 anni può valere meno di 100 gr. di droga?

Rimango sempre più convinta e intenzionata che assieme ai miei due legali, gli Avv. Innocenza e Giovanni Battista Starace, andrò in sede Appello e se necessario anche in quella di Cassazione, perché l'assassino dovrà rispondere di omicidio e tentato omicidio: questi sono i reati che ha commesso Rinaldi Luciano Antonio, che secondo me l’ha fatto con tutte le intenzioni. Io sono sicura che mio figlio da lassù mi guida, aspettando che la sua mamma gli faccia avere giustizia».

ERMELINA SANTORO
MONTE SANT’ANGELO, 25/10/2018



Ricostruiamo i fatti accaduti quella tragica sera, quando Felice era in compagnia di un suo amico, Giovanni, che usciti da un locale dove si erano intrattenuti con alcuni amici, stavano facendo ritorno a casa. Passando sotto l’abitazione del Rinaldi, secondo quando riportato negli incartamenti giudiziari, i due giovani si son visti allertare dal Rinaldi ad allontanarsi. Dalle dichiarazioni del giovane Giovanni i due sarebbero stati invitati ad attenderlo in strada, per poi essere stati colpiti dal coltello che aveva in mano. Mentre il Rinaldi ha dichiarato che dal balcone ha chiesto ai due giovani di allontanarsi dalla sua abitazione e questi lo avrebbero deriso. A quel punto il Rinaldi decide di scendere in strada con l’intento di spaventarli con in mano il coltello descritto sopra. Sempre secondo l’omicida nasce una colluttazione e nella dinamica partono i fendenti, mortali per Felice. I due tentano la fuga ma Felice perdeva molto sangue e si accasciò in terra. Da li a breve, precisamente alle ore 22:50, durante una perlustrazione di routine dei Carabinieri del comando locale, si scopre il fatto. I due militari allertati da una persona accasciata in terra e in una pozza di sangue e con gli abiti intrisi di "sostanza ematica" (come riportato nella sentenza, nda.), chiedono a Giovanni cosa fosse accaduto. L’amico era in evidente stato confusionale, senza ben ricordare la dinamica. I Carabinieri, pertanto, perlustrano l’area rinvenendo altre tracce ematiche riconducibili all’uscio dell’abitazione del Rinaldi, che chiamato, si consegna e confessa il reato, dicendo: «Sono stato io, ma sono stato costretto». A quel punto i due Carabinieri ordinano di consegnarli l’arma e Rinaldi estrae dalla tasca dei pantaloni un coltello a serramanico con una lama di 8 cm. I due dell’Arma verificano che quel coltello non poteva cagionare la ferita inferta a Felice e intimano la richiesta di consegnare l’arma in oggetto. Rinaldi, a quel punto, va in casa e dal ripostiglio preleva il coltello dalla lunghezza di 30 cm e con lama da 18, e la consegna ai Carabinieri. Il particolare che balza agli occhi dei due militari che il coltello era pulito. Infatti, Rinaldi dichiara che dopo aver commesso il fatto è corso in casa e ha lavato quell’arma. I due militari prendono in consegna il Rinaldi, arrestandolo. Inizialmente l’accusa era omicidio doloso, poi rimodulato in preterintenzionale, in funzione anche della ricostruzione della dinamica che ha cagionato la morte del giovane Felice ricostruita dagli inquirenti.

Ovviamente non entriamo nei meriti giurisprudenziali. Pare ovvio, tuttavia, che oggi una madre e un padre e congiunti piangono la morte di un giovane, tra l’altro mai attore di precedenti atti contro cose e persone, e che l’esito giuridico in Primo Grado non appaga la loro sete di giustizia, dapprima illusa da una condanna esemplare poiché si sperava che fosse dolosa, poi rimodulata dal P.M. a 12 anni dopo il cambio di imputazione, infine stabilito a poco più di 10 anni, durante i quali tra condotta e cavilli legali potrebbe rivelarsi inferiore.

FOCUS:

- Non si ricorda un omicidio con la violenza. A un anno dalla morte di Felice Fischetti bruciato l’ingresso del suo omicida.
- Rettifica. L’ingresso bruciato abitazione omicida di Fischetti non è recente, bensì di un anno fa.
- Monte Sant’Angelo, assassinio Fischetti. «Questa è la verità». Lettera della mamma in ricordo del figlio.
- Monte Sant’Angelo, assassinio Fischetti. «Vi sarà giustizia? Finirà in carcere il tuo assassino?» Lettera della mamma in ricordo del figlio
- Monte Sant’Angelo, assassinio Fischetti. «Non ho avuto nessuna giustizia…solo 10 anni» il grido di dolore e rabbia della mamma.



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